Ne L’alfabeto scende dalle stelle. Sull’origine della scrittura (Mimesis, 2009) il celebre genetista Giuseppe Sermonti, recentemente scomparso, faceva risalire la grafia dei simboli che compongono l’alfabeto occidentale (in primis il greco) dall’osservazione del cielo notturno stellato, la prima superficie scritta su cui i nostri antenati riuscirono a leggere storie e messaggi, la cui decodificazione rese per loro immanente la dimensione del sacro e del mito. Nello zodiaco e nelle costellazioni della Via Lattea l’uomo imparò a riconoscere animali, eroi, divinità e demoni, le cui iniziali offrirono voce all’alfabeto che successivamente permise all’umanità di codificare sulla Terra, mediante lettere organizzate in parole scritte, ciò che era disegnato nella volta celeste. Se nella Genesi (2,18-22) si legge che “il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome”, l’atto di nominare appare come la peculiare accezione di Creazione concessa all’uomo, che attraverso il linguaggio ha la possibilità di plasmare e distinguere la materia del mondo in cui è immerso, facendo derivare la predestinazione dell’alfabeto che ne garantisce l’ordine dall’imperturbabile perennità del riferimento astrale.
Da queste suggestioni è partito lo street artist Opiemme per elaborare la cifra espressiva che ha contraddistinto negli ultimi anni la sua ricerca creativa: un raffinato lettering esploso che disgregandosi materializza immagini e collisioni di senso, facendosi portavoce di una coinvolgente estetica post pop che si colloca in un territorio di confine tra la poesia visiva neoavanguardista, la paratassi iconica del cloisonnisme e la persuasione occulta dei messaggi subliminali. Discendono direttamente dalle galassie e dai buchi neri le opere della serie Vortex, in cui lettere e parole disarticolate si espandono sulla superficie pittorica (che può essere muro, tela, carta di giornale o mappa geografica) come diretta emanazione dell’esplosione di stelle distanti anni luce dal nostro spazio-tempo per generare suggestivi universi grafici che si concretizzano in parole monumentali ma ultrasottili. A sette anni di distanza dalla prima deflagrazione delle sue galassie cosmopoetiche nella galleria Portanova12, l’artista è tornato nello spazio espositivo bolognese per chiudere idealmente il cerchio, convocando le più recenti derivazioni del suo lettering poetico costruttivista (arricchito di ulteriori cabale numerologiche riferite al suo vissuto più personale) e presentando in anteprima la nuova calligrafia a cui ha iniziato a dedicarsi. La mostra GIOVA VRTX 7 – 4 – 66 offre al visitatore l’occasione di addentrarsi in profondità nella radicale elaborazione demiurgica della scrittura messa in atto da Opiemme a partire dai primi lavori in cui quest’intuizione appare ancora in embrione, come si può notare ad esempio in Distratti dal nulla (2011) riquadro nero su fondo nero in cui il ripetersi delle lettere TV allineate in sequenza disegna l’oggetto corrispondente al loro significato individuando uno schermo all’interno del quale le parole del titolo appaiono abrase e latenti.
Se in questo primo lavoro l’identificazione tra la scrittura, il suo significato e l’ulteriore campo semantico che scaturisce dalla loro coesione appare assoggettata a un’idea di forma elementare e rigida ancora reminiscente della lapidaria efficacia dei manifesti suprematisti, nelle opere della serie Vortex è la parola stessa a diventare forma fluida, capace di condensarsi in messaggi criptati o di dissolversi in metrica senza dover per questo allentare la stringente intuizione dell’identità tra la grafia e le sue implicazioni di senso (intese in un’accezione poeticamente allargata, ma mai velleitaria) che l’artista fa derivare dalla struttura delle costellazioni. Opiemme esplora questo legame sia in negativo e sia in positivo attraverso essenziali composizioni di caratteri tipografici che costruiscono animali e cose “parlanti” o che si espandono sulle superfici pittoriche come dopo un big bang, oppure attraverso una pittura astratta che riproduce con la tecnica del dripping il pulviscolo stellare o le scie delle stelle cadenti per creare sgargianti sfondi astrali dall’impossibile saturazione su cui le lettere fluttuano libere anche dalla coercizione della concatenazione a cui di solito si associa il linguaggio. Proprio l’istintività sperimentata nel dripping potrebbe aver suggerito all’artista la svolta stilistica con cui si conclude idealmente il percorso espositivo e che trova una dimensione ambientale nella grande tela site-specific che occupa un’intera parete della galleria, in cui la scrittura, non più irregimentata dallo stencil e dall’aderenza agli standard tipografici, diventa un’azione performativa a mano libera in cui la reiterazione e la sovrapposizione dei segni sono una diretta emanazione delle sue visioni poetiche, non più “letteralmente” leggibili ma intelligibili per via intuitiva e percettiva.
Venerdì 19 novembre alla galleria Portanova 12 avrà luogo il finissage della mostra GIOVA VRTX 7 – 4 – 66, durante il quale saranno presentati un libro di poesie e pensieri dell’artista (Distratti dal nulla) e delle incisioni in tiratura limitata realizzate in collaborazione con la Stamperia d’arte Albicocco di Udine, mentre la settimana prossima (il 23 novembre alle 21.00) un live painting di Opiemme presso il TaG-Teatro di Granarolo sancirà la conclusione della fase dei “vortici creativi” a cui l’artista si è dedicato per sette anni.
Info:
Opiemme. GIOVA VRTX 7 – 4 – 66
15/10/2021 – 19/11/2021
a cura di Massimo Cattafi
Portanova12
Via Portanova 12, Bologna
For all the images: Opiemme. GIOVA VRTX 7 – 4 – 66, courtesy Portanova12, Bologna
Laureata in storia dell’arte al DAMS di Bologna, città dove ha continuato a vivere e lavorare, si specializza a Siena con Enrico Crispolti. Curiosa e attenta al divenire della contemporaneità, crede nel potere dell’arte di rendere più interessante la vita e ama esplorarne le ultime tendenze attraverso il dialogo con artisti, curatori e galleristi. Considera la scrittura una forma di ragionamento e analisi che ricostruisce il collegamento tra il percorso creativo dell’artista e il contesto che lo circonda.
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