Se tutt’oggi esiste l’idea per cui l’arte sia genuina, limpida e al contempo ammaliante, allora tale convincimento fa pensare alla bella poesia di Sandro Penna, per cui la pura felicità risiede nell’amare il mondo semplicemente con un bianco taccuino sotto il sole.[1] E quanto avviene con Penna, i cui versi emergono da un sereno buio per palesarsi all’improvviso nella loro fresca brevità, altrettanto deve dirsi per i modi creativi di Louis Fratino (1993, Annapolis, Maryland, USA), ideatore di soggetti distinti da un’innata dignità e trasparente raffinatezza. Proprio su questa traccia trova sviluppo il progetto ideato dalla Litografia Bulla di Roma nel contesto dell’iniziativa Passaggi, una serie di mostre allestite nella finestra su strada della bottega.
In occasione di tale proposta sono esposte fino al 3 dicembre 2023 le litografie di Louis Fratino, accompagnate dal volume Spleepless traveler, curato da Tim Moore – una coproduzione Bulla, NERO editions e ideata con il supporto della Galerie Neu di Berlino – volta a raccogliere una selezione di poesie di Penna in lingua inglese, tradotte da Tim Moore e dal poeta Jahan Khajavi. Circa le opere litografiche, quelle intitolate Fanciullo e Fish Market sono una produzione della Litografia Bulla, mentre le restanti sette sono state ideate per illustrare la citata pubblicazione. Ciò che emerge dall’iniziativa è come sia per Penna sia per Fratino la vita sia conquista della naturalità e dell’attimo colto all’improvviso e, sebbene entrambi curino forme d’arte differenti, si trovano inaspettatamente accomunati dall’assoluta purezza e classicità del timbro, ora cantati in poesia e disegnati in litografia.
La mostra è quanto di più apprezzabile possa esserci nell’unione tra verbalità e visione, sia per la lucidità del virtuosismo tecnico di Fratino, sia per l’originalità ideativa di Beatrice e Flaminia Bulla responsabili del progetto Passaggi. Per cui tutte le opere prodotte in litografia non sono originate da un rapporto meccanico e d’ipnotismo creativo, bensì trovano spazio e sviluppo in un incontro costruttivo tra l’artista e il Laboratorio. E ciò può farci riflettere quanto dietro tali scelte è evidente il carattere identitario della Litografia Bulla, che ha inteso valorizzare i contenuti del testo illustrativo con una lettura pubblica durante la serata inaugurale da parte di Louis Fratino, il poeta Elio Pecora, Tim Moore e Jahan Khajavi. Così, tutti i partecipanti del progetto hanno rafforzato la consapevolezza di aver creato qualcosa d’impuro, audace e acuto, in quanto protagonisti d’espressioni che si cifrano fra rigore ed energia, di percorsi d’azione allargati alla storia della letteratura, in un contesto culturale quale quello della Litografia Bulla, caratterizzato da complesse stratificazioni artigiane. Perciò quanto ideato per Fratino si consolida in una costruzione di un solido programma d’azione, che fa eco a un atto valutativo inteso come momento di gusto irrazionale e di quotidiana stimolazione di energie critiche.
