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La collezionista Cynthia Penna parla di “Legacy: una storia di amore e di eredità culturale”

La mostra Legacy: una storia di amore e di eredità culturale, dal 15 aprile al 15 novembre 2024 all’Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento, a cura di Gabriella Esposito, ospita la collezione di Cynthia e Renato Penna ed è prova dell’amicizia che li lega a Mario Colonna, proprietario dell’albergo e noto per la sua capacità visionaria di creare molti anni fa questo luogo dedicato all’arte contemporanea.

Alex Couwenberg, “Untitled”, acrilico su tela, 100 x 100 cm, courtesy of ART1307

Emanuele Magri: Cynthia, ci può parlare di come è cominciata la sua avventura di collezionista?
Cynthia Penna: La storia è nata intorno alla fine degli anni Novanta, quando con mio marito Renato iniziammo a collezionare opere di arte contemporanea gettandoci del pari nello studio e nella scoperta di un mondo quasi sconosciuto ma magico e stimolante. Preciso che fino a quell’epoca ci eravamo orientati verso il collezionismo di opere di Futuristi Italiani e di Astrattismo Geometrico Italiano degli inizi del Novecento. La collezione di arte contemporanea è invece iniziata da un colpo di fulmine che entrambi abbiamo avuto agli inizi degli anni Duemila recandoci ad Arte Fiera Bologna: passeggiando per gli stand della fiera, all’improvviso avvistammo da lontano una piccola opera che sembrava avesse in sé inserita una luce al neon: una sorta di ferita di luce emergente dal buio. Ci avvicinammo per osservare meglio e rimanemmo folgorati non dall’elettricità, ma dalla scoperta che si trattava di un vero e proprio dipinto acrilico su tela. Quel fascio di luce sferzante che tagliava l’opera in due sezioni era formato da una progressione di colori dipinti con maniacale precisione, dal colore scurissimo al bianco quasi puro. Girammo l’angolo dello stand della Galleria Melesi che esponeva l’opera e nel lasso di tempo di due minuti la comprammo. La gallerista Sabina Melesi ci introdusse all’arte di Horatio Garcia Rossi e a tutta la storia della nascita del movimento cinetico in Europa intorno agli anni 1958/60 e ci mise in contatto con l’artista di cui poi siamo diventati amici fino alla sua morte avvenuta nel 2009. E così, in maniera anomala e alquanto stravagante, abbiamo iniziato una collezione di arte contemporanea di quello che viene considerato il più difficile e complesso movimento del Novecento, l’Arte Cinetica, astrusa per molti e di non immediata comprensione, ma per noi magica per le emozioni che ci ha donato.

Joe Davidson, “Untitled”, gesso bianco e oro, 250 x 90 cm, courtesy of ART1307

Vogliamo parlare in particolare della mostra?
La mostra si intitola Legacy: una storia di amore e di eredità culturale, perché è nata dall’affetto e dalla stima di Mario Colonna per noi, e quindi si tratta di un legame affettivo personale, ma anche di una specie di legato simbolico che vogliamo dedicare a coloro che da circa diciotto anni ci stanno seguendo nel percorso della nostra associazione culturale ART1307. La mostra è nata da un’idea di Mario, anche lui collezionista di arte contemporanea e proprietario dell’Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento, che l’anno scorso ci parlò della sua idea di organizzare una esposizione di parte della nostra collezione per celebrare tutto quello che in diciotto anni di attività abbiamo realizzato con la nostra associazione culturale. Per l’amico Mario quel che più lo intrigava era il fatto che non ci eravamo limitati a collezionare opere d’arte per il solo nostro piacere visivo e spirituale, ma avevamo voluto condividere questo piacere con un pubblico più vasto e mettere a disposizione le nostre capacità per aiutare gli artisti. Abbiamo trovato nel nostro archivio opere di sessantasette artisti che erano disponibili a Napoli e abbiamo chiesto alla giovane storica dell’arte Gabriella Esposito di curare questa esposizione di non facile allestimento ed estremamente variegata in termini stilistici e concettuali. Gabriella Esposito non è nuova a queste sfide perché ha collaborato con noi a diverse iniziative negli ultimi quattro anni, e quindi era la persona più adatta a interpretarci in maniera adeguata. È nata così questa avventura che ci vede tutti coinvolti in una celebrazione di amore ed eredità culturale.

