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Marcela Cernadas: dall’uso del vetro all’eco di Borges, fino all’ultima mostra a Venezia

Marcela Cernadas è un’artista argentina, nata a Campana nel 1967, che attualmente vive e lavora tra Spagna e Italia. Tra le istituzioni più importanti nelle quali ha esposto ricordiamo il Centre Pompidou a Parigi, il Museo Reina Sofía a Madrid, il Matadero di Madrid, la Fondazione Joan Miró di Barcellona, il Frauenmuseum (Museo delle Donne) di Bonn, il Galata Museo del Mare di Genova, il MACRO di Roma, la Fondazione Cini e La Biennale di Venezia.

Marcela Cernadas, ph Salvador Soriano, courtesy Studio Marcela Cernadas

Paola Natalia Pepa: La tua collaborazione con gallerie rinomate (Galleria Michela Rizzo, Studio La Città) e realtà italiane (Rubelli tessuti, Macro di Roma, Fondazione Musei Civici di Venezia) vanta ormai un trascorso duraturo. Quali ricordi, fra i tanti, porti con te come i più importanti nella tua carriera?
Marcela Cernadas: Forse quelli inerenti alle grandi manifestazioni di fiducia che mi hanno dato. Ad esempio, quando ero ancora studentessa, la gallerista Hélène de Franchis (Studio La Città) ha portato ad Art Basel le mie opere e le ha vendute a un museo, o quando la gallerista Michela Rizzo si è fatta carico della produzione di Velamina, l’installazione site specific nella chiesa di San Salvador a Venezia, o ancora, quando la curatrice Macu Morán ha esposto una mia opera al Centre Pompidou… Ricordo anche tanti altri aneddoti divertenti, come quando ho coinvolto il Sindaco di Campana (e tutta la mia famiglia!) per creare una proiezione sul principale monumento storico della città, esponendo un proiettore costosissimo alle intemperie e improvvisando uno schermo con pellicola da cucina sulla facciata… allora i mapping non esistevano! Mi commuovo ancora nel pensarci.

Marcela Cernadas, Manifesto di sabbia, 2023, ph Francesco Allegretto, courtesy Studio Marcela Cernadas

Nel 2022 sei stata nominata vincitrice della decima edizione del Premio Glass in Venice, promosso dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti e dalla Fondazione Musei Civici di Venezia per valorizzare l’arte vetraria a livello internazionale. Cosa ti ha portato alla scelta del vetro e come è stato il tuo approccio con questo materiale?
L’incontro è stato diretto. Ho ricevuto una committenza dal Patriarcato di Venezia per eseguire un’opera in vetro e da lì, lentamente, ho compreso che, grazie alla sua funzione originaria di “guardare attraverso”, la trasparenza del vetro si adegua alle domande di senso poetico implicite nel mio lavoro. In più, la sobria e inesorabile metamorfosi di questa materia mi avvicina con molta naturalezza all’argomento metafisico.

Marcela Cernadas, Ode to the brief, 2022, ph Sergio Martucci, courtesy Studio Marcela Cernadas (BELLO MONDO, Galleria Michela Rizzo, Venice, July 9 – September 10, 2022)

Attualmente, in suolo veneziano, sei protagonista di un’importante esposizione presso il Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini, dal titolo “Manifesto di Sabbia”. Cosa ci vuoi raccontare di questa partecipazione?
Manifesto di sabbia nasce da un’intuizione che ho avuto lo scorso inverno durante un viaggio di studio presso la Fondazione Cini. In quel contesto di straordinaria densità sono stata guidata all’interno degli archivi del Centro Studi del Vetro da Marzia Scalon, curatrice della mostra, che poi mi ha invitata a realizzare una mostra nella Sala Messina. Da quel momento ho trascorso nell’isola di San Giorgio quel soggiorno e i successivi, dedicandomi al progetto che mi sta dando molte soddisfazioni. La mostra è composta da un corpus di opere, tutte inedite, che si pongono di fronte all’impresa dell’artista di dare coerenza all’incoerenza primigenia della sabbia. Sono partita dal racconto del  “El libro de arena” (1975) di Jorge Luis Borges per poi spaziare su lavori in carta e vetro che sono la raffigurazione di uno scritto-disegno senza principio né fine. Il momento epifanico del lavoro ha avuto luogo quando sono riuscita a redigere il testo del manifesto e a farlo serigrafare con un inchiostro preparato appositamente per una carta color sabbia e, per l’occasione, a farlo cesellare su una pagina fatta di vetro di Murano, metafora di un fondale marino che potrebbe mutare verso ogni inizio e ogni fine.

Marcela Cernadas, Scatola per Manifesto di sabbia, 2023, courtesy Studio Marcela Cernadas

In un momento in cui in molti optano per farsi notare con azioni eclatanti e opere eccentriche e antropocentriche, le tue creazioni si denotano per la raffinatezza della scelta estetica e la delicatezza nel diffondere il messaggio da parte dell’artista. Per lo sguardo che parte dall’anima e si proietta verso l’esterno, la vita, la Natura, l’Infinito. Una sensibilità che nei suoi gesti soavi non perde tuttavia di forza comunicativa…
Essere notati è un fatto sul quale non possiamo avere il controllo. Penso che gli sforzi dell’artista debbano concentrarsi sull’autenticità e la coerenza con il proprio pensiero. Non ha molto peso se questo pensiero coincide con le coralità imperanti nei vari momenti storici o nella complessa geografia dell’arte. Un percorso fatto seguendo i propri tempi e convinzioni diventa limpido e in questo caso acquisisce peso.

Labirinto Borges, Fondazione Cini, 2023, ph Salvador Soriano, courtesy Studio Marcela Cernadas

Nella tua ricerca artistica spesso emergono connotazioni che riportano ad autori argentini, originari del tuo paese natale: dal rimando di Rayuela (Il gioco del mondo) di Julio Cortázar nell’opera presentata per La Biennale di Venezia nel 2003, all’attuale mostra “Manifesto di Sabbia”, il cui titolo omaggia il racconto Il Libro di Sabbia di Jorge Luis Borges, autore argentino cui è anche dedicato il labirinto collocato accanto al nuovo Centro Studi del Vetro nell’Isola di San Giorgio a Venezia.  Questi riferimenti che emergono spontaneamente e/o che porti con te volontariamente sono un retaggio del tuo passato?
Sono certa che sono incorporati nel mio immaginario e che emergono in maniera spontanea quando entrano in risonanza con l’atto creativo. Gli autori che menzioni sono stati viaggiatori permeabili alle varie culture che hanno studiato e amato; allo stesso tempo si sono addentrati nella propria origine consolidando la scrittura in “argentino” e come risultato hanno raggiunto una voce universale. Ho semplificato moltissimo e continuo raccontandoti che mi riconosco nelle loro avventure e ipotesi.  Mi riconosco anche nel labirinto vivente di San Giorgio nel quale mi fa paura entrare. Mi sono avventurata parzialmente, e con Marzia, per la pura vanità di avere una fotografia!

Info:

Marcela Cernadas. Manifesto di Sabbia
11.09 – 21.12.2023
Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini
Isola di San Giorgio, Venezia
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 13.30 e dalle 14.30 alle 17 (prenotazione obbligatoria a centrostudivetro@cini.it)


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