Benché tutte le litografie esposte testimonino un’attenzione verso il consueto, raccontando visivamente scorci di onesta e pura curiosità, Fratino è consapevole di non voler essere sovversivo con le tecniche litografiche, concentrandosi piuttosto sul segno e la sua essenza, per una resa pittorica in cui tutto è esatto, vivo, nitido e al contempo fortemente misterioso. Così, anche se le opere trovano origine da uno strutturato numero seriale, vivono nei modi e limiti di una produzione manuale. Scelta quest’ultima distinta da una scelta ritmica che risponde a una logica espositiva elementare e piacevole, i cui soggetti si presentano come delle piatte sagome giocattolo dalle ingenue e schiacciate vedute. Eppure, questa è la prova di un modo davvero ingegnoso di pensare la scena, per cui la trasgressione della regola prospettica, come avviene nella maggior parte dei casi per Fratino, è ricercata per nutrirsi della fecondità di questa violazione.[2]
Ciò testimonia un pensiero creativo e persuasivo secondo cui l’opera esposta in vetrina intitolata Fanciullo, raffigurante un volto nella sua maestosità fisica racchiusa in sé stessa, risulta colmo di un carisma recondito. Litografia quest’ultima, da studiare con un grandissimo sorriso interiore poiché l’artista, per puro amore della diversità, spaccia ciò che è naturalmente ed effettivamente alterato come normale, prova ne siano l’irreale grandezza dei suoi occhi e l’alterata proporzione delle parti del viso. E anche qui Fratino ricalca visivamente quanto affermato da Penna, «per cui è felice solo chi è diverso, ma guai a chi è diverso, essendo egli comune».[3] L’interesse per l’incredibile dissomiglianza scopre l’identità di un Fanciullo clamorosamente pura in uno sguardo perduto, appena velato da un filo di malinconia, sì da farci dubitare se si tratti di un tormentato spirito dalla cui pena non si è ancora lasciato abbandonare. Inoltre, la resa della tecnica litografica giocata sull’alternanza di morbidi e netti chiaroscuri, dona un carattere rugoso, quasi cavernicolo, e l’assenza di una struttura spaziale di sfondo induce a pensare il ritratto non come una semplice immagine, bensì come una venerata icona. E ancora, il minimalismo figurativo, assieme al sovvertimento prospettico, purifica la sfera rappresentativa, innescando un meccanismo che incuriose chiunque l’osservi per il suo carattere sfacciatamente inconfessato e individuale.
L’alta e suggestiva espressione di intimità presente nel Fanciullo non si trova nella litografia Fish market, in cui la scena è illuminata in modo surrettizio da una luce a tratti screziata, con una prospettiva volutamente violata per donare una verosimiglianza a un soggetto autentico e privo di prestigio. Tuttavia, si percepisce comunque una piacevole fascinazione, una logica del disordine esistenziale di una natura morta organizzata secondo una coordinazione interna vagamente dispersiva, ma nondimeno descritta con una gaia e vivace compattezza. E come potrebbe un’opera del genere seguire un criterio interno pur rimanendo svafillante di vita? Semplicemente seguendo la radicale volontà di Fratino di violare le regole della complessità, per amare naturalmente ogni cosa del mondo, purché giocosamente nascosta di mistero e quindi rivelata per via di un semplicistico ordine spaziale. Per cui tutte le litografie in mostra irradiano tiepidi e limpidi raggi di sole, che si inseriscono in un luogo, quale quello della Litografia Bulla, ove le trame dell’abitudine si infrangono e il mondo appare carico di nuovi significati, formicolanti d’echi di poetitche ed armoniose risonanze creative.
Maria Vittoria Pinotti
[1] Sandro Penna, Poesie scelte e raccolte dall’Autore nel 1973, Oscar Moderni, Milano, 2022, p. 91
[2] Pavel Florenskij, La prospettiva rovesciata, a cura di Adriano Dell’Asta, Piccola Biblioteca Adelphi, Milano, 2020, p. 20
[3] Sandro Penna, Poesie scelte e raccolte dall’Autore nel 1973, Oscar Moderni, 2022, p. 103
Info:
Louis Fratino e Spleepless traveler
6/10/2023 – 3/12/2023
Via del vantaggio 2, 00186, Roma
Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30
www.litografiabulla.com
Maria Vittoria Pinotti (1986, San Benedetto del Tronto) è storica dell’arte, autrice e critica indipendente. Attualmente è coordinatrice dell’Archivio fotografico di Claudio Abate e Manager presso lo Studio di Elena Bellantoni. Dal 2016 al 2023 ha rivestito il ruolo di Gallery Manager in una galleria nel centro storico di Roma. Ha lavorato con uffici ministeriali, quali il Segretariato Generale del Ministero della Cultura e l’Archivio Centrale dello Stato. Attualmente collabora con riviste del settore culturale concentrandosi su approfondimenti tematici dedicati all’arte moderna e contemporanea.
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