La monografica Olafur Eliasson: In Real Life è una retrospettiva che vuole ripensare la practica del celebre artista danese (1967), consacrato da tempo per la reinvenzione delle practiche artistiche contemporanee, esplorando il dialogo tra arte scienza e filosofia, e superando gli orizzonti della conoscenza attraverso la forma ludica e nuove geografie fisiche e del pensiero. Ancora una volta, la TATE rende omaggio all’artista dopo l’applaudito intervento alla Turbine Hall, The Weather Project (2003) a cui sono seguiti i progetti Light Movement (2012) e Little Sun (2012) e la bella dedica al Romanticismo Inglese pensata per Tuner colour experiments, nel 2014, presentata alla TATE Britain. Celebrando più di vent’anni della pratica artistica di Eliasson, In Real Life, dà accesso alla metodologia di lavoro di Eliasson, definendo il ruolo dell’esperienza artistica come uno dei campi del sapere a cui fa seguito un approccio sperimentale come percepiamo nel cabinet dei prototipi di Model Room (2003) in cui familiarizzare con le forme e le strutture del cosmo e dell’ecologia di Eliasson.
Attraverso un percorso pensato ai fini di creare un’esperienza libera e personale della mostra, siamo immersi in un’atmosfera che ci fa riflettere su un nuovo modo di pensare la dualità tra natura e artificio attraverso la pratica artistica, la sperimentazione tecnica e i limiti dell’esperienza percettiva. Così, nella sala dedicata alle prime ricerche artistiche di Eliasson, percepiamo l’interesse verso i materiali, così come per il lavoro Window projection (1990) e l’installazione Wavemachines (1995) che reinventa i moduli della scultura minimalista con riferimento alle leggi meccaniche, fisiche ed elettrodinamiche di elementi quali la luce e l’acqua. La grande installazione Moss Wall (1994) restuitusice un’immagine della natura nel suo essere forza autonoma ed agente oltre la logica dell’uomo e in un processo di continua metamorfosi. Da questo primo approccio materialista emerge il segno dell’artista nel pensiero, accompagnando il lavoro I grew up in solitude and silence, 1991, che ben dialoga con l’installazione immersiva Beauty (1993) che ci offre un modo di ripensare la natura e l’atmosfera nel contemporaneo.
Mentre attraversiamo il campo dell’installazione How do we live together? (2019) chiedendoci di abitare gli ambienti della mostra, nella sala successiva, ci confrontiamo con un’atlante di immagini fotografiche che è tratto dai primi e forse meno noti lavori dell’artista come la serie The glacier series (1999) Melting ice in Gunnar’s land (2008) The river-raft series (2000) in dialogo con la palette di Colour experiment no.81 (2019). Attraverso un gioco di contrasti e forme, questi lavori fotografici si aprono al gioco del movimento e della luce attraverso l’installazione immersiva Your uncertain shadow (colour), 2010, che abbraccia lo spettatore proiettandone la figura simultaneamente come ombra e come luce dello spettro visibile. In questo senso, Eliasson intende suggerirci un modo di ripensare il pensiero dell’esperienza come la dinamica del pensiero e della relazione, come per l’installazione A description of a reflection (1995).
Veniamo alla presentazione di due opere inedite quali In real life (2019) e Your planetary window (2019), in cui incontriamo il gioco ludico e speriementale delle forme a contatto con il concreto. Preparandoci ad attraversare la struttura Your spiral view (2002) in cui, ricordandoci del primo straniamento percepito nei confronti di queste multiformi strutture alla Biennale di Venezia nel 2002, ripensiamo nel tempo la pratica di Eliasson e il suo intento di suggerire un’immagine artificiale di quella che abbiamo sempre pensato essere l’allegoria della caverna di Platone e i suoi intenti pedagogici. Quest’accento si ripete nella sezione The Expanded Studio, in cui riflettere su come i modelli Green light (2016), Little Sun (2012), e The Structural evolution project (2001), siano stati pensati come una pratica artistica che guarda al collettivo e alla comunità.
In conclusione, percepiamo un continuo tra l’esperienza artistica e l’esperienza del reale quando uscendo dal percorso espositivo della TATE Modern, incontriamo una serie di lavori di Eliasson pensati per la dimensione pubblica quali Room for one colour (1997), Stardust particle (2014), Ventilator (1997), Cold wind sphere (2012), Waterfall (2019). Fino al 5 gennaio 2020, la mostra Olafur Eliasson: In Real Life si completa con una serie di incontri ed approfondimenti sulla ricerca artistica di Eliasson e sull’influenza del suo lavoro nel contemporaneo.
Info:
Olafur Eliasson: In real life
11 July 2019 – 5 January 2020
www.tate.org.uk
Olafur Eliasson, Moss wall, 1994 Reindeer moss, wood, wire Dimensions variable
Installation view: Leeum, Samsung Museum of Art, Seoul, 2016 Photo: Hyunsoo Kim © 1994 Olafur Eliasson Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 1994 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson, Beauty, 1993 Spotlight, water, nozzles, wood, hose, pump Dimensions variable Installation view at Moderna Museet, Stockholm, 2015 Photo: Anders Sune Berg Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 1993 Olafur Eliasson
Olafur Eliasson, Stardust particle, 2014 Stainless steel, translucent mirror-filter glass, wire, motor, spotlight Ø 1760 mm Tate Photo: Jens Ziehe, 2017 © 2014 Olafur Eliasson
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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