La galleria P420 ospita, a Bologna, i lavori dell’artista croato Goran Trbuljak (1948), con una personale a lui dedicata dal titolo 45 Years of Non-Painting, visitabile fino al 2 aprile 2022.
La prima sala accoglie le opere elaborate tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, mentre nella seconda sono presenti i lavori più recenti realizzati fino al 2021. Il dialogo che Trbuljak opera con l’arte, con la sua essenza e con i meccanismi che la regolano, è presente in tutta l’evoluzione dell’artista e le opere prodotte, se da un lato si caratterizzano per l’essere concettuali, dall’altro mostrano l’approccio concreto con i materiali e le diverse tecniche sperimentate al fine di poter soddisfare anche i requisiti di velocità e alta produttività richiesti dall’attuale sistema dell’arte. Come artista dell’est egli percepisce la diversa considerazione riservatagli rispetto ai colleghi dell’occidente. Nonostante la sua opera risulti innovativa e originale, essa è frutto di un’intensa riflessione introspettiva, in cui l’anima dell’artista diviene specchio sul quale gli strumenti dell’arte coesistono, trasformandosi da forma empirica a essenza metafisica. Le opere, dunque, sono l’esito di un duplice atto prodotto: quello creativo e quello concettuale, realizzato proprio attraverso gli strumenti di lavoro che portano con sé la forma più spirituale dell’arte. Tale percorso si realizza gradualmente nell’operato di Trbuljak, il quale effettua un continuo ragionamento sul lavoro e sul ruolo svolto dall’artista.
In Sunday Painting (Dipinto della Domenica), 1974-2014, egli documenta ciò che realizza, ovvero dipinge su una vetrina da cui è possibile osservare un cavalletto con una tela vuota, costringendo in tal modo il proprietario del negozio a pulire la vetrina l’indomani. Le due tecniche abbinate, fotografia e pittura, supportano l’uso performativo del colore e dell’azione. L’artista osserva, sceglie l’oggetto della sua attenzione e inizia con esso un dialogo, un’interazione attiva, operativa.
Ciò accade anche in Monday Painting (Dipinto del lunedì), 1974-1983, in cui egli dipinge solo una parte della tela, quasi a sottrarre un’idea, a diminuire l’azione riducendola all’essenziale. È con la tela, spazio bianco su cui costruire, che Trbuljak intesse una serie di prove sperimentali, dipingendone il rovescio, osservando come su essa si espanda il colore e raggiungendola con il pennello attraverso un foro posto sul vetro trasparente che ne ricopre la superficie.
L’essenza dell’arte prende forma anche attraverso la tavolozza, che diviene significato concettuale del dipingere. Essa rappresenta lo strumento su cui l’artista mescola e sceglie i colori e di conseguenza essa stessa diviene opera parlante, eloquente, materica, tramite cui, gesto creativo e mezzo si mescolano, come ad esempio in A place on the palette where there is no color (#1) (Uno spazio sulla tavolozza su cui non c’è colore), 2011-2015.
Non meno rappresentative sono le “composizioni-sculture” come Small Composition XIII, 2020, realizzate con pennelli, tavolozza e strumenti del quotidiano di ogni artista. Costruzioni tridimensionali attorno alle quali lo spettatore può muoversi osservandone le diverse angolazioni e i tratti dipinti sulla tela dagli stessi pennelli condensando nuovamente l’atto creativo e la sua autodeterminazione. Nonostante egli desideri distaccarsi dalla pittura come principale linguaggio espressivo, ne riconosce la capacità di raffigurare la personalità dell’artista nella sua totalità fino a identificarlo: tramite i pennelli, infatti, egli dipinge le sue iniziali su tele speculari con i colori rosso e blu, gli stessi utilizzati a scuola per la correzione dei compiti. L’opera diviene quasi “un esame da superare”, tramite cui ottenere il giusto riconoscimento ma, allo stesso tempo, lo strumento con cui farsi conoscere. Se l’artista contemporaneo ha tale desiderio, ne deve anche essere all’altezza riuscendo a soddisfare quanto il mercato richiede, l’alta produttività. È per questo che Trbuljak inventa un cavalletto meccanico, attraverso il cui meccanismo i pennelli apportano differenti strisce di colori sulla tela, ottimizzando così i tempi di realizzazione. Ne sono un esempio opere come Untitled XXII, dalla serie Primo quadro da cavalletto, tela in movimento – pennello fisso, 2018.
La creatività dell’artista croato viene sperimentata anche attraverso le Sentences, realizzate tra il 1971 e i primi anni Ottanta. Si tratta di fogli bianchi A4 su cui sono presenti poche parole scritte a macchina e che enunciano le sue riflessioni sull’arte e come da lui è percepita. La forma e l’immagine sono portatori di pensiero, di riflessione tra il dilemma esistenziale di affermare la propria identità e il bisogno di realizzare un’arte densa di concetti e universalità.
A corredo della mostra è presente anche un libro d’artista, a tiratura limitata di 100 copie, dal titolo Dall’autoironico all’autosardonico (45 anni di non pittura).
Bruna Giordano
Info:
Goran Trbuljak, 45 Years of Non-Painting
12/02/2022 – 02/04/2022
www.p420.it
Galleria P420, via Azzo Gardino n. 9
angolo Largo Caduti del lavoro, Bologna
Goran Trbuljak, 45 Years of Non-Painting, 2022, installation view, P420, Bologna. Courtesy l’artista e P420
Goran Trbuljak, Sunday Painting (Dipinto della domenica), 1974-2014, quattro fotografie a colori di cm 50 x 60. Courtesy l’artista e P420
Goran Trbuljak, A place on the palette where there is no color (#1) (Uno spazio sulla tavolozza su cui non c’è colore), 2011-2015, acrilico, matita e olio su compensato, cm 34 x 20. Courtesy l’artista e P420
Goran Trbuljak, 45 Years of Non-Painting, 2022, installation view, P420, Bologna. Courtesy l’artista e P420
Di formazione scientifica, ma con grande passione per l’arte, che ama raccontare, ammirandone tutte le sue espressioni.
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