Fondata nel 1666 per volontà di Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma è un’istituzione culturale francese avente sede dal 1803 a Villa Medici, villa del XVI secolo circondata da un parco di sette ettari e situata sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma. Ente pubblico dipendente dal ministero della Cultura francese, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici svolge tre missioni complementari: ospitare artisti e storici dell’arte di alto livello in residenza annuale o per soggiorni più brevi; realizzare un programma culturale e artistico che coinvolga tutti i campi dell’arte e della creazione; conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico e le proprie collezioni.
Nel corso della sua lunga e gloriosa storia, l’Accademia ha accolto più di duemila artisti, tra cui Ingres (che divenne direttore nel 1835), Fragonard, Berlioz, Debussy, Carpeaux, Garnier e, in tempi più recenti, Marie Ndiaye, Jean-Michel Othoniel e Yan Pei-Ming. Ricordiamo inoltre che Balthus fu nominato direttore dell’Accademia di Francia Roma nel 1961, da André Malraux, incarico che condusse con grande impegno e passione fino al 1977. Sam Stourdzé è l’attuale direttore dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici.
L’attività di questa istituzione è rivolta, ovviamente, alla promozione della cultura francese e cioè a un’attività che possa sì sostenere la formazione di autori meritevoli, ma allo stesso tempo l’intento è quello che il percorso di studio e soggiorno di questi autori si concluda con qualcosa che poi possa ritornare, a ricaduta, a beneficio di tutta la collettività. L’istituzione è, quindi, molto attiva, sia con incontri, con festival, con residenze d’artista e, non ultima, con una mostra annuale che conclude la residenza dei borsisti a Villa Medici.
L’appuntamento di quest’anno è curato da Saverio Verrini e sedici sono gli autori che presentano il loro lavoro; in ordine alfabetico: Samir Amarouch, Mounir Ayache, Yasmina Benabderrahmane, Hortense de Corneillan, Lorraine de Sagazan, Dorothée Dupuis, François Durif, Sivan Eldar, Marion Grébert, Bocar Niang, Lasseindra Ninja, Liv Schulman, Anna Solal, Sarah Vanuxem, Ariane Varela Braga, Laura Vazquez.
Il titolo della mostra, Una linea storta tesa, vuole evocare il percorso della residenza: una traiettoria che comprende punti fermi e ripensamenti, un filo costantemente vivo, teso, agitato. Durante il periodo trascorso in residenza, la ricerca dei borsisti ha preso strade inaspettate, procedendo attraverso deviazioni, incontri, imprevisti e sorprese che testimoniano la vitalità di questa esperienza. La mostra, dunque, non si configura come una semplice restituzione dei progetti di ricerca presentati all’inizio della residenza, ma diventa un’occasione per mostrare il cammino compiuto dai borsisti durante il soggiorno a Roma; non un punto d’arrivo, ma un passaggio momentaneo, vissuto tra oscillazioni e scoperte sorprendenti. Il titolo suggerisce un’immagine paradossale, difficile da visualizzare, che restituisce le contraddizioni della residenza, tentando di riflettere anche la complessità delle proposte che animano il percorso espositivo.
Una costellazione di interventi che tra installazioni artistiche, performance, letteratura, ricerche storiche, video, fotografia, musica, mette in evidenza i diversi indirizzi del gruppo dei borsisti: dall’interesse per il paesaggio e le sue trasformazioni alle prospettive femministe, dal potenziale affettivo e storico degli oggetti al rapporto con Roma e gli spazi di Villa Medici, che fanno spesso da sfondo alle creazioni dei singoli autori. Sono questi alcuni dei temi che emergono dalle varie proposte in mostra, presentate secondo un ritmo che mette in luce affinità e divergenze tra gli interventi. In particolare, segnaliamo il lavoro di tre autrici.
Il primo è quello di Yasmina Benabderrahmane, in bilico tra indagine storica e denuncia sociale; in particolare il lavoro ci parre incentrato sulla disparità uomo/donna, e sull’impegno ad attivare una coscienza vigile e costruttiva. Il secondo è il lavoro di Lorraine de Sagazan, dove ritroviamo la pratica dell’arte performativa che si fonde con le discipline plastiche. Nello specifico, il progetto per Villa Medici è dedicato alla giustizia contemporanea e alla giustizia riparativa. Come sempre, la narrazione è fatta in prima persona e dà vita a uno spettacolo-performance che interroga il modo in cui l’arte possa inserirsi in un processo riparativo, inventando un rituale di giustizia attraverso il teatro.
Infine ci soffermiamo su Lasseindra Ninja, ballerina e coreografa, che vive a Parigi da più di dieci anni. Si è formata in Francia e negli Stati Uniti, sviluppando la sua pratica artistica nell’ambito dell’organizzazione di creazioni coreografiche e di performance da solista o in collaborazione con altri artisti, esplorando i campi della creazione contemporanea, della composizione musicale e delle arti digitali (tramite il mezzo fotografico o il video). Il suo linguaggio denota una carica vitale e un’energia davvero uniche oltre a una grande forza espressiva. La mostra offre ovviamente molto di più, e in conclusione segnaliamo che, all’interno di questo progetto, il 10 giugno, dalle ore 16.00 alle 21.00 Villa Medici offrirà una programmazione performativa, con ingresso libero su prenotazione.
Fabio Fabris
Info:
AA.VV., Una linea storta tesa
a cura di Saverio Verrini
10/06/2023 – 6/08/2023
Accademia di Francia – Villa Medici, Roma
villamedici.it
is a contemporary art magazine since 1980
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