Il Museum Voorlinden è un’istituzione del tutto privata che vive di puro mecenatismo dato che non riceve alcun sussidio, né pensa di richiederlo, in modo da poter permettersi una piena libertà di azione e un’attività espositiva priva di qualsiasi condizionamento. Il Museo è stato fondato da Joop van Caldenborgh, imprenditore e collezionista, sulla base di un progetto presentato alla città di Wassenaar nel 2012, per poi aprire ufficialmente le porte il 10 settembre del 2016. Un ristretto gruppo di benefattori sostiene il Museo con una donazione annuale fissa, ma va inoltre segnalata una partnership con il marchio Porsche.
Ovviamente van Caldenborgh non è entrato in questa avventura da pivello, visto che si dichiara collezionista dal 1970 e negli anni ha ricoperto ruoli pubblici di varia natura: per un periodo non breve ha presieduto la Commissione Internazionale di Scultura del comune di Rotterdam; mentre da gennaio 2005 a gennaio 2013, è stato presidente del consiglio di sorveglianza dello Stichting Gemeentemuseum Den Haag; inoltre, dal 2008 al 2015, ha ricoperto la carica di presidente del comitato della fiera d’arte PAN Amsterdam e, nel 2012, in occasione della settima edizione di “Wie is Wie in de Kunstwerald” (2012), è stato nominato “la persona più influente nel mondo dell’arte olandese”.
Il Museo, progettato da Kraaijvanger Architects, è composto da venti sale, un auditorium, una biblioteca, uno spazio educativo, un atelier di restauro e un negozio di merchandising. Tre sono le sezioni in cui si suddividono gli spazi espositivi: sale dedicate alla collezione, mostre temporanee e opere in permanenza. Tra le opere della collezione (giusto per capire la portata e il peso di questo museo) ricordiamo alcuni nomi: Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Ron Mueck, Richard Serra, James Turrell, Ai Weiwei.
Una delle due mostre in corso di svolgimento riguarda una parte della collezione van Caldenborgh con opere selezionate tra le sue preferite e proprio per questo è notevole perché ci fa comprendere l’ecletticità delle sue scelte. Il titolo stesso, Listen to Your Eyes, vuole sottolineare la libera associazione, oltre alla possibilità di raccontare storie sul ciclo della vita e della morte, ma soprattutto riguarda il piacere di ritrovarci nel gioco dello sguardo, nello spostare l’attenzione da una superficie a un’altra, magari solo per assonanza cromatica. Questa selezione di oltre quaranta pezzi è presentata non in ordine cronologico, ma in un modo da invitare i visitatori a guardare, confrontare, esplorare, fino alla possibilità di creare una propria storia. Listen to Your Eyes include opere di Philip Akkerman, Christian Andersson, Massimo Bartolini, Tjebbe Beekman, Jean-Baptiste Bernadet, Céleste Boursier-Mougenot, Dirk Braeckman, Brassaï, Alberto Burri, Nicolas Chardon, Thomas Demand, Martine Feipel e Jean Bechameil, Ryan Gander, Theaster Gates, Joncquil, Alex Katz, Paul Kooiker, Guillermo Kuitca, Liza Lou, Ivens Machado, Peter De Meyer, François Morellet, Juan Muñoz, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino, Cornelia Parker, Robin de Puy, Bridget Riley, Jan Schoonhoven , Nils Völker, Henk Visch, Carel Visser, Carel Willink, Yin Xiuzhen e Rémy Zaugg.
Poi, il 19 febbraio, il Museum Voorlinden inaugurerà una personale di Beat Zoderer, artista svizzero, classe 1955. Se vogliamo cercare una facile cornice di riferimento, a proposito del lavoro di Zoderer, potremmo parlare di opere definite sotto l’ombrello della poetica costruttivista. Tuttavia ci fermeremmo a un aspetto puramente formale, senza toccare alcune motivazioni profonde che spostano questa indole progettuale nel solco di un gesto che osiamo definire dadaista. Dada perché, nella costruzione delle sue sculture, pitture, installazioni, egli usa materiali sottratti alla quotidianità, secondo una logica dove regola e caso si sovrappongono. Il tentativo è quello di dare ordine al caos, pur lasciando spazio a imperfezioni ed errori, tanto che vien da domandarsi: quale è la distanza tra vittoria e insuccesso? tra ciò che è lecito e quello che dobbiamo considerare arbitrio inconcludente?
Non credo che ci sia una risposta definitiva. Richard Paul Lohse e Max Bill rimangono sul fondo, come numi tutelari, eppure la loro poetica prevedeva una ricerca di leggi universali, a partire dagli antichi canoni formali, mentre Zoderer procede senza metodo, quasi in modalità anarchica. A lui non interessa il dogma, bensì l’ambivalenza, la tensione e il dialogo tra cultura alta e bassa. E questa mostra monografica ne sarà la comprova.
Teresa Aminoar
Info:
Beat Zoderer
19/02/2022 – 15/05/2022
Voorlinden Museum & Gardens
Buurtweg 90
2244 AG Wassenaar
Paesi Bassi
+31 (0)70 51 21 660
info@voorlinden.nl
Vista esterna del Museum Voorlinden, Wassenaar, ph Pietro Savorelli, courtesy Museum Voorlinden
Richard Serra “Open Ended” 2007-2008, installazione stabile al Museum Voorlinden, ph Antoine van Kaam, courtesy Museum Voorlinden
Leandro Erlich “Swimming Pool” 2016, collezione Museum Voorlinden, Wassenaar, ph Antoine va Kaam, courtesy Museum Voorlinden
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