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La corsa di Nicholas Polari da spazioSERRA

La corsa di Nicholas Polari da spazioSERRA

Se ci si soffermasse per qualche istante a delineare la geografia – fisica e umana – di una stazione ferroviaria, probabilmente l’esito sarebbe deludente. Troppo complesso l’intreccio di traiettorie; inafferrabile, nel tentativo di racchiuderla in una segnaletica fissa, la matassa di vite umane e di temporalità che in questo spazio si riconfigura di volta in volta in maniera differente. La geografia di una stazione è magmatica, cacofonica: una plasticità che il corpo attraversa non più come punto singolare ma, come direbbe l’antropologo inglese Tim Ingold, come linea, inevitabilmente avviluppata alle altre vite che transitano in questo spazio sempre incerto.

Nicholas Polari

Nicholas Polari, Dragon, installation view at spazioSERRA, 2023, courtesy spazioSERRA

L’impasse è nel verbo iniziale. Soffermarsi: come è possibile farlo in un posto dove tutto si muove? La stazione è una geografia lacunosa, un postoIMPOSSIBILE, com’è il titolo della stagione espositiva 2022/2023 di spazioSERRA: collettivo curatoriale e spazio espositivo no profit localizzato in un’edicola di vetro ottagonale nella stazione di Milano Lancetti, dove anche l’arte stessa si ramifica negli sguardi sempre in movimento dei passanti, inserendosi in questa complessa mappatura in divenire. Non tanto una contemplazione, quanto più un incontro, quello che accade nel momento in cui gli occhi sbattono accidentalmente su questo perimetro di vetro. È in questo ‘inciampo’ visivo, così strettamente a contatto con la frenesia quotidiana della metropoli, che la vocazione pubblica di tale spazio risiede nelle scintille che si vengono a creare: profonde e veloci collisioni estetiche che si muovono in corrispondenza con la sensibilità di chi, per un attimo o per qualche ora, si sofferma a guardare, continuando però poi la sua “corsa” che terminerà altrove. È un’esperienza in cui l’opera e l’occhio, il ritmo dell’arte e quello della vita, sono sempre colti in un movimento reciproco: una risonanza sfuggente e selvaggia che nel caso di Dragon, mostra personale di Nicholas Polari (Torino, 1993) visitabile fino all’1 marzo, si trasforma nell’eco di una corsa ben più antica, interiore ed esistenziale.

Nicholas Polari, Dragon, installation view at spazioSERRA, 2023, courtesy spazioSERRA

Polari lascia percepire questo transito senza inizio né fine incarnandolo nella figura del drago, evocato nel suo carattere ambiguo e abissale, come se l’atto di correre fosse in realtà sintomo di un’anima che da dentro sbuffa ricordando una belva in stato di quiescenza: correre, correre e performare, sempre più veloce, sempre più in silenzio. Il drago è una creatura eccessiva, incontrollabile, o forse la sua è solo una performance? Probabilmente entrambe le opzioni: in Dragon l’animale fantastico diventa proiezione immaginifica della macchina da rally, mezzo e simbolo di una competizione in cui ciò che conta, prima di tutto, è la velocità. Andare da A a B nel minor tempo possibile, con spazioSERRA che diventa abitacolo di questo dispositivo e insieme cornice di un tempo congelato, dove ognunǝ si scopre pilota e cavaliere.

Nicholas Polari, Dragon, 2023, photo Federico Ravassard

Con un rombo di motore che sembra ripetersi in eterno inizia un video in cui le immagini di una vera performance di rally, realizzate dall’interno della cabina che fagocita tutto lo schermo, lasciando in un fuoricampo impossibile l’ambiente circostante, si alternano a visioni del drago che recita il suo monologo, fermo in uno spazio in bilico tra il sintetico, l’organico e l’onirico. Il rombo di motore cadenza quindi la corsa del reale, mentre lo sbuffo del drago la dilata in un affanno interiore che allo stesso tempo inquieta e seduce, prescindendo da ogni itinerario morale. In Dragon corrono insieme anche la realtà e la finzione, senza lasciar capire dove finisca l’una e inizi l’altra: Nicholas Polari ne rende visibile l’interstizio, e così facendo trasforma spazioSERRA nell’abitacolo non solo della macchina, non solo del drago dell’anima, ma anche di una sensibilità estetica che accoglie senza giudizio il passante-cavaliere-corridore. Tre aspetti intrecciati in una turbolenza silenziosa dove A e B non esistono più: conta solo il movimento nel mezzo.

Nicholas Polari, Dragon, installation view at spazioSERRA, 2023, courtesy spazioSERRA

Si intuisce – la turbolenza – seguendo i contorni delle sculture realizzate in policarbonato compatto e poi cosparse di smalto lucido, sospese a mezza altezza quasi fossero embrioni di una carrozzeria scomposta e distante dal tempo lineare e cronometrato del video: matrici del motore della macchina e della vita. Si viene sedotti – dalla turbolenza – guardando poi la maschera del drago di un colore rosso fuoco, che incarna le parole del video, immobile come se fosse pronta a essere indossata da chiunque voglia provare. Si gira intorno – alla turbolenza – percorrendo infine il perimetro di vetro dello spazio espositivo, e leggendoci la mappatura della stazione Milano Lancetti – comprensibile solamente da fuori – scritta nel codice che nel rally il co-pilota utilizza per guidare il suo compagno che cavalca il drago: un linguaggio immediato e fatto di poche linee e parole, rapide come scintille, che nella gara anticipano lo spazio che si andrà a percorrere. È una questione di fiducia, quella tra il guidatore e il co-pilota, e se il primo è cavaliere il secondo veste i panni dell’indovino: la figura che, in questa storia di velocità, la strada la conosce già da prima, anche se durante la corsa non la vede mai, concentrato a leggere le sue profezie al compagno a cui si affida completamente. Forse è solo attraverso questo patto estremo che il cavaliere può riuscire a correre senza schiantarsi. Vivere insieme nello sbuffo del drago.

Nicholas Polari, Dragon, installation view at spazioSERRA, 2023, courtesy spazioSERRA

Ho chiesto al cavaliere perché corre e mi ha risposto che non lo sa. Dice che forse corre per non pensare”. Si legge così nel testo critico della mostra scritto da Ilaria Leonetti. Parole in cui si condensa lo spirito di Dragon: le sue verità e i vuoti che Polari lascia sottilmente intuire. Si corre, ma perché? Il drago pone una domanda complessa e paradossale: può una performance sportiva diventare metafora di una performance dell’esistenza?

Info:

Nicholas Polari. Dragon
A cura di spazioSERRA
25/01/2023 – 01/03/2023
spazioSERRA
Stazione Milano Lancetti – Viale Vincenzo Lancetti 43, Milano
www.spazioserra.org


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