È forse un malizioso segreto oppure un oscuro mistero quello che la protagonista di Girl with Candlestick (2023) sembra voler rivelare ai visitatori che oltrepassano la soglia del 9 rue de Castiglione, sede dello spazio parigino di Gagosian e ora teatro dell’ultima mostra personale, nonché la prima in Europa, di Anna Weyant (1995, Calgary, Canada).
Per il suo debutto oltreoceano da “solista”, intitolato The Guitar Man, l’artista canadese ha costruito un racconto visivo dal sapore fantastico e cupo, composto da un corpus di dipinti inediti di nature morte e ritratti femminili. Ancora una volta, Weyant porta in scena il mito della casa della bambola, ormai emblema della sua poetica pittorica. Adoperando un’estetica che oscilla tra il surreale e il fotorealismo, l’artista rilegge l’immagine della bambola per ripensare il periodo dell’adolescenza. Quella delicata e altresì affascinante fase in cui tutti i problemi vengono affrontati come fossero delle catastrofi irrisolvibili, come la fine di un amore durato appena poche settimane oppure l’esclusione da una festa importante. Di questa “crudele” età Weyant sottolinea la sfumatura tragicomica utilizzando un umorismo “dark” che mescola il penoso con l’affabile, il divertente con il triste, e il sogno con l’incubo. Con delicata ironia l’artista inserisce i personaggi in uno sfondo scenografico scuro, dove i corpi sensuali spiccano grazie alla palette tenue color seppia. Nelle sue storie le figure, come spesso accade nella vita reale, sono private del cosiddetto Happy Ending per un misterioso e severo finale proprio delle favole nordiche.
La fanciulla di Girl with Candlestick, infatti, potrebbe facilmente provenire da una qualche fiaba gotica contemporanea per adulti: il volto pallido e liscio di porcellana è incorniciato da una cascata di capelli biondo cenere, mentre il corpo opulento e sensuale è avvolto da un sottile lenzuolo bianco. Malgrado il buio pece che incombe minaccioso su di lei e la ciocca di capelli in fiamme, la giovane ostenta una serenità disarmante, inquieta e innaturale. Tale effetto è amplificato dal chiaroscuro che le conferisce un’espressione melodrammatica, quasi spettrale, che ricorda l’illuminazione cinematografica. L’uso teatrale della luce che ricorda i grandi maestri olandesi dell’età dell’oro, ritorna come una costante anche negli altri dipinti come in The Return of the Girls Next Door (2023), dove la luce attribuisce al corpo seminudo delle ragazze – la stessa triplicata – un aspetto scultoreo. L’artista a tal proposito dichiara: “Adoro quando una figura è quasi scultorea e il tuo occhio può muoversi attorno a questa”.
In House Exterior (2023), una casa apparentemente disabitata a tre piani in legno, Weyant sperimenta una forma di illuminazione espressiva trasversale creando un’aura claustrofobica, che a sua volta produce una forte tensione psicologica. Osservando il dipinto sembra di trovarsi davanti alla dimora di Norman Bates in Psycho (1960) di Alfred Hitchcock oppure all’abitazione delle sorelle Blackwood in We Have Always Lived in the Castle (1962) di Shirley Jackson. Tali similitudini non sono una mera coincidenza, per le sue opere Weyant si ispira, infatti, alle icone della cultura pop americana – Looney Tunes, famiglia Addams, Playboy e Cluedo – che mescola con riferimenti storici contemporanei.
Se la qualità e la rigorosità tecnica sono indiscutibili, il vocabolario iconografico di Weyant rivela una certa ripetitività dei soggetti, che si presentano alquanto monotoni nelle loro pose ed espressioni. Questa monotonia, tuttavia, consente di stabilire dei punti di accordo con alcuni artisti odierni quali John Currin, Will Cotton, Ewa Juszkiewicz e Lisa Yuskavage. Come quella dei suoi colleghi, l’estetica di Weyant possiede tutte le caratteristiche per farsi notare e amare dal grande pubblico oltre che dal mercato dell’arte internazionale, che sembra essere affamato di belle immagini rassicuranti.
Info:
Mariavittoria Pirera, classe 1995, ha una formazione storico-artistica conseguita con una laurea triennale in Storia dei Beni Culturali, profilo storico artistico, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e con una laurea magistrale in Storia e Conservazione dei beni artistici, storia dell’arte contemporanea, all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Vive e lavora a Milano.
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