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La vita segreta delle cose. Roberto Fassone in mos...

La vita segreta delle cose. Roberto Fassone in mostra a Palazzo Collicola

“Immagina”. Questo l’incipit di tutte le didascalie che accompagnano i lavori di Roberto Fassone in mostra a Palazzo Collicola. “Immagina surfisti e surfiste che pensano alle origini dell’universo in riva all’Oceano Pacifico”; “Immagina un ragazzo al campetto di Senigallia una sera d’estate”; “Immagina un gruppo di collezionisti che si raduna per giocare a un gioco” e così via. Quello che l’artista ci chiede di immaginare, però, sta davanti ai nostri occhi. La contraddizione, la possibilità paradossale di affermare e contemporaneamente negare qualcosa, attraversa la totalità di Concerto, prima personale di Fassone in un’istituzione pubblica.

Roberto Fassone, “Concerto. L’origine dell’universo”, 2018. Stampa a getto d’inchiostro su alluminio, 24 x 41.8 x 4,5 cm ognuna (fotografie di Riccardo Banfi). Veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2024. Foto di Giuliano Vaccai, courtesy l’artista e Fanta-MLN, Milano

L’invito all’immaginazione nei testi di sala è sintomo di un atteggiamento del tutto peculiare che scandisce la mostra e, più in generale, la poetica dell’artista. Da un lato vi si legge l’approccio totalizzante al momento espositivo, non mera successione di opere confinate nella loro dimensione temporale ma esperienza vitale (un concerto appunto), tesa a coinvolgere direttamente il pubblico, interpellato in seconda persona. Dall’altro se ne evince quella confusione fra mondo delle cose e mondo dello spirito, fra verità e finzione, astratto e concreto, così lontana dalla rigidità classificatoria del pensiero razionalista e così vicina invece alle logiche del realismo magico a cui Fassone sembra guardare con insistenza. Addentrarsi nei misteri dell’immaginario e nella vita segreta delle cose è per l’artista un modo di sfidare l’ignoto, di squarciare i veli del fenomenico proiettandosi oltre i limiti della percezione.

Roberto Fassone, “Concerto. Ball Don’t Lie”, 2015-2017. Video, colore, suono 16’; “Concerto. Rebel Rebel”, 2016 – in corso. Dimensioni variabili. Veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2024. Foto di Giuliano Vaccai, courtesy l’artista e Fanta-MLN, Milano

Ne è segno evidente “Ball Don’t Lie” (2015-2017), azione continua ripresa da una telecamera fissa e riprodotta tale e quale in mostra, in cui l’artista affida il proprio destino a una palla da basket. È l’esito del tentativo di centrare il canestro a dare una risposta, affermativa o negativa, alle domande che assillano l’artista. “Immagina di non avere risposte dentro e cercarle fuori”: così Fassone descrive il desiderio atavico di incalzare il futuro e affacciarsi prima del tempo sulla soglia dell’avvenire. Quest’estrema fiducia nel valore del caso, del fato, a cui sono assegnate qualità significanti, ritorna in “Ombretta Marie” (2024), un tavolo da biliardo incantato, sul cui piano di posa si gioca la possibilità di un’inversione di rotta. Una placca in ottone accanto a una delle buche angolari recita: “ogni volta che la bilia cade in questa buca una persona cambia direzione”.

Roberto Fassone, “Concerto. Charades”, 2016. Video, colore, suono, 20’; stampa fotografica, 70 x 100 cm (fotografia di Riccardo Banfi). Veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2024. Collezione privata. Fotografia di Giuliano Vaccai, courtesy l’artista e Fanta-MLN, Milano

