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La Maschera del Tempo alla Fondazione Giorgio Cini...

La Maschera del Tempo alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia

Alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia si devono tanti progetti di cultura e ricerca a 360°, in città e non solo, sin dagli anni della sua istituzione. Con il progetto La Maschera del Tempo, la Fondazione ha aperto le sue porte alla sperimentazione digitale per la prima volta, con un risultato straordinario.

Scena uno.

Mi ritrovo, in un giorno di pioggia, sull’isola di San Giorgio Maggiore e attendo diligentemente di poter visitare il nuovo progetto promosso dalla Fondazione Cini. Storicamente, è una delle fondazioni tra le più coinvolte in tutto ciò che riguarda la città e il suo tessuto: dal teatro alle arti performative, alle arti visive, questo luogo è un simbolo culturale che ci invidiano in molti.

Scena due.

Mentre attendo, voglio farmi un giro in isola e, oltre a vedere le mostre aperte al pubblico, incontro il curatore del progetto La Maschera del Tempo, Ennio Bianco. Ennio mi racconta come è nata l’idea e come è stata realizzata. Dalle sue parole si evince una grande aspettativa per il notevole lavoro e soprattutto uno sguardo proiettato al futuro che, inevitabilmente, porterà sempre più artisti a cimentarsi e a usare la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale nel loro processo creativo. Il suo racconto mi incuriosisce parecchio, e lo termina ponendomi una domanda: «Hai mai chiesto a un algoritmo di creare un’opera in base a una parola o a un soggetto?» Lui non solo l’ha fatto, ma il risultato è qualcosa di surreale.

Scena tre.

Mi ritrovo davanti al Teatro Verde della Fondazione Cini. Voluto da Vittorio Cini e inaugurato nel 1954, lanfiteatro ad opera dellarchitetto Luigi Vietti (1903-1998) ha segnato la scena culturale veneziana sin dalla sua apertura, ospitando eccezionali rappresentazioni d’arte performativa. Definito dallattrice Katharine Hepburn il «teatro più bello del mondo», il Teatro Verde è così chiamato per le siepi di ligustro collocate sugli schienali delle sedute in pietra. Questo luogo è impregnato di storia, vi si sono svolte non solo kermesse teatrali basate su opere di Goldoni, ma anche episodi della Biennale Teatro: da questo luogo sono passati, negli anni, diversi artisti nazionali e internazionali, e l’aria che si respira è quella della cultura, quella eterna. Il Teatro ha riaperto da poco le porte al pubblico e non potrebbe essere che una notizia positiva per tutti.

Scena quattro.

Sono all’interno del grande salone della Fondazione Cini e attendo in una stanza gremita di addetti ai lavori, studenti e studiosi, la prima di quest’opera che già si prospetta interessante. Dopo una veloce presentazione da parte della responsabile della Fondazione, le luci si spengono e, proprio come a teatro, inizia lo spettacolo. Un immenso schermo bianco e il lavoro digitale si palesano. Il racconto immaginifico prende vita in quattro atti, tra la Storia, gli Spettacoli, il Presente, il Futuro del Teatro Verde, ripercorrendo le vicende dei teatri di verzura, lepoca doro dellanfiteatro, il dialogo con la Natura, dominata e dominante, forza creatrice che concorre alla nuova vita del Teatro.

Ne La Maschera del Tempo il Teatro Verde rivive, con la sua architettura e la sua storia, popolato da avatar iperrealistici realizzati creativamente attraverso luso dei più recenti software di animazione 3D ed elaborazione testuale, combinati con il sound design di Maurizio Martuscello, in arte Martux_m, trasformati in interpreti delle grandi opere che ne hanno fatto la storia. Esseri «Umani-Digitali» fotorealistici sono immersi tra scenografie reali e ambientazioni oniriche in un mondo fantascientifico e postumano, tra finzione e rappresentazione, dove a respirare e fiorire sono la Natura e lArte.

Scena Cinque.

Al termine della proiezione, oltre agli applausi di rito, la sensazione è che quest’opera sia qualcosa di straordinario. In tutta la sua durata è palese l’attenzione ai dettagli e al racconto appassionato di una storia che ha un significato esteso in diverse direzioni, che combina l’onirico con una scenografia magnifica come quella del Teatro Verde. Esco dalla Fondazione con l’impressione di aver assistito alla prima di una serie di progetti futuri di cui si tornerà a parlare, o almeno questa è la mia sensazione. Rimango a guardare Venezia con la domanda del curatore in testa, a cui rispondo: «No, non ho mai chiesto prima d’ora a un algoritmo di creare un’opera in base a una parola o a un soggetto ma adesso vorrei chiedergli: come vedi Venezia tra cent’anni?».

Fine.

Francesco Liggieri

Info:

Fondazione Giorgio Cini Onlus
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

Bullhead, courtesy: Mattia Casalegno Studio

La Maschera del Tempo, spalti, courtesy: Mattia Casalegno Studio

La Maschera del Tempo, still video, courtesy: Mattia Casalegno Studio

La Maschera del Tempo, still video, courtesy: Mattia Casalegno Studio

Il Teatro Verde della Fondazione Giorgio Cini, courtesy Fondazione Giorgio Cini


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