Artista e compositore, Mark Kostabi è nato a Los Angeles nel 1960, da genitori Estoni. Ha studiato disegno e pittura all’Università statale di Fullerton, in California. Nel 1982 si sposta a New York, dove frequenta anche la Factory di Andy Warhol e nel 1984 emerge come figura leader della scena East Village, fino ad assumere una posizione critica nei confronti del sistema, pubblicando una serie di auto-interviste che riflettevano sugli aspetti degenerativi dell’arte contemporanea.
A partire dal 1987 ha incominciato a esporre nelle più famose gallerie negli Stati Uniti, in Giappone, in Germania e in Australia. Si è affermato sulla stampa specializzata, a partire dal 1988, quando ha fondato il Kostabi World, a Manhattan, a tutti gli effetti il suo ideale atelier d’artista (un modo moderno ma allo stesso tempo quasi medievale di concepire uno studio, con numerosi assistenti e suggerimenti tematici proposti anche da amici e singoli visitatori). A partire dal 1990 il lavoro di Kostabi si afferma anche in Italia, tanto che nel 1996 l’artista decide di aprire una seconda residenza a Roma, dividendo quindi la sua vita tra Roma e gli Stati Uniti. Kostabi ha prodotto uno show televisivo, “The Kostabi Show”, dove ha fatto intervenire critici famosi e persone celebri del mondo dello spettacolo che si mettevano in gara per assegnare dei titoli ai suoi quadri. Dal 2000 al 2010 ha scritto delle note e dei consigli per gli artisti (“Ask Mark Kostabi”) per Artnet.com.
Ha disegnato le copertine degli album dei Guns’N’ Roses (Use your Illusion), dei Ramones (Adios Amigos), Jimmy Scott (Holding Back The Years), Seether (Holding Onto Strings Better Left to Fry) e di numerosi oggetti tra cui si ricordano l’orologio Swatch, la borsetta Bloomingdales, vasi Alessi, la tazzina Rosenthal, e la maglia per il Giro d’Italia. Kostabi è altresì noto per aver collaborato o prodotto opere in collaborazione con artisti di rango internazionale. Tra questi ricordiamo: Enzo Cucchi, Arman, Tadanori Yokoo, Enrico Baj, Paul Kostabi e Tony Esposito. Kostabi ha inoltre eseguito numerosi concerti, sia come solista e sia in compagnia di star come Orette Coleman, Jerry Marotta, Tony Levin, Tony Esposito, Greesi Desiree Langovits, Paul Kostabi e Gene Pritsker. Sue composizioni sono invece state eseguite da Rein Rannap, Kristjan Jarvi, Maano Manni, Delilah Gutman e dall’Orchestra sinfonica nazionale estone. I suoi Cd includono questi titoli: I Did It Steinway, Songs for Sumera, New Alliance e Kostabeat and Grace Notes. Inoltre, Mark Kostabi è stato il soggetto di numerosi documentari e film. Ricordiamo quelli degni di nota: Bottom Line: The Kostabi Phenomenon diretto da Peter Bach, Con Artist diretto da Michael Sladek, Jedermann diretto da Paul Tschinkel, e Full Circe: The Kostabi Story diretto da Sabrina Digregorio. Inoltre, l’autore è uno dei quattro protagonisti del film My Italy, diretto da Bruno Colella e contenente un cammeo di Achille Bonito Oliva, uscito nelle sale cinematografiche nel 2017.
Ampie retrospettive sull’opera di questo grande maestro della pittura contemporanea si sono tenute al Mitsukoshi Museum di Tokyo (1992) all’Art Museum of Estonia di Tallinn (1998). Vittorio Sgarbi ha curato la mostra di centocinquanta dipinti di Kostabi al Chiostro del Bramante, a Roma, nel 2006. Le opere di Kostabi sono presenti, in modo permanente, in più di sessanta musei e collezioni, tra i quali si menzionano il Museum of Modern Art (New York), il Metropolitan Museum of Art (New York), il Guggenheim Museum (New York), il Brooklyn Museum (New York), la National Gallery a Washington D.C., la Corcoran Gallery of Art, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, la Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma e il Groninger Museum in Olanda. Suoi lavori pubblici permanenti includono: un murale per il Palazzo dei Priori di Arezzo, Italy, una scultura in bronzo per la piazza principale di San Benedetto del Tronto, e il ritratto bronzeo di Papa Giovanni II a Velletri.
Un profilo di Kostabi è stato trasmesso a, “Eye to Eye” con Connie Chung, “A Current Affair, Nightwatch” (con Charlie Rose), “The Oprah Winfrey Show”, “Lifestyles of the Rich and Famous”, “Nonsolomoda”, West 57th, CNN, MTV e attraverso numerosissimi canali televisivi in Europa e Giappone. Tra i molti volumi pubblicati sul lavoro di Kostabi ricordiamo: Sadness Because the Video Rental Store Was Closet, Kostabi: The Early Years, Conversations with Kostabi, The Rhythm of Inspiration, Mark Kostabi and the East Village Scene 1983-1987 e Mark Kostabi in the 21st Century. Juliet art magazine gli ha dedicato vari servizi e due copertine e ha in programmazione un catalogo sulla sua opera che sarà presentato ad Arte Fiera 2025.
