Al MACTE di Termoli è stata inaugurata la prima mostra curata dalla neodirettrice Caterina Riva. Le 3 ecologie riunisce undici artisti italiani e internazionali che si esprimono attraverso differenti media: film, sculture video, installazioni, dipinti. Citando nel titolo un celebre e avveniristico saggio di Félix Guattari del 1989, l’intento è chiaro: trattare la tematica ecologica secondo un punto di vista non unitario. Dal Molise si viene subito proiettati nel mondo. Undici artisti mostrano come il problema dei cambiamenti climatici e le grandi sfide ecologiche connettano sfere geografiche diverse e agli antipodi.
Si tratta di una mostra che più che puntare sulle differenze, fa cadere barriere. Mutamenti climatici, catastrofi naturali proiettano un destino comune che abbraccia tutto il mondo. Allo stesso tempo la mostra e la selezione degli artisti si intrecciano al vissuto e alla biografia della curatrice, ai viaggi e alle sue esperienze internazionali. A far da collante è spesso anche il paesaggio marino con un rimando importante al mare a rendere omaggio alla piccola città sull’Adriatico. È un viaggio dal Mediterraneo al globo intero. Il Covid ha di fatto alterato le percezioni riguardo a centro e periferia per cui connettere una piccola regione poco conosciuta al resto del pianeta assume ancora più significato.
La Fondazione MACTE nasce nel 2019 in Molise da un’interessante collaborazione tra il Comune di Termoli e un partner privato in una regione poco conosciuta. A partire dall’istituzione del Premio Termoli nel 1955 passano nel piccolo centro molti personaggi importanti come Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Carla Accardi, Mario Schifano grazie all’importante ruolo svolto da Achille Pace fino a costituire una collezione di 500 pezzi ospitata oggi al museo. Alcune opere della collezione dialogano con quelle in mostra.
L’opera embrionale da cui si sviluppa l’idea della mostra, come spiega Caterina Riva, è l’animazione dell’artista neozelandese Len Lye del 1929 e inedita per Italia. Tusalava racconta l’inizio della vita, organismi unicellulari che si trasformano in creazioni più complesse, secondo una visione lontana dall’antropocentrismo e che pone attenzione al mondo nascosto dei batteri, virus, microrganismi. Al centro di una vasta rotonda compare Ipogea, scultura in poliuretano di Piero Gilardi, pensata come centro di attivazione della mostra in quanto l’opera dovrebbe innescare un’interazione con lo spettatore. Ripropone una caverna dove scorre un fiume ipogeo, una fonte di bioenergia, un tesoro nascosto, una possibile risposta alla crisi ambientale.
Il rimando all’acqua si ritrova anche nei caroselli di diapositive di Francesco Simeti, immagini di corsi d’acqua riprese dal “New York Times” scorrono in sincronia. E ancora l’acqua compare nel film del collettivo australiano Karrabing Film Collective che racconta la storia di un incidente in barca. Nei lavori di Jonatah Manno è ancora presente il rimando al paesaggio marino. Nelle sue sculture in resina utilizza ciò che il mare restituisce; la spiaggia diventa luogo di raccolta e d’ispirazione. Le sculture incapsulano paesaggi marini in cui è facile riconoscere rifiuti. Le cianotipie alle pareti invece rappresentano i movimenti imperscrutabili dell’acqua, suggeriti dalle alghe che poi vengono rimosse dalla superficie della carta lasciando solo il senso di movimento.
Dialoghi e sovrapposizioni di vedute a rappresentare l’interconnessione che si è venuta a creare nella società globale prendono forma nelle sovrapposizioni di display tra Francesco Simeti e Nicola Toffolini facendo saltare ogni tipo di gerarchia. I wallpaper di Francesco Simeti servono come carta da parati per i disegni di Toffolini, eseguiti con un’accuratezza maniacale per rappresentare un futuro non molto distante da noi, un’isola da cui fuoriescono radici sporgenti come tentacoli per dare vita ad un paesaggio post-catastrofe senza esseri umani.
I wallpaper di Simeti nascono dal suo spirito archivistico, l’artista si appropria di motivi vegetali tratti dai libri di storia dell’arte; particolari solitamente lasciati sullo sfondo delle opere in una veste ornamentale occupano lo spazio, mescolandosi a specie spesso appartenenti a contesti geografici differenti. Anche Silvia Mariotti invade la sala con un grande wallpaper creando un dialogo con le foto esposte dal titolo Boutade. La sensazione è quella di penetrare in una foresta tropicale, unendo fantasia e realtà. E poi: Matilde Cassani, Jumana Manna, Francis Offman e Micha Zweifel.
Info:
AA.VV., Le 3 ecologie
05.02.2022 – 15.05.2022
MACTE
Museo di arte contemporanea di Termoli
via Giappone snc, Termoli CB
+39 0875 80 80 25
info@fondazionemacte.com
Francesco Simeti, Corpi, 2021, installation view Le 3 ecologie, MACTE, 2022. Ph by Gianluca Di Ioia, courtesy MACTE
Karrabing Film Collective, Wutharr: Saltwater Dreams, 2016, video installation Le 3 ecologie, MACTE, 2022. Ph by Gianluca Di Ioia, courtesy MACTE
Silvia Mariotti, Boutade #4, 2021. Installation view, Le 3 ecologie, MACTE, 2022. Ph by Gianluca Di Ioia, courtesy MACTE
Francesco Simeti, Hawkweed, 2016 (wallpaper). Nicola Toffolini, Pòst #02, 2020 (drawing), installation view Le 3 ecologie, MACTE, 2022. Ph by Gianluca Di Ioia, courtesy MACTE
Antonella Palladino, dopo la laurea in Conservazione dei Beni Culturali, ha proseguito la sua formazione presso la Fondazione Morra e il Pan. Attualmente vive a Pavia ed è docente di Storia dell’arte.
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