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La complessità dell’uomo e delle città nelle sculture di Marcello Silvestre

“Io non ho desideri né paure, – dichiarò il Kan, – e i miei sogni sono composti o dalla mente o dal caso. – Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette e le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”. Con quest’affermazione, Italo Calvino, nel testo “Le Città Invisibili”, rivela attraverso le parole di Marco Polo l’importanza che ogni città assume per ognuno di noi: uno spazio in cui perdersi e riflettere, uscire, rientrare, viaggiare, trovare, trovarsi, quasi fosse un sogno ad occhi aperti.

Le emozioni, i profumi, i sapori e i rumori di una città lasciano spazio alla costruzione di mondi onirici, dove ci si perde e ci si ritrova con il proprio inconscio che si rende visibile e si può manifestare anche attraverso un’opera d’arte. La città è stata infatti oggetto costante di elaborazione artistica, trasformazione e riformulazione estetica e molte opere d’arte sono nate grazie all’interazione con lo spazio pubblico.

Per Marcello Silvestre, l’Urban Art è riuscita a coniugare le sue due più grandi passioni, l’architettura e scultura, che sono diventate anche oggetto della sua professione: “Scolpisco corpi, gambe e braccia su cui faccio nascere torri e case, in un flusso continuo, in un intreccio di linee morbide, triangoli e spigoli. Ho sempre amato il modo di scrivere di Calvino, le Città Invisibili mi hanno accompagnato per tutti i miei anni universitari, grazie all’invito di uno dei miei professori di progettazione architettonica a leggerlo e rileggerlo”.

Innovativo e curioso Marcello è riuscito a dare forma alle sue visioni oniriche, realizzando una serie di sculture digitali in bronzo, “Le Città Invisibili”, nate dalla lettura del romanzo omonimo di Calvino. Le sue opere indagano il rapporto indissolubile tra uomo e città, come fosse un corpo unico che è difficile scindere.

“Le mie opere non hanno mai respirato materialmente la strada così come la tradizionale urban art vorrebbe, ma dalle strade e dalle città trovano linfa vitale. Si può parlare della città in molti modi, io lo faccio attraverso sogni onirici e materia che invecchia nel tempo come ogni pietra e ogni cuore fa ogni giorno”.

Questa percezione dell’unità tra l’uomo e la città viene data anche dalla tecnica digitale utilizzata nel procedimento di lavorazione. La tecnica innovativa di Marcello utilizza infatti dei software di modellazione 3D e in particolare Blender, un programma open source di immense potenzialità creative.“Nel laboratorio vi è poi l’uso della stampa 3D con l’impiego del materiale biodegradabile Pla, molto utile sia dal punto di vista ecologico che tecnico, in quanto riduce le imperfezioni e la stampa è più dettagliata. Il contatto con la materia e il lavoro manuale prende avvio poi con l’assemblaggio e la carteggiatura, dove si ha una finitura con strato di resina all’acqua atossica e trasparente. Da qui in poi ci sono due possibilità: o consegno il modello in fonderia per la fusione a cera persa come nel caso de Le città invisibili o procedo con una finitura a mano a pennello come nel caso del ciclo La Ruggine dei Sentimenti.

Il secondo progetto protagonista dell’esposizione di Espinasse 31, “La Ruggine dei Sentimenti” è un’indagine sui sentimenti e sulle inquietudini che nascono durante una crisi di un rapporto di coppia, dove la ruggine è simbolo di un malessere che oscurando il cuore, cela la verità e rivela lo scorrere del tempo. “Racconto momenti difficili solo con la tensione dei loro corpi e non con le espressioni o gli occhi delle facce senza volto. I corpi sono scolpiti con poligoni triangolari che si avvicinano, ruotano, si scompongono e ricompongono fino a formare corpi di uomini e donne, vittime delle incomprensioni, delle preoccupazioni, sostenuti dalla speranza e impauriti da un lungo addio”.

L’attenzione per il digitale riesce però a conservare anche l’anima tradizionale della scultura classica, prendendo Michelangelo e Rodin come maestri di riferimento. “Fare scultura ha da sempre significato dare materia alle idee. Idee che prendevano forma sotto lo scalpello di Michelangelo nei bianchi blocchi di marmo o sotto le sapienti mani di Rodin che plasmavano l’argilla. Anche se cambiano le tecniche, rimane sempre l’esigenza di raccontare qualcosa attraverso forma e materia, luci e ombre, pieni e vuoti”.

Da due anni Marcello collabora col brand Zegna progettando popup store e window creativity nel  mondo e attualmente è tra i finalisti del premio Arte 2018, in mostra al Palazzo Reale di Milano dal 16 al 21 ottobre. La sua arte viene percepita dal visitatore come una palestra di emozioni, dove ogni opera, viene considerata anche dall’artista stesso come un invito ad analizzarsi profondamente.

Annaida Mari

Città invisibili e La Ruggine dei Sentimenti in mostra da Espinasse 31 nella collettiva “Escapes”
2 ottobre – 2 dicembre

Marcello Silvestre, La Ruggine dei Sentimenti, 2017, installation view at Espinasse 31

Marcello Silvestre, La Ruggine dei Sentimenti, 2017, installation view at Espinasse 31

Marcello Silvestre, Città invisibili, 2018, installation view at Espinasse 31

Marcello Silvestre, Dorotea, 2018


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