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Musei delle Lacrime. Francesco Vezzoli e la divulg...

Musei delle Lacrime. Francesco Vezzoli e la divulgazione camp al Museo Correr

«Il patrimonio artistico potrebbe aver bisogno di un po’ di spettacolo, di una messa in scena, per essere compreso», dichiara Francesco Vezzoli nell’introduzione a Musei delle Lacrime. Concepita per il Museo Correr da Francesco Vezzoli in collaborazione con il curatore Donatien Grau, l’esibizione interseca diversi piani di lettura, ciascuno gestito con grande intelligenza.

Francesco Vezzoli, “Musei delle Lacrime”, 2024, installation view at Museo Correr, Venice, photo credit Melania Dalle Grave DSL Studio, courtesy APALAZZOGALLERY

Il percorso espositivo, a una prima disamina, si configura come una serie di dialoghi tra le opere della quadreria del Correr e quelle di Vezzoli. L’artista inserisce i suoi interventi nell’allestimento senza soluzione di continuità, contrapponendo all’estetica medievale e rinascimentale della collezione un gusto spiccatamente camp. Le tele sulle quali Vezzoli innesta la propria narrazione riprendono sovente noti capolavori della storia dell’arte (spesso ‘alterati’ da scambi di identità e sabotaggi allegorici) alternando stampe inkjet e ricami punto e croce, che fanno il verso al kitsch dei souvenir delle bancarelle per turisti che forse il visitatore ha ancora impressi nello sguardo quando varca la soglia del museo. L’accostamento di questi ‘falsi d’autore’ con opere che sono espressioni autentiche delle epoche imitate genera un immediato senso di spaesamento, acuito dai ricami che Vezzoli è andato a eseguire su ciascuno di essi. Declinando ripetutamente il tema delle lacrime, escluse dalla storia dell’arte perché ritenute poco virili, l’artista combina suggestioni dalla cultura pop degli anni ‘70 e ‘80 – soprattutto di ambito queer – con una profonda conoscenza della storia dell’arte e una dimensione intimistica e autobiografica.

From left to right: Francesco Vezzoli, “Le Gant d’amour (After de Chirico and Jean Genet)”, 2010, detail, inkjet print on canvas, metallic embroidery, custom jewelry, paper, 74.5 x 61.5 cm; “Omaggio a Salvo (Studio Per “Self-Portrait As A Self-Portrait”)”, 2013-2016, detail, laserprint on canvas with metallic embroidery, 32 x 23 cm, courtesy the artist and APALAZZOGALLERY

Quest’ultimo aspetto trova la propria misura nella scelta dei soggetti ricamati da Vezzoli ‘di notte, in tutta solitudine’ (come specifica il curatore Donatien Grau nell’introduzione alla mostra) e nelle tracce dell’audioguida, scritta e letta dallo stesso Vezzoli. In questa narrazione audiovisiva Giotto e il suo committente usuraio Enrico degli Scrovegni sono accostati ad Andy Warhol e all’imprenditore Steve Wynn, responsabile dell’espansione di Las Vegas; la riscoperta dell’arte povera di Salvo è messa in relazione alla beatificazione di Fra’ Angelico; Kim Kardashian diviene la Madonna Annunciata e Richard Gere, l’originario oggetto del desiderio del novenne Vezzoli, interpreta la Venere del Botticelli. La ‘conflagrazione di tempi ed estetiche’ (sempre con le parole del curatore) alla quale conduce questo carosello d’infiltrazioni è scandito da ritratti dell’architetto Carlo Scarpa, raffigurato con diverse identità.

Francesco Vezzoli, “La nascita di American Gigolò (After Sandro Botticelli)”, 2014, inkjet print on canvas, metallic embroidery, 136 x 208 cm, courtesy the artist and APALAZZOGALLERY

Proprio Carlo Scarpa, che alla fine degli anni ‘50 aveva curato la messa in scena della quadreria, è l’interlocutore di un’altra delle conversazioni portate avanti dall’esibizione. Il display di Musei delle Lacrime, avvalendosi delle intuizioni brillanti del designer Filippo Bisagni, si pone in continuità con quello ideato dall’architetto veneziano, riflettendo sulle strade percorribili per dare alle opere il loro spazio – fisico e intellettuale – all’interno di un museo senza rinunciare a un gusto sfacciatamente postmoderno. Da questo punto di vista è interessante notare come le originalissime invenzioni visive proprie della stagione tardo-medievale accolgano sorprendentemente bene le suggestioni pop e, a tratti, volutamente trash di Vezzoli. Per tale ragione, forse, la prima parte della mostra è più godibile della seconda. Lo spartiacque è l’ardito allestimento della sala centrale, nella quale la Madonna lignea che Carlo Scarpa volle sospesa a tre metri d’altezza si sporge verso la Nascita di American Gigolò, esposta ugualmente inclinata su uno sfondo rosa e grigio che a sua volta mira a riprendere le scelte di Scarpa. Al netto di questa dicotomia, l’intera esibizione si configura come un esperimento riuscito, specialmente avendone presenti le premesse comunicative.

From left to right: Francesco Vezzoli, “Portrait of Paulina Porizkova as a Renaissance Madonna with Holy Child crying Salvador Dalì’s jewels (After Lorenzo Lotto)”, 2011, inkjet print on canvas, metallic and cotton embroidery, fabric, custom jewelry, watercolour, 115 x 80 cm; “Selfie Sebastian (Self-portrait as Saint Sebastian by Andrea Mantegna)”, 2009-2014, inkjet print on canvas, metallic embroidery, custom jewelry, 169 x 70 cm, courtesy the artist and APALAZZOGALLERY

Il museo è efficacemente reinterpretato da Vezzoli e Grau come un luogo colto, ma mai chiuso in sé stesso, capace di farsi portavoce di uno stile di divulgazione che resta fruibile senza giocare al ribasso e senza rinunciare alla complessità e all’eclettismo. Musei delle Lacrime è aperta fino all’11 novembre 2024.

Kamil Sanders

Info:

Francesco Vezzoli. Musei delle lacrime
17/04 – 24/11/2024
A cura di Donatien Grau
Museo Correr
Piazza San Marco, 52 Venezia
www.correr.visitmuve.it


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