Michel Majerus è un artista lussemburghese deceduto prematuramente, a causa di un incidente d’aereo, nel 2002. Segno di riconoscibilità di tutta la sua ricerca è la contaminazione tra pittura e arte digitale, tra mondo giovanile e segni della pubblicità. Il suo lavoro è stato esposto in un gran numero di personali e collettive in giro per il mondo, ma due tappe molto significative e da ricordare della sua carriera sono state la partecipazione a Manifesta, nel 1998, e l’invito alla Biennale di Venezia, nel 1999.
La poetica che emerge dalla sua intera opera rinvia all’accelerazione della lingua, ovvero a un accumulo frenetico di segni e messaggi subliminali, come se le informazioni che si possono captare fossero illimitate e come se le stanze dove si abita fossero spazi dilatabili all’infinito. Mi viene in mente un labirinto borgesiano o una biblioteca infinita che si trasforma in sogno e che dal sogno si tramuta in incubo: qualcosa di incontrollabile e di abnorme, eppure divertente e giocoso.
All’interno della sua produzione di opere varie e polimorfe, Majerus ha utilizzato segni di provenienza diversa, senza preoccuparsi di fare un discrimine tra cultura alta e cultura bassa: per il suo lavoro il segno era semplicemente qualcosa di “altro”, di “estraneo” e di non riferibile a parametri ben delimitati. L’altro da noi non significava un “autre” antiartistico messo sul piatto come fosse qualcosa di ingombrante e di offensivo, ma semplicemente un fuori contesto o un fuori registro, cioè fuori dagli schemi del canone più tradizionale.
Il suo lavoro rivela una comprensione non gerarchica, non impositiva dei segni linguistici impiegati, ma è basato sulla discorsività dell’immagine, in cui citazioni, serialità e temporalità giocano un ruolo centrale, offuscando i confini tra il mondo dell’arte e la vita quotidiana. Così le scritte che compaiono all’interno delle sue opere, come delle fantasmatiche apparizioni, possono sembrare degli slogan, ma anche dei titoli o degli estratti di parole provenienti da altri contesti. Di particolare rilievo è il senso di irritazione creato dall’inaspettata combinazione di diversi linguaggi visivi, che scoperchiano i meccanismi della rappresentazione o della recitazione più prosaica. Majerus osserva, assorbe ed elabora costantemente le impressioni della cultura di massa, mettendo in discussione ciò che viene trattenuto nella nostra memoria di fronte al crescente sovraccarico sensoriale.
Gli interventi spaziali sono uno degli elementi più significativi nel lavoro di Michel Majerus. Alludendo a movimenti artistici come la Pop Art e il Minimalismo, i suoi assemblaggi ricontestualizzati consentono agli spettatori di diventare parte di un arrangiamento sperimentale ed esperienziale, e questo grazie alla riconoscibilità manifesta di tracce messe in primo piano, come fossero indizi di un delitto.
In particolare, la mostra al Neuer Berliner Kunstverein evidenzia le installazioni di Majerus come mezzo espressivo centrale nella sua pratica artistica. La mostra è strutturata con un insieme di video-installazioni, progetti spaziali, modelli scultorei concepiti per progetti site-specific su larga scala e qui presentati in anteprima assoluta.
Con la sua pratica di campionare immagini esistenti, Majerus ha sfidato sia l’inflazione dell’espressione artistica nella storia dell’arte sia le nozioni tradizionali di ciò che costituisce il valore di un’immagine. Attraverso l’esagerazione, le interruzioni stilistiche, la frammentazione e le giustapposizioni mirate, l’autore ha messo ripetutamente in discussione il rapporto delle immagini con la realtà, infrangendo il loro quadro di riferimento o inserendole direttamente nel contesto dello spazio pubblico e semipubblico.
Questo progetto, firmato da Michaela Richter, si sviluppa su cinque sedi espositive: Neuer Berliner Kunstverein, KW Institute for Contemporary Art, Hamburger Kunstverein, Michel Majerus Estate, Galerie neugerriemschneider. Inoltre, in questi stessi giorni, per ricordare il ventennale della sua morte, altri tredici musei tedeschi stanno esponendo alcuni suoi lavori tratti dalle loro collezioni. La mostra è accompagnata da un catalogo (edito da DCV Verlag, Berlin) con testi di Cory Arcangel, Karen Archey, Diedrich Diederichsen, Brigitte Franzen, Rirkrit Tiravanija.
Bruno Sain
Info:
Michel Majerus
17/12/2022 – 5/2/2023
n.b.k.
Caussenstr. 128/129, Berlin
nbk.org/de
is a contemporary art magazine since 1980
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