Dal 31 marzo 2022 è aperta al pubblico negli spazi di Pirelli HangarBicocca la retrospettiva di Steve McQueen (Londra, 1969) Sunshine State, curata da Vicente Todolì e progettata con la diretta partecipazione dell’artista. Quanto allestito a Milano per McQueen è un percorso a ritroso nella sua carriera artistica, con l’intento di fissare le svolte che hanno dato forma alla sua poetica e di sottolineare come, a distanza di anni, il corpus delle sue opere rimanga in ogni suo aspetto profondamente attuale.
Durante la conferenza stampa, tenutasi il 29 marzo, McQueen ha affermato di aver rispettato la modalità allestitive site-specific con cui HangarBicocca si è da sempre distinta nelle sue mostre. Spazio e allestimento creano fin da subito un’atmosfera estremamente coinvolgente; nulla è lasciato al caso. La prima opera con cui entriamo in contatto è Static (2009). La grande Lady Liberty svetta sulle teste dei visitatori, pendendo da uno schermo fissato al soffitto. Il buio e i grandi spazi dell’Hangar creano un legame di intimità con l’opera, annullando lo spazio circostante.
Charlotte (2004) e Cold Breath (1999), visivamente impattanti nella loro essenzialità, proseguono il percorso. Il rosso scarlatto di Charlotte mostra il dito di McQueen che sfiora, tocca e accarezza l’occhio dell’attrice Charlotte Rampling. Cala il silenzio: assistiamo a una riflessione sull’occhio umano, la visione e le sue implicazioni nel cinema e nella vita. In contrasto con il degradamento della Statua della Libertà, l’occhio di Charlotte, sostanza reticente al contatto fisico, mostra una resistenza maggiore del ferro ossidatosi del video precedente. Cold Breath è una meditazione altrettanto silenziosa sui limiti del nostro corpo: anche le cose più piacevoli, se ripetute all’estremo, possono essere fonte di dolore e fastidio. L’artista punzecchia il proprio capezzolo, mettendo alla prova il suo corpo, in un gioco di rimandi tra piacere e dolore.
Una luce attira la nostra attenzione: emerge nuovamente il sonoro. La magia di questa improvvisa immersione acustica sottolinea la grande cura riservata anche all’esperienza uditiva. Sunshine State (2022) è l’opera inedita dell’artista, commissionata e prodotta nel 2022 dall’International Film Festival di Rotterdam, presentata per la prima volta negli spazi milanesi. Siamo di fronte a un continuo test visivo: ripetizioni, balzi dal negativo al positivo, dalla luce al buio. La fonte principale dell’opera è il film The jazz singer (Crosland, 1927) di cui l’artista utilizza vari footage per riflettere sulla storia del cinema, del suo passaggio dal muto al sonoro e della sua influenza sulla percezione dell’identità umana. L’installazione bicanale, visibile da entrambi i lati dello schermo, consente allo spettatore di performare il proprio percorso attorno all’opera, diventandone parte integrante. L’audio è un racconto: McQueen narra di un episodio di razzismo subito dal padre mentre si trovava a lavorare nello “Stato del Sole”, la Florida. Radici personali e culturali si fondono. La mostra introduce una prossimità tematica al presente che ha il sapore amaro della Storia e della memoria.
Moonlit (2016) e Caribs’ Leap (2002) presentano ciò che significa memoria, erosione del passato, ricordo. La scultura Moonlit è costituita da due rocce di marmo, illuminate da un semplice occhio di bue, eco della nostra presenza nell’attimo. La pesantezza delle pietre ricorda gli asteroidi, portatori di distruzione e di rinascita. Dallo sguardo basso, su noi stessi e sul momento attuale, Caribs’ Leap ci spinge a guardare in alto, andando a ritroso nel tempo, verso quella scogliera da cui parte della popolazione dell’isola di Grenada, da cui la famiglia dell’artista proviene, si è gettata per sfuggire al dominio coloniale nel 1651. Con Western Deep (2002) termina il viaggio negli spazi interni dell’Hangar (la vera conclusione del percorso avverrà solo all’esterno, con la seconda parte di Caribs’ Leap, proiettata su uno dei muri dell’edificio) e veniamo introdotti in un ambiente fatto di puro suono e di tensione. Facciamo un passo oltre le installazioni audio-video della sala precedente. Nel “Cubo” la grana della pellicola Super8 è l’unica cosa a cui il nostro sguardo può aggrapparsi mentre scendiamo nella miniera di TauTona.
A conclusione di questo percorso, ci accorgiamo che anche noi siamo parte dell’allestimento, della storia che McQueen ha voluto raccontare attraverso la sua densa produzione artistica. Inconsapevolmente attori di questa mostra, passeggiando per l’oscura navata, abbiamo compiuto un’azione artistica, una performance personale attorno a venti anni di storia dell’arte.
Vittoria Brachi
Info:
Steve McQueen, Sunshine State
a cura di Vicente Todolì
31/03/2022 – 31/07/2022
Pirelli HangarBicocca
in collaborazione con Tate Modern, Londra
via Chiese, Milano
Steve McQueen, Cold Breath, 1999, (still) film 16mm in bianco e nero, 10’. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery
Steve McQueen, Charlotte, 2004, (still) film 16mm a colori, muto, 5’ 42’’. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery
Steve McQueen, Sunshine State, 2022 (still). Una commissione per International Film Festival Rotterdam (IFFR), 2022. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery
Steve McQueen, Static, 2009, (still) film 35 mm a colori, trasferito su video HD, suono, 7’ 3’’. Courtesy l’artista, Thomas Dane Gallery e Marian Goodman Gallery
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