Nel 1970 Thomas Bayrle, artista tedesco di lunghissima fama, la cui opera si è sempre ispirata a concetti fondanti, seppur critici, dei processi produttivi consumistici, diede alla luce l’opera American Dream (Chrysler), un grande wallpaper che riproduce ossessivamente il logo pentastellato della celebre marca, trasformandolo in icona del progresso capitalista e della produzione industriale. L’artista era però ignaro del fatto che anni dopo (2014) il gruppo Fiat avrebbe acquisito la Chrysler, fondendo quindi in un tutt’uno i simboli capitalistici e automobilistici oggetto di tutta la sua ricerca, ed era altrettanto inconsapevole che questa immaginifica opera, smaccatamente Pop Art, avrebbe aperto la mostra a lui dedicata proprio al Lingotto, antica sede della Fiat e ora della Pinacoteca Agnelli.
Già dalla prima sala della mostra “Form Form Superform” è assolutamente intuitivo comprendere quali elementi abbia indagato Bayrle nel suo percorso e come questi si sposino perfettamente con l’ambiente nel quale sono ospitati, tanto più che solo nel piano superiore a quello in cui la mostra si svolge, sono esposti dei prototipi di una delle autovetture più iconiche di sempre, la mitica Cinquecento, che ha reso lustro alla Fiat in tutto il mondo. Le “superforme” di cui al titolo sono immagini ricorrenti che si ispirano ai topoi dell’opera dell’artista tedesco e in particolare rappresentano piccole immagini che riprodotte decine di volte producono in grande la sagoma di partenza. Tra le opere di questo tipo che colonizzano completamente la sala dal titolo “Superform Superstar” appare più volte la figura di Gianni Agnelli, considerato dall’artista un personaggio iconico del capitalismo italiano. L’imprenditore è effigiato con questa metodologia che nello stesso tempo mette in risalto il protagonista e sottende al gesto ripetitivo e meccanico della catena di montaggio fordista alla base della produzione automobilistica.
Il tema della figura di Gianni Agnelli viene anche rivisitato da Bayrle nel 2023, anno in cui in “Gianni Agnelli aus iPhone”, la versione della superforma ad egli dedicata, viene interpretata da un pattern di iPhone che lo rende particolarmente attuale, sottolineando quanto i consumi di massa abbiano abbracciato altri beni tecnologici come gli smartphone, allineandosi alle autovetture nell’immaginario consumistico attuale. Nonostante la modernità dell’opera di Bayrle, che spazia dalla Pop Art al Concettuale e che soprattutto con le superforme ha spianato la strada allo stesso lavoro di ripetizione che si ottiene attualmente con i pixel, l’opera dell’artista risente di tutta l’artigianalità che aveva appreso lavorando nell’industria tessile e soprattutto dedicandosi alla grafica per molti anni. Gran parte delle sue opere sono dipinte a mano o comunque con metodologie altamente artigianali come ad esempio l’opera “Madonna Mercedes” (1989), in cui l’artista ha dipinto su latex, per poi tendere il materiale di base e successivamente imprimervi su di esso l’immagine.
Tale processo, altamente complesso e che richiede una squadra apposita di appoggio per produrre l’opera, inserisce Bayrle in quella tipologia di artisti che lavorano volentieri in equipe, grazie anche alla sua esperienza pluridecennale come insegnante della scuola di design di Francoforte. Il lavoro manuale è anche la caratteristica principale di altre opere, come ad esempio “Mao and The Machine”, che riportano l’attenzione di Bayrle alla Cina e ai comportamenti delle masse in relazione alle manifestazioni sportive o ancora una volta legate alle catene di montaggio. Nella fattispecie l’opera in questione si caratterizza da un meccanismo elettrico in cui i singoli protagonisti si muovono, piegandosi come nelle coreografie collettive sportive. L’elemento distintivo è l’unicità e la precisione nella modalità con cui vengono dipinti i minimi particolari del corpo dei singoli appartenenti alla coreografia generale, ed è altrettanto degna di nota la figura di Mao al centro dell’opera, anch’essa dipinta, posizionando il leader comunista tra le icone politiche del secolo scorso, così come venne effigiato dallo stesso Warhol nei suoi famosissimi quadri rappresentativi della Pop Art americana.
Tuttavia l’interpretazione dei simboli consumistici dell’artista tedesco si discosta dal tema dominante della Pop Art ed è animata da una forte progettualità artistica e inventiva. La religione e il capitalismo sono infatti accomunati da una sorta di connessione tra spiritualità e seduzione e innescano entrambi movimenti di massa. Per questo le traiettorie delle autovetture che popolano le grandi autostrade riproducono le volte delle chiese gotiche e il movimento dei passanti in strada nel wallpaper Frankfurter (Francofortesi 1980/2008) è affine a quello delle singole unità di un codice genetico, ma al tempo stesso richiama esteticamente le maglie delle vetrate della Chiesa di Santa Caterina, anch’essa a Francoforte. Tali riferimenti riportano ai feticci da venerare nelle società consumistiche, creando una connessione sacra tra icona e litania.
Info:
Thomas Bayrle. Form Form SuperForm
03.11.2023 – 02.04.2024
a cura di Sarah Cosulich & Saim Demircan
Pinacoteca Agnelli
Via Nizza, 230, Torino
www.pinacoteca-agnelli.it
Globetrotter, appassionata di letteratura, amante dell’arte e della fotografia. Non parto mai per un viaggio senza portare con me un libro di un autore del luogo in cui mi recherò. Sogno da anni di trasferirmi a Parigi e prima o poi lo farò!
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