L’edificio che ospita il MacLYON ha a disposizione una superficie di 6000mq, distribuita su più livelli: spazi modulari e articolati, perfettamente adatti alle nuove forme di espressione contemporanea e del tutto modificabili: la superficie complessiva per le mostre è di 2.800 mq. Nel programma espositivo non c’è alcuna preclusione di poetiche o tendenze culturali: l’unico postulato è quello di voler privilegiare le novità artistiche nazionali e internazionali, in tutte le sue forme e con collegamenti anche transdisciplinari.
Il museo è stato istituito nel 1984 in un’ala del Palais Saint-Pierre, per poi trasferirsi nel 1995 nell’area della Cité internationale, un vasto complesso architettonico che si estende per più di un chilometro ai margini del Parc de la tête d’or, nel VI arrondissement di Lione. L’intero sito è stato progettato dall’architetto Renzo Piano e il museo conserva sul lato del parco la facciata dell’atrio del Palais de la Foire, realizzato da Charles Meysson negli anni Venti.
Dall’ottobre del 2018, con la nomina di Isabelle Bertolotti alla carica di direttore in sostituzione di Thierry Raspail, il museo ha iniziato una nuova avventura. Bertolotti si è fatta affiancare da Matthieu Lelièvre (storico dell’arte, curatore indipendente) in veste di consulente artistico con il compito di sviluppare legami con giovani autori e reti internazionali.
Questa nuova governance fa parte del polo dei musei d’arte della Città di Lione, avviato nella primavera del 2018 e coordinato da Sylvie Ramond, anche direttrice del Musée des Beaux-Arts de Lyon.
Dopo una pausa prolungata, il macLYON ha riaperto nell’autunno del 2020 con due nuove mostre. Al primo piano viene proposto il lavoro di Edi Dubien comprendente più di trecento opere tra disegni, dipinti, installazioni e sculture. Il titolo della mostra è “L’homme aux mille natures” ed è curata da Matthieu Lelièvre. Nato nel 1963, Edi Dubien vive tra Parigi e Vendôme. Il suo lavoro, non di certo affermato a livello internazionale, presenta però curiose connessioni e aspetti davvero interessanti. C’è non solo un rimando alla figurazione sovrapposta di David Salle o alle puntuali osservazioni naturalistiche di Dürer, ma rintracciamo anche la volontà di esplorare il mondo del profondo che in certi singoli soggetti tocca perfino aspetti psicologici. I soggetti vanno dagli animali ritratti anche in primo piano agli adolescenti, visti come elementi in essere di uno sviluppo futuro. Il catalogo accoglie testi firmati da Matthieu Lelièvre, Eva Hayward e Isabelle Bertolotti. Nei piani secondo e terzo troviamo una mostra ispirata alla recente esperienza collettiva e globale del confinamento imposto e più specificamente esplora la questione del displacement. Questa mostra assume la forma di un’indagine non solo storica (attingendo alle collezioni del Musée des Beaux-Arts e del macLYON), ma vi accosta opere prese in prestito o create appositamente da artisti francesi.
Il lockdown ora ha di nuovo scombussolato tutta la programmazione: il museo attualmente è chiuso, ma annuncia (speranzoso) che dal 7 aprile al 18 luglio ospiterà la mostra “Comme un parfum d’aventure”, mentre per il 2022 ha programmato le personali di Mary Sibande e Thameur Mejri.
Come si dice: chi vivrà, vedrà.
Bruno Sain
Info:
macLYON
Cité Internationale
81, quai Charles de Gaulle
69006 Lyon
+33 4 72 691717
françoise.lonardoni@mairie-lyon.fr
Vista notturna della facciata del museo con l’intervento di Maurizio Nannucci. Photo Blaise Adilon, courtesy macLYON
Edi Dubien, Jeune lapin maquillé, 2020, aquarelle et crayon sur papier, 29,5 x 20,5 cm. Courtesy de l’artiste et Galerie Alain Gutharc, Paris © Adagp, Parigi, 2020
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