Le parole risuonavano…

“Le parole risuonavano con incoraggiante semplicità” è l’ennesima testimonianza della scrittura proteiforme che Roberto Vidali, direttore editoriale della rivista “Juliet”, ha iniziato a praticare dal 1975, alla ricerca di una terra dove ancorarsi, il che non va letto come motivo di immaturità o di evoluzione, ma di ricerca e di attenzione alla diversità e all’esondazione immaginifica. Questo fascicolo si basa su un collage di testi pubblicati nell’arco di tempo che va dal 1985 al 2023, tutti rielaborati e rivisitati, in modo da poter dare una veste organica e una cornice di riferimento ad argomenti e spunti che altrimenti sarebbero stati visti come dei frammenti privi di alcun fondamento di attualità. L’aspetto più curioso di questa pubblicazione è che raccoglie un insieme di cento testi dedicati ad altrettanti artisti e che all’epoca sono stati (in parte) pubblicati con i più diversi pseudonimi.

Copertina dell’extra issue “Le parole risuonavano con incoraggiante semplicità”, firmato da Roberto Vidali, progetto grafico di Piero Scheriani, Juliet Editrice, ottobre 2024

A ben vedere il risultato non è per nulla filologico, dal momento che asseconda quella modalità di approccio che vede la forza della parola in gara con la potenzialità espressiva di qualsiasi immagine e la sua perenne possibilità di essere rielaborata. La stessa scelta di ricomporre i singoli testi senza la separazione in capoversi e privandoli delle originarie note a piè di pagina rende la scrittura compressa e soffocata. Questa scelta non è stata dettata da un vuoto manierismo, quanto dalla semplice volontà di rappresentare la concatenazione delle frasi come una valanga irrefrenabile. L’insieme di questa narrazione trae origine, in massima parte, da una selezione di articoli stampati, a partire dal 1985, sulle pagine della rivista “Juliet”.

Kader Attia, “Silence kills”, 2018, film. Exhibition view, 2019 Galleria Continua / Les Moulins. Ph Oak Taylor-Smith, courtesy Galleria Continua, San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Habana, Roma

Altri scritti, inseriti in questa silloge, sono stati divulgati sul sito juliet-artmagazine.com. Solo uno di questi è stato recuperato da un catalogo, un altro è stato pubblicato sul sito olimpiainscena.it e l’ultimo della sequenza, peraltro, è inedito. I testi sono stati non solo integrati, rielaborati e in parte riscritti, tanto da diventare un flusso nuovo e dotato di una certa coerenza, ma dai testi originari sono stati espunti tutti quei doppioni o ridondanze o ripetizioni o di riferimenti al passato che nel passaggio da autore ad autore avrebbero generato scompensi di lettura o fastidiosi equivoci. Il che ci permette di dire che se gli autori sono stati la premessa, di certo il pensiero di Vidali ha fatto il resto. Un resto non certo leggero e talvolta molto voluminoso.

Ad Minoliti, “Dollhouse (Martian Flowers)”, 2018, painting – acrylic on canvas, 180 x 200 cm. Ph courtesy Peres Projects, Berlino

Dal mazzo dei cento nomi (tanto che un titolo più semplice e comprensibile di questa pubblicazione poteva suonare “Cento testi per cento artisti”), sorteggiamo  alcuni di quegli autori che hanno fatto da spunto alle riflessioni di Vidali, giusto per ancorarci al dato di fatto, e cioè alle premesse originarie (che la pubblicazione indica – e non poteva suonare diversamente, vista la natura labirintica dell’autore – in maniera imprecisa, con la sola data della prima stampa e senza ulteriori indicazioni bibliografiche): Keith Haring, Rosemarie Trockel, Gino De Dominicis, Art & Language, Philip Taaffe, Peter Angermann, Gilbert & George, Alighiero Boetti, Jörg Immendorff, Kader Attia, Ad Minoliti, Ray Smith, Piero Gilardi, Luigi Ontani, Shirin Neshat, Dan Perjovschi, Luc Tuymans, Neo Rauch, Antonio Sofianopulo, Dan Perjovschi, Mark Kostabi, Christian Jankowski, David Salle, Andres Serrano, Ryan Mendoza.

Dan Perjovschi, intervento sulla vetrata della Members Room, Tate Modern, London, 2006. Ph courtesy the Artist

Infine, per continuare questo gioco di ombre, in questo cumulo di parole addensate ne sono state inserite alcune che non furono camuffate da uno pseudonimo, giusto per suggerire l’idea che, forse, finanche la firma di Roberto Vidali, messa ad architrave di tutto questo progetto la si possa far apparire come un puro gioco della fantasia. A ben vedere la questione trova una porta aperta. Infine, bisogna aggiungere che la postfazione di Gabriele Perretta, molto godibile e di grande efficacia, spiega solo in parte la natura tortuosa del pensiero che Roberto Vidali ha condotto nel suo lungo e fruttuoso percorso “artistico”, perché sì, va detto: tutto questo suo lavoro di dedizione alla divulgazione dell’arte contemporanea, così come quest’ultima pubblicazione, sono frutto di una natura non di taglio critico, ma direi proprio del tutto creativa. Alla fine, il resto, quello che rimane in disparte, è il silenzio. E a noi non resta che attenerci a questa consegna, ma solo dopo aver letto almeno alcune di queste pagine.

Fabio Fabris

Info:

Autore: Roberto Vidali
Titolo: “Le parole risuonavano con incoraggiante semplicità”
Postfazione: Gabriele Perretta
pagg 206 + cover
Juliet Editrice, ottobre 2024
extra issue Juliet n 219 / ottobre
pubblicazione con apparati iconografici
progetto grafico di Piero Scheriani
Costo: 25,00 euro
Ordini: info@juliet-artmagazine.com
Con iban: IT75C0200802242000005111867 | UNICREDIT Banca TS


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