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Marionette e Avanguardia: Picasso, Depero, Klee, S...

Marionette e Avanguardia: Picasso, Depero, Klee, Sarzi a Palazzo Magnani, Reggio Emilia

Dopo L’età inquieta, interessante mostra conclusasi lo scorso marzo, Palazzo Magnani presenta un’altra esposizione appassionante e originale, Marionette e Avanguardia. Picasso, Depero, Klee, Sarzi. Il nuovo allestimento, magistralmente curato da James M. Bradburne, membro del comitato scientifico della Fondazione e direttore della Pinacoteca di Brera, si focalizza sul teatro di figura del Novecento mettendo in luce come importanti artisti d’avanguardia utilizzarono marionette e burattini al fine di trasformare il teatro da uno spettacolo diretto da attori a una forma d’arte totale creata da registi. Furono proprio le Avanguardie a riscoprire la poesia e la forza di burattini e marionette, reinterpretandoli e facendo rivivere quel teatro di figura nato nella notte dei tempi, che ha raccontato storie per oltre due secoli. Burattini e marionette incantarono personaggi illustri come Heinrich von Kleist che vedeva in quest’ultime non solo un «simbolo di grazia, ma di una dimensione altra di esistenza…l’ultimo capitolo della storia del mondo, libera dal peso della coscienza che grava sull’uomo».

“Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi”, installation view at Palazzo Magnani, ph Alessandro Meloni

Per l’occasione il palazzo reggiano si trasforma in un affascinante e avvolgente palcoscenico in cui il visitatore, già attraversando la soglia allestita con quinte vittoriane, viene coinvolto in una narrazione immaginifica e totalizzante. Nel grande atrio al piano terra, aprono la mostra gli imponenti e colorati costumi progettati da Picasso, indossati dai protagonisti di Parade (due manager, un cavallo e un prestigiatore cinese). Il provocante balletto che può essere considerato manifesto del cubismo teatrale, prodotto dai Balletti Russi di Sergej Djagilev, musicato da Erik Satie, sceneggiato dai Jean Cocteau, andò in scena a Parigi al Théatre du Chatelet nel 1917, destando grande scandalo. La scalinata circolare che dà accesso ai piani superiori, grazie a piccole sculture di gatti e topi appoggiate a terra, progettate da Fortunato Depero, che proiettano le loro sagome sulle pareti adiacenti, regala a chi di passaggio, un suggestivo teatro di ombre.

“Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi”, installation view at Palazzo Magnani, ph Alessandro Meloni

Nella prima sala sono esposti i puppets futuristi di Depero, ideati per Le chat du Rossignol di Stravinskij e per i Balli plastici del 1918, allora accompagnati da musiche d’avanguardia che tanto entusiasmarono Marinetti. Sulla parete centrale, campeggia l’emblematica frase dell’attore e regista, Gordon Craig: «L’attore se ne dovrà andare, e al suo posto arriverà la figura inanimata, la Uber- Marionetta la potremmo chiamare, almeno finché non si è guadagnata un appellativo migliore». La citazione è estrapolata dal celebre saggio L’attore e la supermarionetta pubblicato all’inizio del Novecento in cui il riteatralizzatore inglese auspicava una forma di teatro pura dove l’assenza dell’uomo sarebbe stata sopperita dalla supermarionetta in grado di collocare il teatro in una dimensione senza traccia di sentimento e di emozione umana a favore di un’arte non mimetica, ma espressione di un ostentato artificio. Proseguendo, esposti alle pareti, troviamo alcuni disegni di Depero e gli enigmatici quadri di Carrà, abitati da manichini collocati in spazi metafisici in cui l’uomo, assente, è stato sostituito da oggetti che ne sintetizzano il concetto di spersonalizzazione, provocata dai traumi dovuti alla atrocità delle guerre e dall’avvento dell’era tecnologica. I manichini senza arti e organi finiscono per divenire simboli del movimento artistico omonimo e saranno infatti prescelti da de Chirico, Savinio, Sironi, suoi noti esponenti.

Fotografo anonimo, Richard Teschner davanti e dentro il “Santuario d’Oro” s.d., Vienna, Museo del Teatro © KHM-Museumsverband, Theatermuseum

