Il 6 febbraio 2022 è stata inaugurata, presso Fondazione Biscozzi | Rimbaud di Lecce, la mostra dell’artista Salvatore Sava, L’altra scultura, curata da Paolo Bolpagni. Classe 1966, lo scultore salentino rappresenta un’eccellenza unica in Italia. Le sue circa trenta opere qui esposte, tra cui pezzi inediti, ci accompagnano, passo dopo passo, a ripercorrere la produzione artistica di Sava, dagli anni Novanta a oggi. Diversi i materiali protagonisti: ferro, pietra leccese, acciaio, corda; come diverse sono le cifre comunicative e tecniche (legno, resina, fibra di vetro, smalti, collage metallici su cartone), che svelano un volto mai visto prima dello scultore. Un volto che sorprende chi già conosce l’artista e incanta chi lo incontra per la prima volta.
Antonella Buttazzo: All’interno della mostra L’altra scultura possiamo ammirare alcune opere inedite, che ulteriormente sigillano il tuo rapporto con la Natura. Per quanto riguarda i colori, quale ruolo hanno nella tua dimensione artistica?
Salvatore Sava: Ho iniziato dipingendo opere in piano, poi ho proseguito creando lavori materici e in seguito tridimensionali, dai colori sempre più vivaci, che hanno accompagnato anche le prime forme plastiche degli anni Novanta, ispirate a una Natura ancora incontaminata, solcata da gabbiani e aquiloni nell’azzurro del cielo. Dopo questa breve e variopinta iniziale parentesi, i colori, associati a svariate tecniche, traducevano i vari aspetti emotivi di una storia personale. In seguito, hanno accompagnato temi di matrice ecologica come quella sul finire degli anni Novanta, che tramite una serie di opere pittoriche a rilievo in nero, di grandi dimensioni, testimoniavano una realtà “irreversibilmente contaminata”. Il giallo, invece, introdotto più di recente nel mio lavoro, ha accompagnato Follie barocche, una serie di opere tridimensionali che rappresentano sassi, piante e frutti, realizzate per uno spazio storico dell’Università del Salento. In questo caso la tonalità sulfurea marcava l’avvelenamento del suolo. Sempre il giallo, ma fluorescente, è invece il protagonista di due allestimenti, del 2014 e del 2019, nella piazza di Castronuovo di Sant’Andrea, in Basilicata, a cura di Giuseppe Appella. Qui il colore, oltre al messaggio ecologico, si sposa col grande albero di quercia, protagonista indiscusso, insieme alla ringhiera di Consagra e all’opera di Maccari, della piazza principale. Un altro colore presente in mostra è il grigio, espressione di un Salento preda della Xylella[1], ma anche il verde speranza, presente in alcuni germogli vigorosi, frutto di miei innesti sugli alberi di ulivo millenari destinati al disseccamento. Infine, il nero, usato per dar vita a una vasta serie di xilografie e grafiche ispirate sempre al tema della desertificazione delle campagne dovuta al batterio introdotto dalla globalizzazione.
Solitamente, è il visitatore che si aspetta un determinato itinerario dall’artista. Ma l’artista invece, cosa si aspetta dal visitatore? Cosa ti aspetti dagli spettatori che visitano L’altra scultura?
In questo caso, ho la fortuna di avere un pubblico raffinato ed esperto di contemporaneo, per cui non sarà difficile cogliere i messaggi racchiusi nelle opere, o ricevere un’emozione per poi magari avere voglia di conoscere “l’altra arte”, quella ancora inedita.
Quale tra le opere esposte mette meglio a fuoco la tua personalità artistica?
Probabilmente è sempre l’ultima opera a racchiudere, tramite la sintesi, il percorso precedente, conservandone l’essenza e il DNA da cui prenderanno origine altri percorsi creativi. Xalento 2021, che è la più recente e dà il benvenuto all’ingresso di Fondazione Biscozzi |Rimbaud, racchiude in sé il tema ecologico da un lato, e quello del Covid-19 e della Xylella dall’altro. Si tratta infatti di una cellula fantastica, composta di ferro, acciaio inox, pietra e smalto, che si modella nello spazio.
Il 2020 è stato l’anno della bufera Covid-19. Come sono cambiati per te il sistema dell’arte, il fare arte? Questa nuova realtà quanto ha influenzato i tuoi progetti?
Il 2020 è stato l’anno che mi ha permesso, tramite il riposo forzato, di dedicarmi al restauro dello studio e allo stesso tempo di essere presente ad alcune esposizioni ed eventi online. La nuova realtà dovuta al Covid-19 però non ha cambiato il mio modo di lavorare, sicuramente la pandemia, e le varie crisi in corso, hanno penalizzato profondamente il sistema dell’arte, sono però del parere che il vero artista riuscirà a sopravvivere nonostante tutto e a lasciare il suo segno indelebile, così come ha sempre fatto, sin dalla preistoria.
Antonella Buttazzo
[1] Xylella fastidiosa è un patogeno batterico delle piante trasmesso da insetti vettori e associato a malattie gravi che interessano un’estesa varietà di piante. Nella vite provoca la malattia di Pierce, che rappresenta un grave problema per i viticoltori degli Stati Uniti e dell’America del Sud. Xylella fastidiosa venne scoperta su olivi pugliesi, nell’Italia meridionale, a ottobre del 2013, prima segnalazione del batterio nell’Unione Europea.
Info:
Salvatore Sava, L’altra scultura
a cura di Paolo Bolpagni
6/02/2022 – 25/09/2022
Fondazione Biscozzi | Rimbaud – piazzetta Giorgio Baglivi, 4, Lecce
Orari di apertura:
dal mar al ven, h 16.00 – 19.00
sab e dom h 10.00 – 13.00, 16.00 – 19.00
Salvatore Sava, Fiori di pietra, 1997. Pietra e ferro, h massima 200 cm. Courtesy l’artista
Salvatore Sava, Scavando scavando. Germogli, 2009. Carparo, ferro zincato e zinco, 80 × 55 x 36 cm. Courtesy l’artista
Salvatore Sava, in primo piano: Albero sonoro. La scala dell’infinito, 2013, ferro zincato, 118 x 82 x 65 cm; in secondo piano: Il Sole del Colle di Aurio, 1999, legno, ferro, cartone, corda, argilla espansa, smalto. Courtesy l’artista
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, ha proseguito gli studi laureandosi in Storia dell’Arte presso l’Università del Salento, con una tesi bilingue sui Preraffaelliti. Da allora, contribuisce attivamente come articolista e collaboratrice con blog nazionali e con riviste e programmi TV locali.
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