Vivere è passare da uno spazio all’altro cercando di non farsi troppo male. (G. Perec, Specie di spazi, 1974)
In un articolo del The Guardian datato 17/09/2008[1], la giornalista Lucy Mangan tenta un’interpretazione di alcune fotografie, ritraenti i cosiddetti empty-deskers: yuppies americani che lasciano i loro uffici dopo il fallimento della loro ormai ex-azienda. Si tratta della Lehman Brothers, innesco della più virulenta crisi finanziaria globale dopo il collasso di Wall Street nel 1929.
‘Why so many smiles?’ si legge dalla fotografia di un ex-impiegato che sorride in camera. È una domanda che tradisce l’ambiguità di queste immagini, sospese tra la percezione della crisi imminente e la virtualità di momenti troppo particolari per essere capiti a pieno. Momenti inquieti: a metà tra reale e immaginato, tra un’indeterminabile big picture e istanti vissuti con deliberata e fittizia innocenza, seguendo la stessa contraddizione di quella crisi che, l’anno prima, era iniziata con l’emergenza abitativa e il crollo dei mutui subprime ad alto rischio, nell’intreccio tra realtà immobiliare e speculazione. In questo breve e parziale incipit emergono alcuni concetti – realtà, speculazione, abitazione – che permettono di inquadrare il territorio di senso di AFFITTASI LUMINOSISSIMO BILOCALE, mostra del collettivo Zeroscena (Elisa La Boria, Luka Bagnoli) e Silvia Francis Berry, a cura di spazioSERRA nella cornice di suMISURA, la stagione espositiva 2024 progettata dall’omonimo collettivo curatoriale che continua a esplorare il rapporto tra arte e progetto pubblico, mantenendo come centro focale l’ex-edicola ottagonale della stazione di Milano Lancetti.
Con AFFITTASI LUMINOSISSIMO BILOCALE, questa diventa proprio un appartamento. O meglio, il simulacro di esso, tanto reale quanto fittizio: ordinatamente scansionato immaginando una quotidianità fatta di letti, sedie, wc, cucina di cartone, tavolino-studio, armadio e nessun muro divisorio. A scandire il ritmo delle giornate sarebbero invece le linee nette di una planimetria che contorna questi oggetti, ne geometrizza la funzionalità facendo frizionare il suo linguaggio astratto con quello imperfetto delle cose, tutte recuperate da familiari o annunci online volti a liberarsi di queste escrescenze di vita quotidiana. Come loro, lo stesso bilocale di spazioSERRA sembra un’escrescenza: provocatoria protuberanza estetica estratta dal corpo della crisi relativa al mercato degli affitti, a Milano e in altre città italiane. Tra prezzi volatili e stanze non corrispondenti al loro valore di mercato, con speculazione e domanda crescenti che gravano su student* e precar*, lo scenario alimenta quel cortocircuito tra attrattività e diseguaglianza strutturale che la mostra mette in scena, mantenendone le coordinate di fondo. La seduzione della vetrina di spazioSERRA entra consapevolmente in attrito con la perturbante calma – giocosa e crudele – di uno spazio domestico immobile e goffamente grottesco, che silenziosamente espone il calcolo misurato di un abitare sballato e transitorio.
Dell’emergenza abitativa, la mostra estrae non tanto la cronaca quotidiana, quanto la grammatica sottesa, le coordinate sensibili di quel disagio abitativo evocato da cose che diventano segni di sé stesse: alfabeto concreto di uno spazio problematico, saturo. Nella loro riflessione critica, Alice Nagini e Laura Raccanelli si chiedono: «Che cosa fa, quindi, casa? Le persone che la abitano, il luogo in cui si vive o le cose che la compongono? E che cosa, invece, disfa, una casa?». Dal canto loro, l* artist* sembrano rispondere con le parole di George Perec, che in Specie di spazi (1974) scrive: «Lo spazio sembra essere, o più addomesticato, o più inoffensivo del tempo. […] Si ha sempre bisogno di conoscere l’ora […] ma non ci si chiede mai dove ci si trovi. Si crede di saperlo […] È evidente, certo – ma cosa non è evidente? Eppure, di tanto in tanto, bisognerebbe chiedersi dove si sia (arrivati) […]».
Chiedersi dove si è, ma in che modo? Installando un diorama in scala 1:1 della crisi abitativa, rendendo la transizione – insita nell’abitare contemporaneo – una domesticità da attraversare con ironia e sospetto. Emergono qui le ricerche di Zeroscena sulle potenzialità del gioco e del realismo magico (qui tradotto in fantasia indagatoria), così come il disegno di Silvia Francis Barry, che infonde nello spazio una gestualità infantile e di pragmatica ingenuità, mentre progetta i contorni planimetrici di questo scenario fittizio. Nei confronti della crisi attuale, la mostra si colloca in uno spazio leggermente sfasato. Sebbene in un contesto diverso, essa condivide la stessa ambiguità delle immagini degli empty-deskers a metà tra sorrisi e inquietudine, e intercetta un altrettanto insidioso tipo di instabilità abitativa. Il problema dell’abitare ritorna in tutta la sua urgenza. Zeroscena e Francis Barry rispondono con il loro bilocale -issimo (luminosissimo, ordinatissimo ecc.) indirizzando la questione verso dimensioni più capillari e complesse, per ricercare pratiche risolutive nell’interstizio tra crisi personale e collettiva.
[1] Articolo disponibile qui: https://www.theguardian.com/business/gallery/2008/sep/17/lehmanbrothers.creditcrunch
Info:
Zeroscena e Silvia Francis Berry. AFFITTASI LUMINOSISSIMO BILOCALE
A cura di spazioSERRA
15/02/2024 – 22/03/2024
spazioSERRA
Stazione Milano Lancetti – Viale Vincenzo Lancetti 43, Milano
https://www.spazioserra.org/it
Piermario De Angelis è nato a Pescara il 06/10/1997. Dopo aver conseguito la maturità scientifica si trasferisce a Milano per frequentare il corso di laurea triennale in Arti, Design e Spettacolo presso l’università IULM. Attualmente è studente al secondo anno del biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È contributor per ‘Juliet Art Magazine’ e ‘Kabul Magazine’. Nel 2021 co-fonda, insieme ad altri studenti e studentesse dell’Accademia di Brera, l’associazione culturale no profit Genealogie Del Futuro: realtà che affronta tematiche socio-politiche e ambientali tramite pratiche alternative di community building, attraverso uno sguardo artistico e curatoriale. La sua ricerca vuole essere un’esplorazione del potenziale critico dell’arte e delle immagini in relazione alle urgenze della contemporaneità.
NO COMMENT