Nella mostra L’attesa a cura di Alice Labor l’appartamento di Via Valdagno 31 a Roma sarà riabitato per due giorni (26 e 27 gennaio 2019) e si farà custode delle opere di cinque giovani artisti. Il pavone, che abita la casa, cova una rinascita di cui lui stesso è simbolo, grazie al suo piumaggio cangiante. Una mostra riporterà in vita l’abitazione e rifletterà sul senso dell’attesa e sulle sue plurime e contemporanee declinazioni.
Attraverso una serie di collage, esposti per la prima volta in Italia, Karen Lynch offrirà immagini di tempi sospesi, di contemplazioni delle possibilità del presente. Seppure spesso percepita come un’interferenza, l’attesa è anche strumento per rimisurare il tempo e ricondurlo all’intimità dell’aspettante.
Un ritmo individuale e personale è quello che apparirà nei gesti performativi di Michele Rava. L’artista rifletterà sull’attendere prendendosi cura dello spazio che lo ospita e rifacendosi al significato desueto del termine che è proprio quello di “curare”. Il suo lavoro nasce da un errore, un sogno utopico nella ricerca di una relazione viscerale con la materia. Questo abbaglio permetterà di avviare un processo di rigenerazione che avverrà davanti agli occhi dei visitatori ininterrottamente.
Fin dalla loro origine le arti, musicali, letterarie, performative e plastiche hanno fatto dell’attesa una dimensione irrinunciabile per la loro realizzazione. Così le ceramiche di Ludovica Gaglio rievocheranno questo tempo come parte del processo creativo ed entreranno a far parte della quotidianità del visitatore che potrà goderne per un intervallo all’interno dello spazio della mostra.
La casa lascerà riascoltare un ritmo andato perso e seguirà l’andamento della luce del sole. Lo spettatore ne entrerà a far parte. Nulla potrà di fronte allo scorrere di queste attese e si adeguerà al moto naturale del mondo, con le sue pause e i suoi momenti d’incontro. La mostra si aprirà infatti con una colazione e si concluderà con un bicchiere di vino affinché la casa conservi il suo carattere essenziale, accogliere.
Un gomitolo, una matassa, un nido di luce cercherà di risolvere il presente. Le opere di Emanuele Marullo indagheranno l’anomalia di un oggetto domestico, quale una lampadina, iniziatrice di uno spazio di gioco improvvisato in cui l’artista farà da tramite con la sua energia svelando la sua intuizione e ricreando un’atmosfera di attesa generativa. Questa capacità è spesso dimenticata e la si rifugge come ad evitare l’imprevedibile. Ma è dall’attesa che nasce la vita, che matura un frutto.
L’attesa è anche spazio di immaginazione, di desiderio, di spiritualità. È individuale e plurale, divisa tra assenza e presenza, tra vuoto e speranza. Michaela Kasparova inserirà in questo racconto due sculture dalla serie delle Guardiane che, seppure provenienti da tessuti di scarto, riportano la freschezza di un sentire comune e di un tempo rifuggito, superando il confine tra l’infanzia e l’età adulta con personaggi immaginifici.
L’attesa è una transizione, un movimento immoto e da essa è sorto il bisogno umano di narrare. I più grandi libri del mondo sono scaturiti da lì e, anche loro, entreranno a far parte della mostra. Sarà un’ulteriore forma di narrazione che accoglierà il visitatore.
Emanuele Marullo
Karen Lynch, Serenade to Saturn
is a contemporary art magazine since 1980
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