È di nuovo all’universo del gioco che Fassone si rivolge per sviscerare le contraddizioni del sistema entro cui si muove: lo fa con un atteggiamento scevro da ogni solennità, schietto, una provocazione divertita, mai boriosa. È il caso di “Charades” (2016), un gioco dei mimi in cui un gruppo di collezionisti si sfida a indovinare le opere d’arte imitate dall’artista: chi vince si porta a casa il video e la documentazione fotografica dell’azione, con relativa autentica. Il solenne è trascinato nel futile, l’arte nel passatempo: non ne esce indenne il collezionismo d’arte, indotto a denunciare il suo carattere tacitamente competitivo, né i lavori mimati, ridotti a gestualità necessariamente stereotipate. La riflessione sul linguaggio e sulle convenzioni che regolano il sistema dell’arte ritorna in “Concerto. La notte scende sul Mar Rosso; Il tramonto sul Mar Nero; Bussola; Un quadrato e due Rettangoli” (2020), in cui una stampa di un metro per un metro si divide in due metà cromatiche, una rossa e una nera. A seconda del verso in cui è appeso, il quadro cambia il suo significato, suggerito dal titolo che si adatta di volta in volta. L’allusione ai meccanismi linguistici di matrice concettuale, pur fondanti nel metodo Fassone, è qui intrisa di quello spirito dissacrante e pure spensierato che abbiamo già trovato in “Charades”.

Roberto Fassone, “Concerto. Ombretta Marie”, 2024. By Milesi Biliardi. Rovere verniciato in vena, tessuto ricamato, buche in cuoio cucite a mano, placca in ottone, 230 x 130 x 78 cm. Veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2024

È con estrema naturalezza che l’artista afferma e si affida al relativismo di qualsiasi tentativo di interpretazione del mondo esterno, soggetto a costante mutazione. D’altronde l’instabilità dei segni e dei significati, l’interesse per la metamorfosi costante, definisce in toto la pratica dell’artista, che si mette in gioco in prima persona: ogni primavera Fassone si propone di rititolare tutti i lavori da lui prodotti in passato, nel chimerico tentativo di aggiornare le informazioni che circolano sul web, ristampare cataloghi, modificare autentiche di opere vendute. “Ho racchiuso in me migliaia di filosofie delle quali, se fossero reali, nemmeno due concorderebbero”, scriveva Fernando Pessoa nelle sue pagine esoteriche. Con lo scrittore portoghese Fassone condivide l’interesse per i misteri inaccessibili alla razionalità umana, oltre che l’invidiabile capacità di mantenersi aperto alle trasformazioni, ai ripensamenti, agli oblii.

Roberto Fassone, “Concerto. La notte scende sul Mar Rosso; Il tramonto sul Mar Nero; Bussola; Un quadrato e due rettangoli”, 2020. Stampa fotografica 100 x 100 cm. Veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2024. Foto di Giuliano Vaccai, courtesy l’artista e Fanta-MLN, Milano

Dalle insolite biografie dell’artista caricate sul web si evince la volontà di sottrarsi a un’autodefinizione coercitiva, necessaria alla promozione del sé. In una di queste si legge: “A oggi, lunedì 1 febbraio 2021, il suo artista preferito è Paola Pivi”. Domani chissà. Anche l’identità diventa un gioco serio, una costante interrogazione del sé, come lo era per Pessoa che si divertiva a intrattenersi in scambi epistolari con i suoi molteplici alter-ego. In questo senso si legge anche “Rebel-Rebel” (2016), una bottiglia di Coca-Cola e una di Pepsi appoggiate sul pavimento di Palazzo Collicola a strettissimo contatto fra loro. L’una contiene il liquido dell’altra. “Immagina due amiche a passeggio scambiarsi l’anima”: così le descrive Fassone, per cui la ribellione consiste in un’irriverente manipolazione delle etichette, delle categorie identitarie entro cui si definisce il sé e il mondo fuori dal sé. La sua prima personale a Palazzo Collicola restituisce egregiamente lo spirito del tutto singolare che lo guida nel suo fare artistico, un unicum nel panorama italiano, senza cadere nella tentazione di un riduzionismo classificatorio che, nel caso di Fassone, risulterebbe del tutto contro natura.

Benedetta Casini

Info:

Roberto Fassone, Concerto
a cura di Saverio Verini
28/06/2024 – 3/11/2024
PALAZZO COLLICOLA
piazza Collicola 1, 06049 Spoleto PG
www.palazzocollicola.it


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