Roberto Vidali: Mark, tu sei stato uno dei protagonisti dell’East Village, che cosa ricordi di quei favolosi anni Ottanta?
Mark Kostabi: Nell’East Village, in quegli anni, centinaia di inaugurazioni d’arte colorate ed energiche si svolgevano in piccole gallerie, spesso gestite da artisti, con una moltitudine di persone che si riversa nelle strade e feste sui tetti frequentate da centinaia di artisti pittoreschi, scrittori, poeti, musicisti e collezionisti entusiasti. Ricordo le frequenti visite alla Gem Spa (la rivista e il negozio di giornali più popolari dell’epoca, ora ambedue chiusi) per vedere se il mio nome era sul giornale. SoHo era molto più consolidata e di alto livello. Tutti gli artisti dell’East Village sognavamo di esporre in una galleria di SoHo e quando finalmente ad alcuni di noi è successo, è stato come un premio ed è stata una grande spinta per il proprio ego. Per me è sempre stato molto emozionante quando Andy Warhol visitava le gallerie dell’East Village o di SoHo, ma alcuni artisti dell’East Village che si ritenevano troppo “fighetti” facevano finta di non notarlo. Sono sicuro che poi si sono pentiti del loro comportamento.
Nel 1988 hai fondato il Kostabi World: ci puoi spiegare in poche parole in senso di questo marchio?
Ho ricevuto molte recensioni negative per aver impiegato così tanti assistenti per eseguire i miei dipinti, senza che in realtà si capisse che si sarebbe dovuto spostare il punto di attenzione su quella che stava diventando una performance mediatica. Bisogna considerare che io sono cresciuto non lontano da Disneyland, in California, e per questo ho deciso di chiamare il mio studio nello spirito di Walt Disney, ma Kostabi Land sembrava troppo piccolo, da qui il nome Kostabi World.
L’omino kostabiano, privo di tratti fisiognomici, è tipico di tutta la tua pittura. Ci parli di questa scelta?
È il risultato del mio desiderio di avere un linguaggio visivo universale: un linguaggio che trascenda le barriere razziali e nazionali, e dove ognuno vi possa leggere la propria storia.
Tu pensi che possa essere corretto definirti un pittore mediale?
Sì, la mia pittura è un prodotto dei media – le mie immagini riguardano i media – e io medio tra le mie immagini e la mia immagine.
E la musica come si fonde con il tuo lavoro pittorico?
Sono un artista visivo dall’età di sei anni e un pianista da quando ne avevo dodici. Entrambi i miei genitori erano musicisti e mia madre era un’insegnante di pianoforte professionista. Dall’età di dodici anni ho sempre alternato e combinato queste due attività. Solo quando mi sono trasferito per la prima volta a New York, nel 1982, ho temporaneamente interrotto la musica in modo da potermi concentrare al 100% sul diventare un artista di successo, con tutti i vantaggi del caso. Intorno al 1985, non appena ho cominciato a guadagnare più denaro di quanto mi servisse per pagare l’affitto, la prima cosa costosa che ho comprato è stato un pianoforte Steinway da sei piedi e ho ripreso la mia carriera anche come compositore e pianista.
Quali sono gli autori del passato che ammiri di più?
Caravaggio, Raffaello, Leonardo, Bernini, de Chirico e Warhol.
Ora hai aperto un secondo studio a Roma: è questo il segno di un ulteriore radicamento in Italia?
È un segno che volevo una casa/studio in un quartiere più tranquillo e silenzioso di Roma, rispetto alla colorata ma caotica Piazza Vittorio. Così ho acquistato un villino a Monteverde Vecchio dove posso ospitare concerti e feste a seconda dei miei desideri. Questa è una struttura tutta per me, e in questo modo non ho bisogno di piegarmi alle esigenze dei vicini.
Quali sono i tuoi progetti per il 2024?
Fare la migliore arte e musica possibili e tenere tanti concerti e mostre d’arte in Italia, Stati Uniti ed Estonia. Sto peraltro lavorando a un nuovo importante libro con Scripta Maneant intitolato Kostabi: The Decisive Years. Inoltre farò almeno sette crociere nel 2024 per vendere le mie opere d’arte alle aste con la Park West Gallery, con la quale ho avuto molto successo negli ultimi anni. Sono anche concentrato su una serie di concerti multimediali con Tony Esposito che stanno riscuotendo sempre più successo.
Roberto Vidali
Info:
È direttore editoriale di Juliet art magazine.
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