Todd Williamson, “Untitled”, acrilico su tela, 100 x 100 cm, courtesy of ART1307

Ci può ora parlare di ART1307, istituzione culturale, realtà ibrida tra galleria d’arte e associazione culturale, residenza di artista, tra Napoli e Los Angeles? Come scoprite e come vi rapportate con gli artisti?
Nel 2005 gettammo le basi per quella che diventerà poi la nostra istituzione culturale, ma era solo un embrione di cui sentimmo l’esigenza perché l’accumulo passivo di opere per il nostro personale godimento non ci bastava più: volevamo fare di più per gli artisti. Nel 2006 iniziò l’avventura americana con una base a Los Angeles (città che frequentavamo periodicamente fin dagli anni Novanta) perché quella fucina immensa di arte era quasi del tutto sconosciuta in Italia, così come, viceversa, accadeva per i giovani talenti italiani. Fu così che nel 2007 nacque quel ponte tra Italia e California che ha prodotto e realizzato una connessione che sarebbe stata altrimenti elusa o almeno ritardata. Oggi posso affermare con orgoglio che l’avventura ci ha ripagati in termini di grandi soddisfazioni, ma devo aggiungere che l’amore per l’arte ci ha trascinati in un impegno quotidiano costante e continuo, operato tra continenti diversi, con fusi orari diversi e con la conoscenza di regole e leggi di Paesi diversi. La nostra è un’attività di ricerca, di relazioni e di studio: ci relazioniamo con anime molto variegate che non sono solo gli artisti, ma anche le Istituzioni pubbliche, quelle culturali come le Università e le scuole, o altre istituzioni private come la nostra; la difficoltà deriva dal fatto che non siamo presenti solo in Italia, ma anche negli USA e abbiamo relazioni anche con il Giappone. Metodologie diverse nell’affrontare problemi, approcci e soluzioni molto differenti rispetto alle varie situazioni anche di ordine pratico. Tutto questo ci arricchisce, ma richiede un impegno e una resilienza non indifferenti. La residenza d’artista che abbiamo fondato nel 2012 a Napoli è stata per noi un ulteriore passo per avvicinare tra loro gli artisti, le culture, per creare rapporti, ma soprattutto creare ponti tra quel che possiamo considerare “l’Altro, lo straniero” e il nostro territorio con la nostra cultura. La conoscenza dell’altro è fonte di connessione, quel che conosci diventa automaticamente in parte anche tuo, diventa parte del tuo mondo e pertanto non lo temi più, lo avvicini con animo libero e non preconcetto, ti spogli di paure inconsce e ingiustificate e l’altro non è più “altro da te”. Questo è un valore fondamentale che cerchiamo di realizzare con i nostri scambi internazionali. La scoperta degli artisti avviene a volte in maniera del tutto inaspettata attraverso la conoscenza diretta o l’introduzione da parte di altri artisti; oppure alle volte avviene curiosando e navigando sul web: non vi è una modalità specifica di accesso alla nostra associazione.

Andy Moses, “Untitled”, acrilico su tela, 60 x 90 cm, courtesy of ART1307

Progetti per il futuro?
Ce ne sono tanti in gestazione perché il cervello è sempre in attività e poi il bello di questo lavoro è che l’ispirazione per una nuova scoperta o una nuova avventura ti coglie all’improvviso: di notte quando non dormi, in viaggio, guardando un film o leggendo un libro; a volte capita che si accende la lampadina per una sola frase sentita per strada. Tra i progetti futuri c’è una mostra a settembre a San Pedro, vicino Los Angeles, per inaugurare il nuovo spazio di un amico artista che sarà incentrata su “Arte e Scienza: le interferenze e le connessioni” questo tema rientra in quello lanciato dal Getty Center per la grande kermesse di arte californiana denominata Pacific Standard Time in corso per alcuni mesi in tutta la California del Sud. Poi un grande progetto di fotografi internazionali su Napoli e per Napoli che speriamo di presentare in una istituzione pubblica in città l’anno prossimo. In corso di realizzazione, un workshop con artisti americani e italiani proprio all’Art Hotel Gran Paradiso previsto per novembre con curatori che verranno da Los Angeles e New York. Abbiamo pensato anche a un altro progetto sulla storia del cibo e le sue connessioni storiche con lo sfruttamento dei popoli. E tanto altro ancora perché tutto questo parte da un credo fondamentale che solo l’arte può elevare l’essere umano verso livelli spirituali e di conoscenza più vasti: in un momento storico come quello attuale che definire difficile sembra un mero eufemismo, noi ci aggrappiamo fortemente all’arte come a un’ancora che ci offre la capacità di visione aperta delle cose e del mondo: una visione che ci ripara e ci affranca dalla brutalità, dalla bassezza umana e dalla violenza. Perché come afferma il grande artista tedesco Gerhard Richter: «L’arte è l’ultima forma di speranza».

Info:

AA.VV. Legacy: una storia di amore e di eredità culturale
15/04 – 15/11/2024
A cura di Gabriella Esposito
Art Hotel Gran Paradiso
Via Catigliano 9, Sorrento (NA)
info@art1307.com


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