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La scena artistica contemporanea in Serbia

La scena artistica contemporanea in Serbia

Alla fine degli anni ‘80, a livello mondiale, ci fu una crescente consapevolezza dell’idea di globalizzazione, iniziata simbolicamente con la caduta del muro di Berlino, nel 1989. Tuttavia, nella regione serba, la situazione procedette in direzione opposta: mentre muri reali e immaginari stavano crollando in Europa, nell’ex stato jugoslavo erano in procinto di essere eretti, così invece della globalizzazione, i Balcani affrontarono una improvvisa frantumazione. Gruppi minoritari, fisici e mentali, costrinsero al quasi completo isolamento della società, alla ghettizzazione della cultura e alla marginalizzazione dell’arte.

In risposta alla guerra e alla crisi di tutti i valori (morali, culturali, umani) precedenti, alcuni artisti postmoderni iniziarono azioni basate sull’idea di protesta e critica della realtà mentre altri “presero le distanze”, cioè continuarono con il loro consueto lavoro, quindi le opere d’arte di quel periodo non riflettono sempre i tempi sfortunati e lo spazio ristretto in cui furono costretti a emergere. A mio avviso, tali azioni, come una forma di deflessione dalla realtà, erano parte della rivolta, ma incapaci di riflettere un atteggiamento “antagonista”, e dediti soprattutto alla creazione passiva di un microcosmo personale nel tentativo di preservare l’integrità e l’autonomia dell’arte per tempi migliori. È significativo notare che entrambe queste forme di protesta mantengono la tendenza verso i criteri di arte di alto profilo come sua caratteristica dominante.

Il cambio di potere politico, nel 2000, portò un nuovo ribaltamento della scena artistica, ma ha anche introdotto il capitalismo neo-liberale che considera l’arte al pari di un’industria e l’opera d’arte principalmente come una merce il cui valore è determinato esclusivamente dal mercato; pertanto, l’arte dovrebbe trovare la sua nuova collocazione all’interno delle cosiddette “industrie creative”.

Oggi, nella ben nota polarizzazione della società serba, ci sono ancora due corsi: uno derivato dal patrimonio degli anni ‘80 (apertura, orientamento europeo e mondiale), e il secondo basato sul retaggio degli anni ‘90 (tradizionalismo, nazionalismo, kitsch come corrente di pensiero). Troppo affermata per essere un’alternativa, troppo numerosa per essere una sottocultura, gli artisti postmoderni nel simulacro della normalità di oggi rimangono fedeli a sé stessi e si posizionano in relazione alla nuova arte impegnata.

Fornisco alcuni esempi tratti dalla mostra “80s & 90s Today – The Rhythm Divine”, Galerija SLU, Niš.

La Deaf Room di Perica Donkov, di formato monumentale, è un lavoro estremamente emozionante. Nella stanza sorda, non ci sono suoni se non quelli vitali di una persona: battiti del cuore, respiro, “suono” di pensieri assorbiti dalle pareti della stanza. La stanza sorda rappresenta l’area dell’assoluto isolamento. Il ritmo visivo rappresenta la lentezza, l’immutabilità e il ritmo concettuale descrive riflessioni, contemplazioni e, soprattutto, emozioni. Il lavoro è caratterizzato da un approccio minimalista e concettuale e dalla completa astrazione – una colorazione ridotta, pessimistica (grigio, nero), linee orizzontali e superfici – suggerisce una recinzione o un bordo.

Le foto scure, quasi in bianco e nero con rari accenti di luce e colore, danno molta forza all’installazione di Nina Todorović Defensive Structures Underground. Pur conservando il loro carattere documentario, le fotografie esprimono innanzitutto l’aspetto emotivo del confronto intimo con la paura degli “altri”. L’oscura atmosfera dell’alienazione è presente negli spazi sotterranei articolati da elementi architettonici (pilastri di cemento e recinti di filo spinato come gabbie) che l’autrice inquadra in modo preciso e analitico. Il motivo della recinzione cablata è presente in quasi tutte le fotografie: anche quando c’è uno spazio vuoto al centro della composizione, sono da qualche parte intorno, si profilano dai lati, o sentiamo che sono nascoste nell’oscurità. Queste non sono solo le “nostre” gabbie, ma anche le gabbie di “altri”, poste l’una accanto all’altra. Il lavoro irradia il silenzio – non c’è comunicazione e ogni uomo è un’isola.

Il fregio Water di Marija Dragojlović presenta cinque foto sulle quali l’artista è intervenuta con il colore, imprimendo una nota personale, una parte dei suoi ricordi ed emozioni nel suo lavoro fotografico. La rappresentazione del mare e delle increspature che colpiscono le pietre bianche del canale veneziano risveglia in noi il senso di intimità, l’atmosfera della memoria, l’evocazione di esperienze personali, il ritmo di pensieri ed emozioni travolgenti.

Il lavoro Dual Activ di Srđan Apostolović, creato combinando assieme due tappeti di preghiera, rappresenta una combinazione di logica concettuale e ready-made. Il ritmo schematico della tessitura, la frammentazione dell’intervento artistico, la scoperta e copertura, la sequenza dei colori, creano un puzzle concettuale giocoso ed elegante, una specie di personalizzazione inaspettata.

L’installazione di Vladimir e Milica Perić intitolata Salt of the Earth è un aggiornamento concettuale del loro lavoro Kleine Garten (Small Garden). Dopo aver raccolto gli stessi dettagli, uno per ogni trentasette diverse fotografie che mostrano recinzioni di un villaggio austriaco e la vegetazione dietro e di fronte a loro, altri trentasette modelli caleidoscopici (“piccoli giardini” di forma esagonale) vengono creati per ricevere un nuova vita. Il ritmo visivo definisce l’espansione radiale degli schemi con recinti e vegetazione nei centri esagonali e la continuazione concettuale della crescita e della nuova vita che si verificano nei vasi con la terra al di sotto di essi. I piccoli giardini artificiali creano un’allusione alla vita “plastica” nell’era post-umanistica, mentre i processi naturali della formazione di muffe e batteri nella e sulla terra nelle giare ci riportano agli inizi della vita sulla terra. Le mini-installazioni (piccoli giardini su un vaso pieno di terra) si comportano senz’altro come unità separate, ma insieme formano un corpo unico di piante diverse.

arte contemporanea SerbiaMarija Dragojlović, Water 1-5, 2015, photos digitally printed on aquarelle paper, dry pastel, colour pencils, (5x) 79×120,5 cm, courtesy of the author and ART-ZOOM

Nina Todorović, Defensive Structures Underground (001, 004, 009, 011, 012, 014, 015, 023 i 024,) 2009-13, Lambda print, (9x) 100×56 cm, courtesy of the author and ART-ZOOM

Perica Donkov, Deaf Room – pressure, 2019, acryl on sackcloth, 350 x 320 cm, courtesy of the author and ART-ZOOM

Srđan Apostolović, Dual Activ, 2016, wood, textile, (2x) 67x124x75 cm, courtesy of the author and ART-ZOOM

Vladimir i Milica Perić, Salt of the Earth, 2017, installation, digital print on plastic, 37 jars containing soil; in total 37 elements (single element dimension: 25×29 cm), variable dimension. Courtesy of the authors and ART-ZOOM


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