In occasione di Arte Fiera 2020, all’interno di Main Project/ART CITY, Banca di Bologna presenta Le realtà ordinarie, mostra firmata da Davide Ferri. Questi sono gli autori invitati: Helene Appel (1976), Riccardo Baruzzi (1976), Luca Bertolo (1968), Andrew Grassie (1966), Clive Hodgson (1953), Maria Morganti (1965), Carol Rhodes (1959 – 2018), Salvo (1947 – 2015), Michele Tocca (1983), Patricia Treib (1979), Phoebe Unwin (1979), Rezi van Lankveld (1973).
Si tratta di una mostra di dipinti ed è stata pensata per lo spazio del Salone Banca di Bologna di Palazzo de’ Toschi, il cui programma espositivo arriva così al quinto appuntamento, dopo La camera (2016) e le personali di Peter Buggenhout (2017), Erin Shirreff (2018) e Geert Goiris (2019).
Questa mostra vuole essere un’indagine su alcuni aspetti della pittura del nostro tempo che si svolge a partire da un’idea di rappresentazione dell’ordinario e da una serie di domande molto semplici: esiste ancora una spinta verso i generi classici? in che modo i pittori possono assecondarla o eventualmente contrastarla? da cosa deriva la nostra attrazione, apparentemente inesauribile, per soggetti ordinari come nature morte, vasi di fiori, paesaggi, interni domestici? Inoltre, perché siamo inclini a considerare la rappresentazione di questi soggetti una zona franca, il luogo di un puro piacere dello sguardo, liberato dal gioco culturale dei rimandi e delle citazioni?
Il progetto prova dunque a tracciare i contorni di un territorio poroso e potenzialmente molto ampio: all’interno vi sono inclusi quadri di genere (o frammentari tentativi di aderire al quadro di genere), e dipinti più ibridi, quasi con tendenza all’astrazione, che partono da piccole epifanie, dall’osservazione di fenomeni e accadimenti minimi e quotidiani. Ma la mostra è anche incentrata sul tempo, sullo scorrere di un tempo apparentemente uniforme che si dispiega attorno a soggetti riconducibili al reale, che possono essere variati e ripetuti, articolarti in serie o emergere come elemento eccentrico all’interno della produzione degli artisti invitati.
La mostra rinvia, in seconda battuta, a una tradizione novecentesca legata al “ritorno all’ordine” – una tendenza che attraversa la pittura italiana dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e gli anni conclusivi delle Avanguardie storiche – e vuole riflettere sull’ambiguità della parola “ordinario” (etimologicamente: conforme all’ordine), tenendo sullo sfondo la relazione tra lo stato attuale della pittura e i contrasti del momento storico in cui si colloca.
In questo senso la presenza dell’opera di Salvo è punto nodale di questo progetto, proprio perché sottolinea che quel generico ritorno all’ordine, che ha visto, negli anni Settanta, un predominio di autori come Baselitz, Immendorf, Lüpertz, Penck (solo per ricordare i più famosi), e in seguito l’affermarsi del fenomeno della Transavanguardia a livello internazionale, in Italia, in realtà si stava assistendo a una svolta, proprio nel momento in cui la coniugazione dell’arte processuale e disseminativa si andava affermando. Ecco, Salvo (autore presente con le lapidi nel libro sull’Arte Povera firmato da Germano Celant ed editato da Mazzotta sul finire degli anni Sessanta) aveva già gettato il sasso nello stagno ed aveva attraversato la riva del fiume: per esempio, ne è perfetta testimonianza la mostra da Franco Toselli, a Milano, in via Melzo, tenutasi nel 1973, e dove furono presentate le famosissime citazioni “pittoriche” del San Giorgio.
Info:
“Le realtà ordinarie”
a cura di Davide Ferri
Palazzo de’ Toschi
p.za Minghetti 4/D, Bologna
21 gen – 23 feb 2020
opening: mar 21 gen h 18.30
ingresso libero
info: l.raffa@bancadibologna.it
Salvo, Arance, 1981, olio su tela, 19 x 24,5 cm. Foto Sebastiano Pellion di Persano, courtesy Norma Mangione Gallery e Archivio Salvo, Torino
Carol Rhodes, Surface Mine, 2009 – 2011, olio su tavola, 50 x 56,5 cm, courtesy of the Estate of Carol Rhodes
Luca Bertolo, Il fiore di Anna #2, 2019, olio e pastelli su tela, 200 x 250 cm, courtesy Spazio A, Pistoia
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