L’artista Eva Menezz (Madrid, 1981) espone la sua opera “El Mapa” (2022) nella Mostra Collettiva del XXVI Premio de Artes Plásticas, nella Sala de Arte El Brocense, a Cáceres (Spagna). La sua opera è stata selezionata tra più di mille pezzi candidati, che sono stati presentati con l’obiettivo non solo di vincere, ma anche di far parte della mostra. La chiusura della mostra è fissata per oggi, venerdì 5 gennaio 2024. Menezz è un’artista laureata in Belle Arti presso l’Università Complutense (Madrid). Parallelamente, la sua arte si è evoluta, orientandosi maggiormente sulla pittura figurativa e sull’illustrazione attraverso l’editing digitale. Tuttavia, gli ultimi anni della sua carriera si sono concentrati sulla completa innovazione, incorporando nel lavoro materiali tridimensionali per creare “dipinti scultorei”, come li chiama giustamente lei.
Sotto questo aspetto, l’opera intitolata “El Mapa” (2022), che appartiene alla sua dirompente serie “Blocks” (dedicata alla pittura scultorea) è stata concepita in un modo molto particolare – ma non esclusivo di tale opera – che si collega alla creatività traboccante di Menezz, il cui processo creativo va addirittura oltre la coscienza, attingendo all’inconscio. Dormire non è mai del tutto piacevole se ricordi i tuoi sogni quando ti svegli, ma in questa occasione questo fatto è cruciale per comprendere la concezione di quest’opera, ispirata da un insieme di sogni e pensieri prodotti durante la veglia, prima di iniziare a riposare. Il rigurgito di immagini, come disse l’artista surrealista Max Ernst a proposito della sua scoperta del frottage, riferendosi al termine sonno-veglia, ha cominciato a materializzarsi attraverso schizzi che Menezz disegnava in fretta quando si alzava dal letto. Il suo obiettivo era evitare che le immagini si diluissero nella memoria ancora dormiente. Una volta completato il lavoro di documentazione dell’idea emergente, ha iniziato a sperimentare, sia con il disegno sia con il lavoro digitale. Nella sua semi-pausa, Menezz è rimasta sbalordita da un’immagine rivelatasi nella sua mente: si trattava di un’opera d’arte della serie “Blocks” che fortuitamente perdeva consistenza nella durezza della materia. Dopo essere diventate elastiche, le doghe di legno rimanevano fuse come gli orologi di Salvador Dalí. Il pezzo in mostra è, senza dubbio, il più dinamico fino ad oggi e mostra un modo totalmente nuovo di comporre dell’artista. Utilizzando blocchi di legno come base materiale, Menezz riteneva di poter utilizzare doghe rettangolari più allungate e di diverse altezze. Collocati al centro della composizione e in diagonale, possono differenziare e allo stesso tempo connettere due aree omogenee dell’opera. Così viene spezzata l’unità come base della bellezza estetica e viene infranto anche il primato della forma geometrica regolare quadrata.
Serve anche a rompere, a livello visivo, l’armonia attesa dalla forma quadrata così comune nell’arte astratta, con un effetto che porta addirittura alla sensazione di movimento. L’opera evoca il movimento lungo la diagonale, proprio come questa risorsa si è imposta nella scultura greca classica, guidata da Prassitele, fino a diventare infinitamente utile. Colpisce però l’inserimento di una diagonale, di una rottura ottica in un supporto piuttosto piatto – malgrado la tridimensionalità raggiunta con le lamelle poste anche ad altezze diverse – e che, a parte questo, in qualche modo rifiuta le regole del teorico dell’arte Clemente Greenberg quando affermava che «per raggiungere l’autonomia, la pittura deve innanzitutto spogliarsi di tutto ciò che può condividere con la scultura. […] le regole e le convenzioni essenziali della pittura sono allo stesso tempo le condizioni limite che un dipinto deve rispettare per essere vissuto come tale» (Modern Painting, Clement Greenberg, 1960). Un dipinto doveva essere prevalentemente piatto, quadrato o rettangolare, ma geometricamente uniforme. “El Mapa” si muove quindi più chiaramente che mai verso la scultura. È evidente che queste ragioni sono servite alla giuria per selezionare il suo pezzo in concorso. Sebbene qui alla cromaticità non sia stata data tanta importanza, Menezz la sceglie con attenzione, tenendo conto sia della sua armonia sia dello sfondo dell’opera.
Infine Menezz, pur essendo un’artista astratta, ricorre anche all’allegoria. Le sue opere hanno sempre un significato, ovvero quello di ricordare il valore delle mappe e dei progetti di razionalizzazione dell’ambiente. “El Mapa” allude proprio all’idea della rappresentazione piana di una superficie geografica, in questo caso particolarmente versatile, essendo uno strato. La possibilità di ruotare questi moduli per orientarsi ha molto a che fare con le opere di Menezz, che possono essere appese orizzontalmente e verticalmente, acquisendo grande flessibilità; in definitiva non esiste una posizione sbagliata.
Andrea García Casal
Info:
Collective exhibition XXVI Premio de Artes Plásticas
1/12/2023-5/1/2024
Sala de Arte El Brocense – C\ San Antón, 17, 10003
Cáceres, Extremadura
Spain
www.cultura.dip-caceres.es/xxvi-premio-de-artes-plasticas
is a contemporary art magazine since 1980
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