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Magdalena Fernandez. Il fluire degli elementi e l’...

Magdalena Fernandez. Il fluire degli elementi e l’eco della natura

Il lavoro artistico di Magdalena Fernandez restituisce una nuova rappresentazione della natura, riappropriandosi dell’astrazione moderna, intesa non come raggiungimento dei fini ultimi del pensiero, ma come metodologia del divenire, svelandone l’equilibrio instabile e le metamorfosi.  Dal rigore del segno e della forma, l’artista elabora un’etica della pratica artistica, volta ad indagare gli elementi che reggono questo apparente equilibrio, ricercando il sentimento di appartenenza che lega l’uomo alla natura.  La sua poetica scopre i tratti essenziali di elementi quali l’acqua, il suono e la luce, attraverso un rapporto mimetico che guarda ai segni, ai ritmi e al fluire delle cose. Magdalena Fernandez estende i canoni della rappresentazione razionale superandone la linearità in favore di slittamenti, sospensioni e diffrazioni, che riflettono un contributo femminile alla tradizione del modernismo. Gli elementi della sua ricerca diventano le chiavi di accesso di una nuova ecologia del pensiero, che rivisita il rapporto tra uomo e natura, inteso in termini di mimesi, differenza e continuità.  Ne segue la natura mobile dei suoi lavori che, perseguendo il ritmo del divenire, si ricompongono secondo un moto perpetuo.

L’acqua è l’elemento più affine all’approccio di Magdalena Fernandez, rappresentando sia il principio vitale di ogni organismo che lo scorrere degli eventi in natura. Confrontandosi con l’essenza dell’acqua, le coordinate spazio-temporali si dissolvono in favore di un movimento libero tra profondità e superficie, in cui si ripete la ricreazione della materia. Quest’operazione diventa inoltre, una ricerca degli aspetti inconsci e non ancora visibili del reale, che affiorano in superficie come tracce e cartografie del divenire. In quest’economia dei fluidi, l’artista recupera una dimensione di infinito, superando i limiti della materia e dell’esperienza, attraverso la sintesi intuitiva di segni, reticolati e traiettorie. È così per il progetto 2iPM009, 2016 che, pensando alla rappresentazione e al suono della pioggia, dopo una prima presentazione per la 10.ma biennale di Cuenca in Ecuador nel 2009, trova spazio alla Houston Cistern, 2017, esaltandone l’aspetto immersivo e di raccoglimento. L’aspetto pittorico e acustico si fondono, raggiungendo una massima astrazione del reale, senza però mai distaccarsene completamente: mentre il precipitare della pioggia, diventa un susseguirsi di punti e linee, simultaneamente, l’imprevedibile suono dell’acqua si traduce secondo le sequenzialità e gli arrangiamenti di una musica jazz, ad opera del coro sloveno Pertuum Jazzile.

Percepire il suono della natura è un fattore sia metodologico che stilistico, che fa sì che l’assemblaggio degli elementi nello spazio sia una pratica poetica e rigeneratrice. Come nel mito di Eco e Narciso, Fernandez è interessata non tanto al riflettersi dell’identità dell’immagine ma, perseguendo un’etica femminile, la sua attenzione è rivolta agli intervalli, alle sospensioni e alle ripetizioni, come affrontato in occasione della mostra Surfaces, 2006, al Museo di Arte Contemporanea di Caracas e in seguito al CIFO di Miami. Il suono della natura è quindi una dimensione che richiede rigore metodologico tanto quanto libertà di espressione. Nel condurre lo spettatore ad una sonorità della natura, Magdalena Fernandez recupera l’essenza acustica dei fenomeni oltre l’oggetto della conoscenza visibile, in cui recuperare le sequenzialità, i timbri e i pattern delle forze organiche. Nelle sue opere, l’eco delle forme naturali, sia vegetali che animali, è la cifra e la misura attraverso cui trascendere i limiti fisici, per un recupero delle intensità di natura.

Un terzo elemento della ricerca artistica di Fernandez, è la luce che, tralasciando la linearità del regime ottico, diffrange i piani della visione per divenire metafora di un risveglio, come per l’opera 1pmSO11. Il segno della luce, punto o linea è per l’artista la precondizione di esistenza, anticipando l’autoaffermazione della materia e l’apparire dei fenomeni. Attraverso una micrologia della luce, l’artista riscopre il sorgere della vita sulla terra, come se all’alba di un nuovo giorno, le forme animali e vegetali divenissero maglie luminose, la summa della vita organica. Nei suoi lavori, la luce aiuta a scoprire le forme più invisibili della natura, come per la mostra Surfaces, 2006, dove Fernandez ci conduce in un percorso di luci, come se camminassimo sotto un intreccio di foglie, o ancora con l’opera 1i015, 2015, presentata al MOCA, in cui l’installazione ripensa lo spazio architettonico, attraverso uno sciame di lucciole.

L’assemblaggio degli elementi, teso ad esplorare le relazioni e l’instabile equilibrio del divenire, definisce una pratica femminile che intende recuperare la mimesi di natura ripetendone i ritmi e le metamorfosi. I riferimenti alle ricerche spaziali moderniste, così come l’astrazione geometrica e le influenze formali apprese da AG Fronzoni, costituiscono la metodologia dell’artista, che si riappropria di questi canoni guardando oltre, verso il fluire delle forme organiche. Soffermandosi sugli intervalli tra gli elementi, il lavoro di Magdalena Fernandez inaugura una genealogia di artiste donne che dal moderno colgono una metodologia dell’astrazione, per avanzare un’ecologia degli elementi che si concentra sull’energia che intercorre tra le forme organiche. La sua pratica artistica è un’etica del desiderio, volta a scoprire il lato invisibile della natura. Quando dalla natura, si può ancora riflettere dell’uomo, il suo gesto diventa politico.

Installation view of Magdalena Fernández at MOCAPacific Design Center. October 3, 2015–January 3, 2016, courtesy of The Museum of Contemporary Art, Los Angeles, and the artist photo by Josh White

Magdalena Fernández, 1pmS011, 2011 from the series Mobile Paintings video-installation courtesy of the artist

Installation view of Rain: Magdalena Fernández at Houston Cistern, at Buffalo Bayou Park Cistern; Organized by the Museum of Fine Arts, Houston, and co-presented by Buffalo Bayou Partnership. December 10, 2016 – June 25, 2017 Video Installation 2iPM009, from the series Mobile Paintings, 2009. Digital animation by Marcelo D´Orazio Audio from corporal percussion, courtesy of www.perpetuumjazzile.si/en/ vocal group Courtesy of Sicardi Gallery and the artist. Photo by Peter Molick

Installation view of Estructuras at Sala Mendoza, Caracas. October 24 – November 14, 1993 courtesy of the artist photo by José Luis Peña


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