Nella pratica artistica di Clément Cogitore (Colmar, 1983) si intersecano sguardo cinematografico, videoarte e fotografia: veicoli di una riflessione continua su temi inscritti nel DNA di ogni comunità umana, come la ritualità, il senso del Sacro e la memoria collettiva. Si intuisce, nelle opere di Cogitore, il respiro della lunga durata delle immagini, sempre complesse e inattuali: immagini che evadono dalla loro cornice e si costruiscono come luoghi di collisione tra codici espressivi passati e presenti, spazi mediani in cui si incontrano diverse temporalità.
Dall’incontro inatteso di epoche e media diversi nasce ‘Les Indes Galantes’: video della durata di 5 minuti e 26 secondi realizzato nel 2018 all’interno del programma di ‘3e Scene’, un progetto dell’Opéra national de Paris inaugurato nel 2015 con lo scopo di creare dialoghi inediti tra la realtà dell’Opera e la produzione artistica contemporanea.
Titolo e musica sono ripresi dall’opéra-ballet composta nel 1735 da Jean-Philippe Rameau con libretto di Louis Fuzelier: un prologo e quattro atti in cui si narrano vicende amorose dalle tinte esotiche, ambientate nelle ‘Indie’ (tutti i paesi a Est e Ovest dell’Europa). Nel video di Cogitore l’energia barocca di un brano della quarta entrée, intitolata ‘Les Sauvages’, diventa spazio di espressione di una crew di ballerini K.R.U.M.P. (Kingdom Radically Uplifted Mighty Praise), una forma di danza underground nata all’interno della comunità afro-americana di Los Angeles a inizio degli anni ’90, durante i disordini sociali scoppiati dopo l’assoluzione di quattro agenti accusati del pestaggio del tassista Rodney King. La drammaticità barocca della musica di Rameau fa un salto di più di duecento anni per incontrare la tensione dei movimenti di questa danza spezzata, decostruita e coerente allo stesso tempo, nata quasi naturalmente con lo scopo di incorporare e dare forma alla violenza che in quei giorni si diffondeva nella città californiana. I ballerini ‘selvaggi’ di Cogitore non rientrano più nello stereotipo illuminista del primitivo puro e accondiscendente, ma sono autori di una danza che fa del corpo un mezzo di identità ed emancipazione politica: un cortocircuito tra due epoche diverse, messo in scena sul palco dell’Opéra Bastille, con cui l’artista apre uno spazio di riflessione su un problema complesso come la rappresentazione dell’Alterità da parte dell’Occidente moderno. L’artista si muove su questo crinale politico senza nessun intento didascalico, mostrando invece le traiettorie di certe rappresentazioni e il ruolo che giocano nell’immaginario collettivo.
“Dal mio punto di vista, ‘Les Indes Galantes’ riguarda dei giovani che ballano sulla cima di un vulcano” dice Cogitore in un’intervista rilasciata sul canale YouTube dell’Opéra national; infatti musica e coreografia procedono con un’incandescenza progressiva, in cui l’eccesso della composizione barocca e la tensione muscolare dei ballerini danno vita a un rituale contemporaneo dall’energia profondamente liberatoria. Lo stesso linguaggio K.R.U.M.P. ha come matrice un’esperienza tribale: è un combattimento senza sangue, che ricalca l’urgenza antica della sublimazione della violenza tramite la rappresentazione simbolica dell’arte. La performance diventa la dimensione in cui questa necessità si unisce a una rivendicazione di identità socio-politica, avendo come protagonista il corpo e le sue fratture messe in mostra.
Fratturate sembrano anche le stesse immagini del video, che non concedono mai una visione totale. L’occhio di Cogitore si trova tra i ballerini, silenzioso e non invadente, mentre restituisce uno sguardo sempre parziale, coerentemente spezzato e decostruito, che sembra imitare la stessa performance con cui si sta confrontando. Questa empatia completa la traiettoria che dalle antiche danze tribali passa per Rameau, che per “Les Sauvages” si era ispirato proprio a una performance di alcuni nativi americani della Louisiana visti qualche anno prima, nel 1723, per poi migrare nel K.R.U.M.P. e, infine, fermarsi per cinque minuti e ventisei secondi nello schermo dell’osservatore. Il corpo performativo diventa uno spazio in cui estetica, memoria e politica si fondono in quest’opera decisamente contemporanea, potente e problematica.
Le ultime immagini, a danza finita, aprono a una inquadratura dall’alto. Sopra i ballerini che esultano, in un fascio di luce bianca, si leva una condensa sottile: forse il sudore dopo il rituale, forse il vulcano che è definitivamente esploso.
Piermario De Angelis
Info:
For all the images: Clément Cogitore, Les Indes Galantes, 2017, video HD, color, 5’26”. Film still: Clément Cogitore. Courtesy: Galerie Reinhard Hauff and Les Films Pélleas / Opéra national de Paris
Piermario De Angelis è nato a Pescara il 06/10/1997. Dopo aver conseguito la maturità scientifica si trasferisce a Milano per frequentare il corso di laurea triennale in Arti, Design e Spettacolo presso l’università IULM. Attualmente è studente al secondo anno del biennio di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È contributor per ‘Juliet Art Magazine’ e ‘Kabul Magazine’. Nel 2021 co-fonda, insieme ad altri studenti e studentesse dell’Accademia di Brera, l’associazione culturale no profit Genealogie Del Futuro: realtà che affronta tematiche socio-politiche e ambientali tramite pratiche alternative di community building, attraverso uno sguardo artistico e curatoriale. La sua ricerca vuole essere un’esplorazione del potenziale critico dell’arte e delle immagini in relazione alle urgenze della contemporaneità.
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