Parlare di scultura oggi nell’ambito della scena romana e italiana, significa parlare, tra gli altri, di Isabella Nurigiani e parlare di Isabella Nurigiani significa parlare di ‘scultura emozionale’. Nata a Roma negli anni ’60, figlia d’arte di una famiglia di musicisti, Isabella ha saputo votare il suo estro e la sua vocazione artistica alla scultura, diplomandosi all’Accademia di Belle Arti di Roma. Oggi si divide tra il suo atelier romano e la bottega artigiana di Pietrasanta in Toscana.
La sua ricerca materica ha seguito un iter evolutivo: dal cartoncino, materiale tanto imprevedibile e immediato quanto ‘controllabile’, alla plastica, alla stoffa, al plexiglas, al vetro, fino alla sfida del marmo, del bronzo e del ferro, materia tanto amata e che forse più la rappresenta. La sua arte non rinnega la miglior formazione accademica ma, al contempo, pregna ogni opera di densità emotiva svincolandola da qualsiasi mero accademismo.
Le forme fluide vibrano in equilibrio tra tensione e abbandono, attraversate da un flusso di energia continua in rapporto dialettico con lo spazio interno ed esterno. Silenziosi moti fluidi di piani, di linee, di volumi e di chiaroscuri, sviluppano un’armonia ritmica e musicale emulando lo stesso ritmo del corpo umano. Pieni e vuoti, luci e ombre, giocano e si compenetrano in un dialogo costante tra percezione emotiva e sfera sensoriale della materia. Per Isabella ogni materiale ha emozioni e sensi, vive di una vita propria che, scalpellata dopo scalpellata, si libera dal guscio grezzo e primordiale per rivelare con immediatezza la forma pura di un pensiero, di un’emozione.
L’atto di scolpire per lei è un appuntamento quotidiano, un rito che scatena il sentimento, l’intuizione e l’empatia per le cose del mondo e ciò che di metafisico le trascende.
È l’urgenza di tradurre in forma un pensiero prima ancora che possa essere contaminato da qualsiasi struttura mentale o condizionamento. Ogni pezzo è unico e irripetibile proprio come la vita, mai uguale a sé stessa ma sempre nuova e in costante divenire.
L’amore, l’interesse e il rapporto di profondo rispetto e partecipazione che l’artista ha con l’ambiente circostante si manifesta nella sua opera, dopo uno studio e una sperimentazione costante sui materiali naturali primordiali, svelando gli archetipi su cui si regge il mondo contemporaneo. Isabella attinge dalla terra e alla terra restituisce. È il caso di “Il Bosco”.
Alberi in ferro con rami in onice, straniano lo spettatore per portarlo ad un livello di coscienza più elevato verso una realtà rimodellata sotto una luce diversa. Il ferro, che dalla terra viene, sfruttato nella realtà di forme artificiali, alla terra ritorna trasformato nel suo archetipo naturale di appartenenza, quasi come per trasmutazione alchemica. Si apre così uno scenario di profonda meditazione su quella che è la relazione tra l’uomo e gli elementi primari e terreni.
L’artista lavora con materiali che hanno una duplice valenza, tanto naturale quanto culturale. Le sue opere fondono natura e artificio, mettendo in contatto l’uomo con ciò che vive e che gli è più familiare. Ragionare non tanto sulla materia ma su sentimenti, sensualità e vita degli elementi naturali non è impresa da poco. E Isabella lo fa in maniera spontanea, senza pretese e con delicatezza. È a questo punto che la sua scultura si trasforma in stato d’animo, in un qualcosa di invisibile ma di tanto tangibile da essere percepito attraverso i sensi. Dal materiale e organico si giunge allo spirituale attraverso la rivelazione di una quintessenza primigenia.
Le forme pure e poetiche della Nurigiani divengono pathos, dal più ludico al più tragico, da vivere, toccare, percepire senza paura di violarle, romperle o creparle perché sono vita e la vita segue il suo naturale processo, chiedendo solo di essere vissuta. La scultrice, a metà strada tra l’artigiano Homo Faber e l’odierno artistar, compie la sua operazione-rituale ‘risvegliando’ la metafisica della materia. Guardando alla ricerca di Richard Serra, di Fausto Melotti, di Brancusi, di Costantino Nivola e alle forme grezze e stilizzate di Giacometti, Isabella parte dalla natura e dagli archetipi per creare Totem contemporanei, unici nel loro genere, capaci di interagire con lo spazio e con i sensi di chi osserva, inducendo una profonda catarsi che si compie nel ruolo naturale, umano e sociale dell’arte.
Arianna Olivari
Info:
Isabella Nurigiani, Senza Titolo – Operabosco 2007 (Calacata), pietra, 2007
Isabella Nurigiani, Leggermente, 45 x 55 x 30 cm, marmo statuario, 2019
Isabella Nurigiani, Il bosco, 1 elemento Ligustro e Ferro / 2 elementi Ligustro e Onice, 2020
Arianna Olivari (Roma, 1992), ha conseguito una laurea triennale in Beni Culturali presso l’Università di Roma Tre con una tesi di filosofia dell’arte incentrata su Fidia e Michelangelo. Nel 2020 (marzo) si è specializzata in storia dell’arte contemporanea, presso il medesimo ateneo, presentando una tesi sull’arte digitale di Fabrizio Plessi e i Nuovi Media del contemporaneo. Attualmente vive e lavora a Roma.
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