Il limite tra il pubblico e il privato sta nella differenza tra quello che si decide di esplicitare e quello che invece si tiene per sé: la maggior parte delle cose che ci definiscono sono quelle che nascondiamo, quelle che decidiamo di mantenere private. La peculiare sensibilità dell’artista sta nell’esplorare le articolate trame della condizione umana nella spasmodica ricerca di identità e nell’indagare attraverso la propria intensità emotiva la sofferenza e la problematicità degli eventi, vivendo sulla propria pelle quest’inevitabile predestinazione. Il confine tra pubblico e privato nell’artista si disgrega e proprio questo sconfinamento è all’origine del senso di attrazione e immedesimazione che le opere d’arte più efficaci sono in grado di suscitare. Da una parte l’osservatore è incatenato all’opera da una pulsione voyeuristica che lo spinge ad addentrarsi nell’intimità delle emozioni e dei pensieri di un altro individuo, dall’altra in esse ritrova una sorta di rispecchiamento di sé e della realtà che lo circonda.
L’iraniana Nazanin Moradi, recentemente inclusa nella mostra collettiva “MK Calling 2020” organizzata dalla MK Gallery a Milton Keynes (UK) dopo svariate mostre in Francia, Croazia, America, Iran, Emirati Arabi Uniti e nel Regno Unito dove attualmente risiede, incentra la sua produzione artistica proprio sulla contraddizione tra interno ed esterno, due polarità che nei suoi lavori si mescolano fino a diventare inscindibili. La compresenza di due opposti è un linguaggio molto contemporaneo, che si basa sul fatto che la contraddizione può creare qualcosa di più forte e incisivo rispetto a due concetti dissociati tra loro. L’artista riesce a stabilire un rapporto essenziale e primario con le entità apparentemente inaccessibili dell’inconscio collettivo, materializzando una vera e propria irruzione della dimensione interiore (intesa in senso psicologico e biologico) nella realtà. Nelle sue immagini le paure, i desideri repressi, gli impulsi animaleschi e istintivi che ci ancorano alla vita si intrecciano con muscoli, ossa e carne diventando anch’essi sostanza e materia. Sono i recessi più intimi e nascosti dell’essere umano ad avere una vita e una forza che spesso supera il suo stesso volere, al punto che ci potremmo chiedere se sono le nostre viscere che appartengono a noi o noi che apparteniamo ad esse.
Il lavoro di Nazanin Moradi crea uno “spazio altro” all’interno del quale queste tensioni vengono teatralizzate nella creazione di entità fluide e oscuramente minacciose, demoni gelatinosi e fuori controllo di cui appena il nostro sguardo riesce a decifrare le forme, ci fanno beffardamente intuire che potrebbero trasformarsi in tutt’altro. Il simbolico, l’immaginario e il reale si scambiano e si compenetrano in spazi magmatici che razionalmente non potrebbero esistere, ma che tra le mani dell’artista acquisiscono una incontrovertibile presenza. Il procedimento creativo di Nazanin Moradi ha sempre come punto di partenza la rituale distruzione e ricomposizione di un corpo, la cui necessità affonda le radici nella sua convinzione che all’origine del suo essere artista ci sia una sorta di trauma che le permette di farsi ricettacolo e portavoce di un’esperienza universale. In particolare, il suo lavoro combina costume, performance, pittura, scultura, incisione e collage digitale in modo integrato per ripensare questioni di genere e l’idea di sessualità in connessione con la storia culturale del suo Paese d’origine.
Il primo corpo da decostruire e riplasmare è quindi proprio il suo, offerto all’indeterminatezza degli accadimenti nel corso di danze performative dall’impronta sacrale in cui l’artista si cimenta di fronte alla videocamera del proprio iPhone indossando costumi realizzati da lei stessa. Successivamente i vari frames del video diventano immagini fotografiche indipendenti in cui il movimento, privato di consequenzialità e durata, s’impone sull’integrità della forma come una forza scultorea che deforma l’immagine facendo emergere le intrinseche potenzialità metamorfiche del corpo umano. Questi fotogrammi digitali diventano a loro volta la fonte di ispirazione per i successivi dipinti a olio, che proseguono la stratificazione e il rimescolamento del materiale visivo iniziale per condurci verso quella perturbante destinazione ignota dove confluiscono desiderio e attrazione, paura, piacere e complicità.
Queste esibizioni solitarie sono i materiali primari nella sua ricerca, in cui l’energia empatica dell’artista risveglia sotto forma di immagini tutti i demoni che popolano il nostro inconscio collettivo e la forza dirompente della deformità originaria. I corpi spettrali generati dall’incontro di questi due ambiti suggeriscono un ribollente miscuglio di forze ancestrali e primarie, strettamente connesse con la creazione intesa come archetipo precedente a qualsiasi elaborazione culturale. L’opposizione tra tensioni contrastanti è un tema chiave delle più recenti creazioni dell’artista, che attraverso il disegno e il colore esaspera la forzata simbiosi tra corpi costretti a coesistere nella stessa porzione di spazio amniotico quasi come se fossero parte di un unico organismo. Ciò che interessa maggiormente Nazanin Moradi è l’infinito ciclo di costruzione, trasformazione e distruzione messo in scena dalle vicissitudini di questi corpi e la loro primitiva lotta per esistere in un’atmosfera che immaginiamo incandescente come un crogiolo alchemico.
L’impossibilità per ciascun essere di esistere in modo autonomo e definitivo inoltre può essere letta come un’appassionata metafora figurativa del processo di “traduzione” dell’ispirazione iniziale da una tecnica all’altra, evidenziando l’impossibilità di ridurre l’idea a un’apparenza univoca. Lo scarto tra ogni manifestazione visibile, come le apparenti incongruenze tra le scissioni dei vari corpi e i residui delle loro individualità, individuano un’inedita estetica della metamorfosi intesa come proiezione dell’identità creativa dell’artista, in cui confluiscono lo spazio privato del suo studio, i materiali che usa, il suo corpo e uno spazio mentale allargato che include la realtà contemporanea come le grandi mitologie delle civiltà del passato.
Info:
Nazanin Moradi, Untitled. Painting, oil color
Nazanin Moradi, Vicious Circle. Painting
Nazanin Moradi, Turning and turning. Painting
Nazanin Moradi, Witch House. Painting, oil color
Attore e performer, ama le arti visive in tutte le loro manifestazioni.
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