Fino all’8 gennaio 2023 è ancora possibile visitare l’imponente esposizione monografica “Marlene Dumas. open-end”, dedicata all’artista Marlene Dumas (1953, Città del Capo, Sudafrica) a cura di Caroline Bourgeois, presso Palazzo Grassi a Venezia. La mostra raccoglie oltre cento opere, essenzialmente dipinti e disegni, provenienti ovviamente dalla Collezione Pinault, così come da musei internazionali e altre collezioni private, esplorando la pratica e la poetica dell’artista dal 1984 a oggi, comprendendo esemplari inediti realizzati negli ultimi anni e appositamente per il progetto.
Il percorso espositivo ingloba inevitabilmente le vicende umane di Dumas, nata in Sudafrica e trasferitasi nel 1976 in Europa, ad Amsterdam, dove tutt’oggi vive e lavora: la sua è un’arte imbevuta di un sottotesto e di spunti socio-politici che, attingendo a un vissuto profondamente personale, diviene un’analisi universale, grazie all’uso di un ampio archivio di immagini provenienti da giornali, riviste, fotogrammi cinematografici o polaroid scattate personalmente, da cui l’artista trae ispirazione. Un continuo oscillamento fra approcci micro e macro tematici, come avviene di consuetudine nell’umanità stessa, caratterizza una narrazione che affronta pietre miliari esistenziali come amore e morte, questioni di genere e razziali, violenza e tenerezza, senso di colpa, erotismo in ogni sua accezione.
Il titolo, deciso personalmente dall’artista, apporta una riflessione concernente sia il legame delle opere tra loro, e sia quello fra lo stato d’animo della loro creatrice e il mondo che la circonda. Il cortocircuito tra i termini “open” (aperto) ed “end” (fine) non corrisponde in realtà al punto in cui l’opera o la mostra cominciano e terminano. Queste due parole vogliono invece sottolineare l’accoglienza di Palazzo Grassi al suo interno per osservare e vivere la mostra, dopo un periodo di chiusura forzata dovuto agli ultimi anni segnati dalla pandemia, come altresì fanno le opere d’arte qui esposte, e che ci fanno immergere in vasti meandri di significati dal valore fluido e allo stesso tempo malinconico.
La molteplicità di piani e letture è una chiave fondamentale in questa estesa monografica, portata avanti attraverso il protagonismo del ruolo del testo scritto, della poesia e della letteratura. Questa mostra, infatti, si caratterizza per un sorprendente dono offerto dall’artista, che compie un ennesimo passo all’insegna dell’apertura sopracitata, schiudendo un varco sul suo scrigno di pensieri e annotazioni, che entrano a far parte della guida a disposizione del fruitore. Un fascicolo da custodire come prezioso strumento per un avvicinamento alla superficie pittorica, completamente libero e sussurrato da Dumas con una confidenza discreta e nobile.
Il ritmo poetico è declinato inoltre nell’allestimento, che si sviluppa su entrambi i piani, con un avvicendarsi di differenti sensazioni, in una gamma di opposti livelli espositivi tanto claustrofobici quanto agorafobici, sia nelle dimensioni delle opere e sia nell’architettura, la quale segna fortemente la restituzione di queste e del loro messaggio. Le sontuosità e ricchezze visive del contesto di Palazzo Grassi accompagnano nel percorso il visitatore con giochi di vuoti e pieni, scansioni verticali e rotondeggianti, androni dai ricchi decori e affreschi insieme a spazi immacolati, come la dialettica sa compiere nei suoi balzi di linguaggi e virtuosismi.
Impossibile non soffermarsi sulle proprietà pittoriche dell’arte di Marlene Dumas, percependo come il dipingere divenga un atto fisico di esplorazione di corpi e storie, costituito da pennellate liquide che definiscono il soggetto senza disegni preparatori. Apparizioni, spettri, questo risultano essere le figure di Dumas, in un’arte condizionata dal diktat dell’appropriazione fotografica, della riproduzione, che permette di ritrarre senza chiedere il permesso, vista la massificazione della fonte a cui fa riferimento, e consente la possibilità di perdere la necessità di trovarsi sul luogo in cui la scena si svolge. Distaccandosi dalla contestualizzazione dell’evento, l’artista si focalizza sui sentimenti di coloro che sono i protagonisti di un’investigazione sul sapere visivo, che ella ha riunito materialmente e metaforicamente negli anni.
“Marlene Dumas. open-end” è una mostra il cui peso artistico si esprime senza bisogno di retorica, per il livello della sua protagonista, della collezione di cui fa parte, del palazzo che la ospita supportando un programma di appuntamenti e contenuti di approfondimento degni di nota, consacrandosi una delle mostre-evento nella Venezia segnata dai record dell’appena conclusa Biennale. La pubblicazione di un catalogo trilingue (italiano, inglese, francese) co-edito da Marsilio Editori accompagna il progetto, così come un podcast fruibile gratuitamente in cui l’artista dialoga con personalità eminenti della cultura internazionale.
Info:
“Marlene Dumas. open-end”
27/03/2022 – 08/01/2023
Palazzo Grassi
Campo San Samuele 3231, Venezia
www.palazzograssi.it
Dopo la laurea in Lingue, letterature e culture artistiche europee, si dedica alla mediazione culturale in istituzioni di prestigio a Londra. Tornata in Italia, ottiene un master in Contemporary Art Markets presso NABA, Milano, collaborando prima da assistente e poi come organizzatrice di mostre per gallerie d’arte contemporanea. Scrive per alcune pubblicazioni del settore e recentemente ha iniziato a dedicarsi alla curatela indipendente, a seguito di un corso in pratiche curatoriali presso la School for Curatorial Studies di Venezia.
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