Dopo l’assalto al Campidoglio statunitense, la Banana di Maurizio Cattelan, Comedian, che tanto ha stupito per la sua verve di bizzarria e una elevata dose di inverosimile assurdità – presentata ad Art Basel Miami nel 2019 – risuona come una simbolica premonizione della perdita di ogni certezza: dell’arte, della democrazia e dei poteri istituzionali. A partire dagli Stati Uniti d’America per arrivare all’Europa e a tutto l’Occidente. Che poi la parola democrazia cozza un po’ con le consonanti U.S.A e annesse armi nucleari, le cui particelle non hanno nulla in comune con i testi delle canzoni dei Pinguini Tattici Nucleari, è cosa ben nota.
In questa tempesta di ormoni trumpiani mossi dal delirio di onnipotenza tattica nucleare viene a galla, presuntuosamente, l’immagine di quel normalissimo frutto giallo appeso con lo scotch e poi mangiato da David Datuna (dopo essere stato venduto per centoventimila dollari) nel corso della sua performance Hungry Artist. Il performer è stato fotografato e ripreso durante questa azione, dimostrando una forma di ingordigia mediatica nel farsi riprendere mentre mastica appunto centoventimila dollari. Anche se qui la questione non è su un ipotetico disturbo alimentare, ma piuttosto su un probabile disturbo esistenziale del mercato dell’arte e di una parte del mondo.
E, a quanto pare, secondo la profezia della banana è lo scotch a reggere la tenuta del nostro mondo appeso, sospeso, ma followerizzato e selfizzato con i valori occidentali che, invece di abusare del mantra “Om”, preferiscono farsi abusare dal mantra “Tik Tok” – made in Asia – per veicolare appunto immagini coreografiche e sonore di tante banane appese. Poi, certamente, quando si parla di Cattelan, spicca sempre la sua incredibile catena di DNA in grado di proporre, al mercato dell’arte, qualsiasi cosa – che neanche Aladino potrebbe concorrere – e avere sempre un sicuro acquirente collezionista, roditore, che sarebbe pure disposto ad accaparrarsi anche la sua saliva, magari da congelare per poi rivenderla a cifre esorbitanti.
Anche perché se l’Occidente resta appeso, come una banana, non vedo il motivo di non considerare una certa fluidità insalivata che ci connette con le nostre funzioni vitali. Nella perdita di ogni certezza, a ognuno il suo sputo e la sua deriva. No, pardon! La sua saliva.
Non stupisce quindi neanche la dichiarazione dell’ex Presidente George W. Bush – che mai avrei pensato di citare – che ha commentato i fatti accaduti al Campidoglio statunitense come “scene disgustose da Repubblica delle banane”. Non può che ritornare alla mente la visione della banana di Cattelan dai frastuoni dimenticati di Miami del 2019, ovvero quel frutto dove non c’è la dimensione dell’arte.
Ma non è più importante fare luce su questo aspetto perché la storia che stiamo vivendo è già una drammatica commedia dove al momento l’arte stessa è uscita di scena. C’è solo il collante dello scotch a sorreggere, precariamente, ciò che resta del mondo. Dell’arte, infatti, neanche l’ombra.
Cattelan, però, ci aveva avvisati – a modo suo – ma non è stato capito fino in fondo. Non è una banana da mangiare, non è il frutto dove scivola l’arte ma è di più. È ciò che resta della fragilità del nostro mondo. Racconta la precarietà del tempo dove gli dei sono caduti. Non c’è più posto neanche per l’immaginario della mela di Eva. Non c’è più nessun giardino dell’Eden. Nessuna poesia. Nessuna forma di etica. C’è solo una banana che annuncia che tutto può succedere. E lì davanti ci siamo noi. Con la tenuta del nostro scotch e il nostro smartphone che non possono avere lunga durata.
Nilla Zaira D’Urso
Maurizio Cattelan, Comedian (2019) – in mostra allo stand di Perrotin ad Art Basel Miami Beach 2019
Il Senato Usa. Foto di Steven Nelson / Twitter
MIAMI BEACH, FL – DECEMBER 06: People post in front of Maurizio Cattelan’s “Comedian” presented by Perrotin Gallery and on view at Art Basel Miami 2019 at Miami Beach Convention Center on December 6, 2019 in Miami Beach, Florida. Two of the three editions of the piece, which feature a banana duct-taped to a wall, have reportedly sold for $120,000. (Photo by Cindy Ord/Getty Images)
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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