Ragusa, città capoluogo dell’omonima provincia, tra le aree più ricche della Sicilia, grazie alle numerose testimonianze barocche che arricchiscono il centro storico con i suoi monumenti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, si estende sui Monti Iblei, una catena collinare che caratterizza l’intero territorio, e si divide in due zone: la parte più antica e originaria detta Ibla o Ragusa inferiore e Ragusa superiore, quella, invece, di più recente costruzione.
L’intera area, colpita duramente dal disastroso terremoto del 1693 che distrusse gran parte della popolazione, vide la sua successiva ricostruzione aumentare i conflitti tra la vecchia nobiltà feudale e la nuova nobiltà agricola; la prima, infatti, era fortemente interessata a ricostruire la città sul vecchio impianto medievale di Ibla, ricostruita con grande lentezza attorno a piazza Duomo solo dopo il 1730. I continui contrasti fra le due parti portarono nel 1865 a dar vita a due comuni autonomi e differenti, distinti semplicemente da un Superiore e Inferiore, separazione che si concluse nel 1927, quando si costituì la provincia di Ragusa. In questo territorio, così ricco di storia e testimonianze artistiche, l’arte Barocca prende il sopravvento con magnifici edifici in stile barocco che si ergono attorno nel centro storico e fungono da impianto scenografico, rendendo le passeggiate di oggi una piacevole riscoperta del passato.
In questa splendida cornice la chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri ospita la mostra personale di Matteo Mauro Il mio Barocco, inaugurata nell’ambito del palinsesto dell’edizione zero del Design Festival Barocco & Neobarocco (dal 24 al 26 settembre 2021) organizzato da Roberto Semprini con il supporto di Valentina Fisichella. La manifestazione si pone l’obiettivo di far colloquiare la cultura del progetto con la cultura d’impresa, in un contesto magico-barocco, simbolo di rinascita dopo la distruzione settecentesca. Il festival fa emergere come l’interpretazione in chiave contemporanea di questa estetica, generalmente anticlassicista, si riveli sorprendentemente in linea con la cultura del nostro tempo per la ricercatezza linguistica e l’uso estensivo della metafora.
La mostra di Matteo Mauro, curata Chiara Castro e Aurelia Nicolosi, presenta sculture appartenenti alla serie Loves who don’t know how to get by in this world. Passione per l’architettura, potenza della Natura, sperimentazione e ricerca del dettaglio caratterizzano il lavoro dell’artista; nelle sue opere ciò che emerge è la sintesi fra tradizione figurativa e tecnologie digitali, un connubio perfetto capace di rielaborare sculture classiche caratterizzate da figure mitologiche che prive della loro forma originaria lasciano il segno su geometrie bronzee e marmoree: partendo dalla forma del parallelepipedo perfetto Mauro tira fuori un panneggio fluido, capace di ammorbidirne e addolcirne la forma. In questo modo gli esterni delle sculture appaiono lucidi, soffici, e sembrano nascondere al loro interno un fossile mitologico, un soggetto classico che da quelle forme sembra apparire e scomparire: è Ermes, il messaggero, la cui storia è acclamata dalla sua assenza nascosta dalla patinatura profonda: quando Zeus decise di separare gli uomini in due metà, Ermes donò loro la parola affinché potessero ritrovare l’unità. L’intesa, la chiarezza, l’armonia tra il maschile e il femminile è una ricerca senza tempo.
Info:
Il mio Barocco | Matteo Mauro
24/09/2021 – 17/10/2021
Chiesa di San Vincenzo Ferreri, Ragusa
a cura di Chiara Castro e Aurelia Nicolosi
Matteo Mauro, Love who don’t know how to get by in this world, 2020, 25 x 10 x 10 cm, bronze sculptures, courtesy the artist
Matteo Mauro, Dolce Metà, 2020, 55 x 50 x 22 cm, marmo Michelangelo, bronze sculptures, courtesy the artist
Matteo Mauro durante i lavori di rifinitura di Dolce metà in bronzo lucido, courtesy the artist
Laureata in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio storico artistico e specializzata in Progettazione artistica per l’impresa, lavora a stretto contatto con l’arte contemporanea, facendo di questa la chiave di lettura per ogni approccio lavorativo verso la quale si muove. Art is life il motto attorno cui la sua esperienza lavorativa/artistica ruota.
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