Norimberga richiama alla mente brutti ricordi. Però il mondo cambia e i problemi (altri problemi di sicuro, ma i soldi, l’economia, il profitto, il controllo sui beni primari, come ha insegnato Carl Marx) guidano le scelte finali sebbene sembrino spostarsi lungo altri confini. Ora il Neues Museum, progettato dall’architetto Volker Staab e completato nell’ottobre 1999, con 3mila mq di spazi espositivi ospita non solo una collezione di arte e design dagli anni Cinquanta in poi, ma anche mostre temporanee, con il compito di cogliere le tendenze attuali nel campo dell’arte contemporanea e del design, rendendo visibili gli sviluppi ed esplorando le tendenze future.
L’idea di ospitare, sotto lo stesso tetto, opere della cosiddetta arte decorativa con esempi di design e di arte contemporanea, rende questa istituzione sebbene non unica nel suo genere, di certo particolare. Quello che va segnalato è l’accordo di stretta collaborazione con Die Neue Sammlung – The Design Museum di Monaco di Baviera (che peraltro fa parte della Pinakothek der Moderne).
Ora, gli spazi espositivi ospitano una mostra di Claus Feldmann, fotografo tedesco, nato nel 1956, e che si è formato nel corso di Belle Arti a Norimberga, nella scuola di Günter Voglsamer e Werner Knaupp, per poi specializzarsi a Los Angeles, nel biennio 1991/92, all’American Film Institute. Le sue foto sono stranianti, e caricate di un’aura fantascientifica, assomigliano a sequenze di set cinematografici accuratamente preparati. Arrangiamenti scenografici e materiali pseudo-nostalgici offrono delle ipotetiche sequenze di un film che non è mai stato realizzato. Le scene vuote e prive di personaggi, parlano di assenza e ci fanno credere che qualcosa debba accadere. Ma come nelle copertine di “Urania” nessuno degli scenari che Feldmann ci suggerisce affidabilità o verosimiglianza.
Da un lato le sue opere respirano la malinconia dei momenti perduti, dall’altro contrastano questa malinconia con il mondo illusorio delle proiezioni mentali. Il tasto su cui Feldmann pigia di continuo la sua attenzione è quella sottile linea di separazione che corre come una fessura tra i livelli di realtà, percezione e immagine ricordata. E non importa che i set costruiti esistano solo in miniatura: quello che conta è la stampa fotografica e la buona resa dei pixel. Al contrario, il salto di scala gioca con il fascino dei modellini e dona alle immagini qualcosa di ancora più misterioso. È un po’ quello che succede anche nei set di Thomas Demand: la finzione che diviene narrazione, ma mentre in Demand il fine è sovente di rivisitazione storica, di percorso nei meandri della memoria, per il Nostro il percorso è del tutto legato a quello che possiamo definire “sogni a occhi aperti”.
Infatti, in mostra troviamo anche questo gioco di confronto e relazione: in due sale vengono messe a confronto le opere di Claus Feldmann con quelle di altri fotografi che usano lavorare su set predisposti: Thomas Demand, Oliver Boberg, Laurie Simmons ed Edwin Zwakman. Ora, parlando di staged photography io avrei visto bene anche il lavoro di Teun Hocks, indubbiamente uno dei pionieri di questo genere.
Comunque, possiamo in tutta tranquillità concludere che siamo anni luce distanti dalla fotografia dell’attimo fuggente tanto cara a Henri Cartier-Bresson. In queste testimonianze non troviamo apici di fotogiornalismo né attimi di vita quotidiana dove il soggetto va colto nella sua naturale mobilità; queste sono tutte foto di posa, con messe in scena che permettono il ritocco e la correzione. Sono realizzate in studio con pazienza certosina e l’elemento emotivo si può dire che vi viene cancellato. Il punto perciò non è quello di rendere eterno un attimo di vita o di cogliere l’espressione di un volto o un gesto o una postura, bensì quello di ricreare un mondo, di pianificarlo, e di portarlo come credibile alla nostra attenzione, un po’ come nelle quinte sceniche dei film hollywoodiani.
Bruno Sain
Info:
Claus Feldmann, Ground Control
24/02/2022 – 29/01/2023
Neues Museum
Staatliches Museum für Kunst und Design Nürnberg
Luitpoldstraße 5, 90402 Nürnberg
info@nmn.de
Claus Feldmann, Ground Control, 2017, Fine Art Print auf Alu-Dibond, incorniciato, 115 x 165 cm, © VG Bild-Kunst, courtesy Mathis Neidhart, Nürnberg
Claus Feldmann, Beobachtungsposten, 2010, Fine Art Print auf Alu-Dibond, incorniciato, 58 x 96 cm, © VG Bild-Kunst, courtesy l’artista e Neues Museum
Claus Feldmann, Das Versprechen, 2010, Fine Art Print auf Alu-Dibond, incorniciato, 111 x 160 cm, © VG Bild-Kunst, courtesy l’artista e Neues Museum
Claus Feldmann, Eis, 2014, Fine Art Print auf Alu-Dibond, incorniciato, 76 x 122 cm, © VG Bild-Kunst, courtesy l’artista e Neues Museum
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