“Le plaisir du texte”, mostra inaugurata il 25 marzo presso il Musée de Beaux-Arts di Le Locle (Svizzera), è ispirata all’omonimo libro di Roland Barthes. Attraverso un percorso immaginato da Federica Chiocchetti, illuminata direttrice e curatrice della mostra stessa, si esplora l’interconnessione profonda tra la letteratura e l’arte. Questo stretto legame, che trova i suoi più remoti antenati nelle pitture rupestri e nei graffiti delle epoche lontane, arriva fino ai giorni nostri, lambendo movimenti pittorici come il Futurismo, il Dada e il Surrealismo. Le opere di artisti surrealisti come Max Ernst furono particolarmente ispirate dal connubio tra scrittura e disegno o opera pittorica che fosse, tanto che lo stesso Ernst immaginò e realizzò, alla fine della propria carriera, molteplici crittografie inspirate all’antropologia, alla fisica e all’astronomia, in cui la grafia e l’opera d’arte si sovrapponevano l’una all’altra. La mostra “Le Plaisir du texte” intavola un dialogo tra la lettura, la pittura e i disegni della collezione permanente del Musée de Beaux-Arts di Le Locle, costruendo un filo narrativo avvincente fra le varie immagini, nonostante esse appartengano a stili ed epoche differenti.
Nell’opera Lady readers di Sara Knelman, la fotografia mostra una giovane donna mentre sfoglia attentamente una rivista di moda, il viso è nascosto dalla capigliatura completamente rivolta verso le proprie gambe, dove il giornale è posizionato. La fotografia, seppur scattata in epoca contemporanea, dialoga spontaneamente con il quadro di Albert Anker La liseuse, accomunando le due donne che dedicano un momento di pausa alla lettura, come atto liberatorio, di conoscenza e accrescimento personale. Quando invece la parola prende forma, divenendo protagonista dei vari stili letterari, tra cui anche la poesia, le immagini, le performance, le sculture e i video, possono tutti essere interconnessi con i singoli lemmi. Nell’opera di Alex Balgiu, autore dell’opera Woman in concrete poetry ispirata dalla miscellanea di poesie, immagini e giochi enigmistici scritti da donne e oggetto della mostra presentata alla Biennale di Venezia nel 1978, curata da Mirella Bentivoglio, immagini particolarmente evocative e d’effetto esplorano il rapporto intimo tra corpo, spazio e tempo.
Questo racconto per immagini ha a cuore in maniera particolare l’intersezionalità di genere, vista attraverso le epoche, e non poteva non includere Ketty la Rocca. In Con Inquietudine la fotografa viene ritratta su un letto, con accanto una scultura che raffigura un’immensa “J”, il richiamo alla flessuosità del corpo femminile, suggerendo così un ironico gioco di parole tra “Je” (Io) e “Jeu” (gioco), con rimandi psicoanalitici alla capacità o meno di riconoscere l’altra parte del sé (femminile), all’interno dell’altro (maschile), lasciando allo spettatore l’interpretazione risolutiva. In realtà, l’interconnessione con il titolo della mostra e l’opera appena descritta assume un significato interessante. Anche Roland Barthes nel libro Le plaisir du texte (1973), poneva in evidenza il pronome personale “Je”, facendo un distinguo tra i due aspetti. Il “Je” del lettore e il “Je” dell’autore non avevano un valore differente, attribuendo al lettore una funzione passiva e all’autore una attiva, ma rappresentavano piuttosto il diverso piacere che ciascuno poteva trarre dall’atto di leggere anziché di scrivere, nell’amalgama complessa di una letteraria sfera di Yin e Yang, assolutamente indissolubile.
La meticolosa ricerca di Chiocchetti si spinge a intersecare il ruolo delle parole con quello dell’arte che osserva la natura (Mirella Bentivoglio), il moto delle maree (Elisabeth Lebon) fino all’opera di Nellys Franken che, in Perfect Forest, rappresenta una serie di immagini urbane che vengono correlate a testi prodotti dall’intelligenza artificiale, a partire da parole d’ordine scelte dall’artista. La relazione tra il linguaggio e lo spazio urbano è indagata nelle opere di Luca Massaro, in un progetto che unisce fotografia e scultura, da Nora Turato, le cui bulimiche performance trovano un’espressione concreta e grafica in questa sede e da Philippe Decrauzat attraverso un linguaggio spurio tra la fotografia e la tipografia, che delimita gli spazi urbani con murales geometrici. L’elemento fondante di tutta la mostra rimane il sottile filo oulipiano di ricerca tessuto dalle sapienti mani della curatrice che, come già avvenuto nelle molteplici esperienze precedenti, riesce a stimolare curiosità nello spettatore e a spingerlo alla conoscenza e al raffronto tra diverse forme d’arte.
Info:
AA. VV., Le Plaisir du texte
A cura di Federica Chiocchetti
25/03/2023 – 18/09/2023
Musée de Beaux-Arts di Le Locle, Svizzera
Globetrotter, appassionata di letteratura, amante dell’arte e della fotografia. Non parto mai per un viaggio senza portare con me un libro di un autore del luogo in cui mi recherò. Sogno da anni di trasferirmi a Parigi e prima o poi lo farò!
NO COMMENT