La scena dell’arte è il primo progetto diffuso di arte contemporanea realizzato nei dintorni del Lago di Como, connettendo tra loro le due sponde storicamente diverse: una è quella del turismo internazionale e l’altra è il cuore manifatturiero. Il progetto, ideato e prodotto dall’associazione culturale ArchiViVitali, inaugura la collaborazione con Villa Carlotta, prologo di futuri e interessanti sviluppi.
Il progetto La scena dell’arte è stato strutturato secondo due modalità diverse ma complementari, per cui da una parte del lago, a Bellano, presso lo Spazio Circolo troviamo la collettiva Straniamenti, con venticinque artisti, e dall’altra, a Villa Carlotta, vi è Il teatro segreto con due soli artisti: Antonio Marras e Ferdinando Bruni, che reinterpretano gli spazi della villa dove si incontrano alcune meravigliose opere di Canova, Thorvaldsen, Appiani, Hayez, Perugino, e così via.
A Bellano, presso lo Spazio Circolo, si è accolti da una serie di sipari, elementi scenici che portano alla “maschera” di sala di Paolo Ventura pronta ad accoglierci e poi a richiudersi nella sua valigia, fino a entrare nella sala dove la prima cosa che balza all’occhio è una grande sagoma rossa sospesa disegnata da Emilio Tadini nel 2000.
In questa particolare situazione, finzione scenica e narrazione teatrale è, da una sedia-finestra, guardare una Stelladel 2021 o una Lunaluminosissima del 2022 caduta per terra o una Pesca di stelle del 2018 di Marcello Chiarenza; è un Bustino di gabbia realizzato per L’Ambleto di Giovanni Testori del 1973,o la struttura di un Cavallo da indossare del 1990 di Gian Maurizio Fercioni. È anche la maschera di Tiresiaper Edipo Tirannodi Sofocle del 1993 di Matteo Soltanto, o la Maschera di Minotauro molto africana di Mimmo Paladino del 2019 o, ancora, di Matteo Soltanto, il bozzetto Prigione,1990, per Alta sorveglianzadi Jean Jenet, così come il Cuore del teatrobozzetto del 2018 di Giosetta Fioroni, o l’acquarello e matita su carta di Nicola Benois, Studi dei costumi per la “Perséphone” di Stravinskij del 1965, Le ore del giorno e della notte, 1955. E, infine, i lavori di Armin Linke, Pier Luigi Pizzi, Maria Spazzi, Claudia Losi, Francesca Montinaro, Luigi Mainolfi, Fabrizio Plessi, Sottsass…
Villa Carlotta è già di persé stessa tutta un riferimento al teatro in quanto il Duca Giorgio II di Sassonia-Meiningen era amante delle arti sceniche dedicandosi per tutta la vita al teatro, sia nelle stanze del secondo piano, negli arredi dello studio, nella splendida Sala delle Vedute, sia nel giardino, con i suoi scorci e le rare specie botaniche. Qui Ferdinando Bruni e Antonio Marras dialogano l’uno con opere pittoriche a parete e l’altro al centro della sala sui tavoli con una serie di oggetti e manichini da una parte, e dall’altra, paraventi che riportano scarti di stoffe stirate. Ferdinando Bruni propone dieci grandi inediti dipinti del ciclo The sweet derision of the crow con citazioni varie tra cui un proverbio spagnolo “Alleva corvi e ti beccheranno gli occhi”, come nel film di Saura, del 1976, Cría Cuervos.
Le inquietanti tele rosse di Bruni riportano situazioni e figure mostruose che guardano i tavoli di Antonio Marras, pieni di oggetti che fanno parte della sua memoria e di manichini che rimandano a corpi delle regine e delle principesse che frequentavano questi spazi. Il tutto secondo il suo stile che avevamo già avuto modo di apprezzare nella ricchissima mostra alla Triennale qualche anno fa.
Emanuele Magri
Info:
AA.VV., La scena dell’arte
a cura di Velasco Vitali
02/07/2022 – 06/11/2022
In collaborazione con ArchiViVitali e Villa Carlotta
Villa Carlotta, via Regina 2, 22016 Tramezzina, Tramezzo, Como
Spazio Circolo, via Alessandro Manzoni 50, 23822 Bellano, Lecco
https://www.villacarlotta.it
https://archivivitali.org/
Nicola Benois, Studi dei costumi per la “Perséphone” di Stravinskij del 1965, Le ore del giorno e della notte, 1955, acquarello e matita su carta, 25 x 35,5 cm, courtesy ArchiViVitali
Ferdinando Bruni, acquerello su carta, 21 x 29,7 cm, courtesy ArchiViVitali
Emanuele Magri insegna Storia dell’Arte a Milano. Dal 2007 scrive dall’estero per Juliet art Magazine. Dagli anni settanta si occupa di scrittura e arti visive. Ha creato mondi tassonomicamente definiti, nei quali sperimenta l’autoreferenzialità del linguaggio, come “La Setta delle S’arte” nella quale i vestiti rituali sono fatti partendo da parole con più significati, il “Trattato di artologia genetica” in cui si configura una serie di piante ottenute da innesti di organi umani, di occhi, mani, bocche, ecc, e il progetto “Fandonia” una città in cui tutto è doppio e ibrido.
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