Nella medesima sala, Dieci burattini futuristi di Prampolini posti su base circolare, in cui si riconoscono personaggi celebri caricaturizzati come D’Annunzio, Mussolini, Giolitti, Vittorio Emanuele III, ma anche il Diavolo e il Fascismo, palesano un altro aspetto che affascinava gli artisti che lavoravano con questa forma d’arte; ovvero la possibilità di dare vita a oggetti ambigui, irriverenti, ma anche di poter esprimere liberamente idee, fare denunce e satira attraverso personaggi altri che ne diventano, filtri, mediatori. A Reggio Emilia spiccano, inoltre, le creazioni di Richard Teschner, esponente dell’Espressionismo viennese, abile burattinaio e scenografo, illustratore e creatore di splendidi vestiti per puppets manovrati con un’asta centrale le cui corde erano in grado di simulare movimenti accurati, anche facciali. Teschner operò in questo modo, lasciandosi ispirare dalle marionette a bastone gianesi introdotte in Europa grazie alla fascinazione per l’Orientalismo imperversante sul finire del XIX secolo. Una inventiva fiabesca e visionaria che ritroviamo, seppur con tratti completamente diversi, nelle incredibili marionette realizzate assemblando sfere, cilindri, coni, dall’artista dada-costruttivista Sophie Taeuber-Arp per la commedia dell’arte del settecentesco Re Cervo di Carlo Gozzi in una inedita versione rivisitata in chiave psicanalitica da Morax e Wolff, che vede FreudanalytiKus e il suo assistente, dottor Il Complesso di Edipo, compiere metamorfosi ricorrendo alla forza della Uberlibido. Di Arp, che fu anche scrittrice, danzatrice, designer tessile, costumista e scenografa per il Cabaret Voltaire, troviamo in mostra pezzi di straordinaria modernità, in linea col suo intero operato in grado di suggestionare a distanza di tempo creativi contemporanei, come testimonia la citazione all’artista fatta nella campagna Fendi 2015-2016.

“Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi”, installation view at Palazzo Magnani, ph Alessandro Meloni

A Palazzo Magnani è possibile visionare altresì un’ampia sezione che approfondisce gli esperimenti delle avanguardie russe e del Bauhaus: alcuni burattini di Klee realizzati dall’artista per il figlio Felix tra il 1916 e il 1925 con materiale di recupero come stracci, scatole di fiammifero e gesso (il Fantasma spaventapasseri, il Poeta coronato, e persino un pupazzo autoritratto) e i lavori dominati da figure geometriche di Oskar Schlemmer che a partire dal ‘23 assunse la direzione del Teatro del Bauhaus. A lui che studiò l’uomo in relazione allo spazio prismatico e astratto del palcoscenico, si deve l’invenzione del Balletto Triadico. L’uomo teatrale di Schlemmer si relazionava con lo spazio ricorrendo al travestimento, al costume e alla maschera, raggiungendo una sorta di astrazione grazie a una sintetizzazione del corpo umano attraverso figure solide come il cubo, il cilindro e la sfera al fine di migliorare e superare le proprie capacità e limiti. Un’ampia sezione è dedicata anche a El Lissitzky  e ai disegni per La Vittoria sul Sole, capolavoro futurista andato in scena la prima volta nel 1913 al teatro Luna Park di San Pietroburgo con scenografie di Malevič (in questa occasione compare l’iconico quadrato nero, diventato poi simbolo del Suprematismo) dove strani figuri (dei guerrieri, un aviatore, un malintenzionato) sconfiggono il Sole immergendo l’umanità in un buio rigeneratore in cui tutto è possibile (a simboleggiare la rivolta contro una tradizione passata obsoleta). Un omaggio nel percorso allestitivo viene rivolto anche al periodo della Rivoluzione russa: Nina Efimova e il marito, lo scultore Ivan Effimov, diventarono i primi burattinai professionisti in Russia, fondando il primo repertorio di marionette per bambini. Nel 1919 tennero esibizioni per le strade di Mosca presso i circoli operai, nelle fabbriche, negli ospedali, nei manicomi, nelle stazioni, basandosi su un repertorio vasto (Andersen, Shakespeare, Puskin) principalmente incentrato su temi storici e patriottici, contribuendo a quel ruolo educativo tanto incoraggiato da Lenin e sua moglie, volto a combattere l’analfabetismo e formare al contempo nuovi cittadini sovietici.

Otello Sarzi Madidini, burattini per “Il Pelo”. Farsa all’interno dello spettacolo “Quello che penso ti dico”, 1968, tessuto, colore e occhi mobili, 70 x 10 cm ciascuno, Reggio Emilia, Fondazione Famiglia Sarzi, foto di Laura Zanoletti e Vincent Giordano

A chiudere il percorso: i burattini “politici” di un reggiano, Otello Sarzi, partigiano, antifascista, sperimentatore, che lavorò con Munari e Loris Malaguzzi, psicologo e figura importante in ambito pedagogico. Palazzo Magnani, grazie alla collaborazione con la Compagnia marionettistica Carlo Colla di Milano e l’Associazione 5T di Reggio Emilia, durante i weekend propone ai visitatori un vasto programma di brevi spettacoli e performance interpretati da professionisti del teatro di figura che si esibiranno su due palcoscenici, contribuendo ad «aprire uno spazio all’immaginazione in cui – come chiosa James M. Bradburne – un bastone può tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto».

Info:

Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi
17/11/2023 – 17/03/2024
Palazzo Magnani
Corso Garibaldi, 31 Reggio Emilia
https://www.palazzomagnani.it/


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