Il 15 ottobre 2021 presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è stato inaugurato il secondo appuntamento della rassegna pluriennale TRILOGIA DELLA MATERIA. Dopo il clamoroso successo del primo capitolo BLACK HOLE. ARTE E MATERICITÀ TRA INFORME E INVISIBILE del 2018 e la pausa forzata dalla pandemia, i curatori Anna Daneri e Lorenzo Giusti presentano NULLA È PERDUTO. ARTE E MATERIA IN TRASFORMAZIONE, un connubio sensoriale tra estetica e scienza, sviluppando una riflessione circa la realtà delle cose, coi propri mutamenti nel corso del tempo. Un tema, quello del binomio arte-chimica che va a inoltrarsi su un terreno assolutamente affascinante, all’apparenza dissonante, ma che si presta a essere analizzato sotto moltissime sfaccettature, equilibrando, in un dialogo trasversale ma armonioso, entrambe le discipline e le opere di artisti vissuti in epoche diverse.
Ciò che appare dal lavoro dei curatori infatti, è un tentativo, ben assestato, di sublimazione (utilizzando un termine comune ad entrambi i settori protagonisti), elevando le culture artistica e chimica ad agenti capaci di svelare i segreti materici celati nel ventre naturale degli eventi sin dai tempi più remoti della storia umana e non solo. Non dobbiamo invero, guardare con supponenza nè all’arte né alla chimica, bisognerebbe invece, indagare alle origini di entrambe le discipline. Tale sunto primordiale è possibile ritrovarlo in quel complesso di conoscenze pratiche, esoteriche e filosofiche denominato alchimia. Le suggestioni fornite da questa summa di saperi hanno effettivamente maturato nel corso dei secoli antichi, studi sulla trasformazione della materia, tanto da condurre molti artisti a emulare Dio per mezzo di un “potere” rivelato e donato creando qualcosa, prima mentalmente e poi concretamente.
È possibile spiegare quanto appena detto, analizzando l’opera scelta da Daneri e da Giusti per promuovere l’esposizione: “Etude pour La Naissance de la matière” di Victor Brauner del 1940. In quest’immagine androgina, divisa nelle due metà di maschile e femminile, vediamo infatti sintetizzati, attraverso il serpente che ne cinge i fianchi (ricalcando, in qualche maniera, il Sigillo di Salomone di altre illustrazioni trattatistiche), oltre al rapporto tra la dimensione cosmica e il mondo sublunare, gli elementi naturali dell’Acqua, dell’Aria, della Terra e del Fuoco che concorrono alla trasformazione della materia nei suoi stati e a denominare le sezioni della mostra. Le suddivisioni elementali evocano, oltre al titolo della rassegna, la citazione di Antoine Lavoisier a proposito della legge della conservazione della massa: “Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto muta”, annoverata nell’elaborato settecentesco, Traité élémentaire de chimie che segnò l’intermezzo tra antico e moderno.
E si deve proprio allo studioso francese, considerato il padre della neonata scienza, la rilettura dell’alchimia, sottolineando come questa non fosse una ciarlataneria ma una forma del sapere più universale che rivestiva la teoria e la pratica giunte sino a quel momento. E forse è proprio questa l’idea che hanno accolto dapprima i curatori e poi gli artisti presenti in quest’esposizione: narrare il loro concetto di trasformazione della materia, comprovando come la chimica e le teorie scientifiche contemporanee più ampie non siano solo eventi ma anche esperienze sensoriali. Esperienze che coinvolgono anche l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente che lo circonda, come un microcosmo che contribuisce alla trasformazione di un mondo sempre in mutamento.
A tal proposito, dato che abbiamo citato l’intento degli artisti, è giusto fare qualche esempio, non dimenticando i grandi pilastri del passato come Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, presenti anch’essi in mostra. Il primo che mi viene in mente è Large Condensation Cube di Hans Haacke. L’artista tedesco, attraverso il fenomeno della condensazione, rappresenta i sistemi biologici dell’acqua e dell’aria, suggerendo un doppio spazio dividendo l’aria di fuori da quella all’interno dell’opera stessa. Merita una menzione il prestigioso olio su tela di Leonora Carrington intitolato Oink, circondato da un alone mitologico, misterico e onirico, tipico della corrente surrealista cui l’artista ne è esponente. Elévage de Poussière (fotografia di Man Ray) è un altro lavoro che va citato. Si tratta di uno scatto fotografico del Grande vetro (1915-1923) di Marcel Duchamp sul quale si è depositata della polvere, e che l’eclettico dadaista presentò, quando lo espose la prima volta, come un paesaggio misterioso e alchimistico.
Queste appena citate, sono solo alcune delle opere che avrete modo di vedere fino al 13 febbraio 2022, invito perciò chiunque visiterà la rassegna, di andarci più volte, per toccare con mano, metaforicamente parlando, la trasformazione delle opere esposte.
Antonella Buttazzo
Info:
Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione
15.10.21—13.2.22
GAMeC
Via San Tomaso, 53
24121 Bergamo
Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione. Veduta dell’installazione-GAMeC, Bergamo, 2021 Foto: Antonio Maniscalco Courtesy GAMeC- Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Victor Brauner, Étude pour “La Naissance de la matière”, 24 aprile 1940, Gouache su carta, 27,5×21,2 cm, acquisito nel 1995. Inv.: C.95.7. Image des musées de la ville de Marseille. Marseille, Musée Cantini © 2021. RMN- Grand
Palais/ Dist. Foto SCALA, Firenze © Victor Brauner, by SIAE 2021
Man Ray, Elevage de poussière (Dast Breeding), 1920-1970 ca. stampa alla gelatina d’argento su carta, 24×30 cm, Collezione privata Courtesy Fondazione Marconi, Milano © Man Ray, by SIAE 2021
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
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