“Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse”, è il titolo della singolare mostra personale di Chiara Camoni, negli spazi espositivi di Pirelli HangarBicocca, a Milano. L’allestimento, a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, è aperto al pubblico fino al prossimo 21 luglio 2024 e raccoglie il più eterogeneo corpus di opere dell’artista – mai presentato in Italia – con una serie di nuove produzioni. Camoni, classe 1974, vive e lavora a Seravazza (LU), paese toscano noto per la sua varietà ambientale: dalle pareti rocciose delle Alpi Apuane ai limpidi ruscelli, fino a fitti boschi. E non è un caso, infatti, constatare come le sue opere siano composte di elementi organici in continuo dialogo con la natura e parti di essa: dalla terra cotta ai minerali, fino all’uso di pietre sedimentarie.
Il titolo della mostra è concepito come se fosse un incantesimo per offrire una percezione sacra dello spazio e delle varie figure che lo abitano. L’osservatore può sentirsi parte di un codice misterioso, che soggiace alle leggi del cosmo e di quel millenario potere femminino, già passando attraverso le due Leonesse in pietra leccese, poste all’ingresso della mostra: due figure ieratiche la cui materia è composta di sedimenti marini, conchiglie e ossa di animali. Hanno uno sguardo fuori dal tempo, che segna l’inizio del percorso, e si percepisce fin da subito la simmetria di una geometria spaziale mistica, con una spiccata evocazione di natura, quasi, sciamanica. La stessa artista dichiara che «la mostra si presenta come un paesaggio, sensibile alla luce naturale che proviene dall’esterno e al buio della sera; e le opere sono in relazione non solo con il pubblico, ma anche tra di loro: guardano in tante direzioni e si guardano. È un allestimento espositivo pieno di occhi, di figure, di presenze, animali e insetti».
È chiara l’idea di un’orchestrazione corale dei vari elementi: un’architettura di collettività e raccoglimento, ispirata nelle forme al giardino all’italiana tardo-rinascimentale e a siti archeologici. Infatti, le opere sono disposte ai lati, in modo circolare, trasformando l’esposizione in un raduno dove non c’è differenza tra oggetto, scultura e architettura. Il senso di unione e la totalità degli elementi legano, creano armonia, aprono spazi e direzioni con un confine labile e ambiguo. All’artista non interessa evocare concettualmente l’idea di confine, ma proporre un’organicità ciclica già dalla scelta della luce naturale che si alterna con l’oscurità serale. Inoltre, la parte centrale dello spazio espositivo è vuota perché funzionale alla canalizzazione della relazione tra le opere e tra queste e l’osservatore. È il simbolico punto di raccoglimento nodale, in cui confluisce il richiamo di una spiritualità annunciata nel titolo, dove il pubblico può sentirsi smarrito.
Risponde all’intento di creare una forte suggestione visiva, la serie più numerosa delle Sisters, rispetto alle quali, riferendosi a una propria dimensione onirica e inconscia, Camoni ha sostenuto «sono figure femminili che comprendono il maschile, l’animale, il vegetale e il minerale. Sono ambigue: accolgono gli opposti e le contraddizioni. Molte di loro hanno due facce. Due personalità. Ognuna ha una sua attitudine e ci chiede una relazione. Sono figure nel cambiamento e ci chiedono una relazione». Esse sono costituite da un centinaio di collane in terra cotta policroma e dall’accumulo di materiali differenti come cera, gres e porcellana, elementi vegetali, ma anche ferro, plastica e oggetti trovati: tutti pezzettini modellati a mano, il risultato di un lavoro di gruppo con cui l’artista si misura tutte le volte nella formazione e composizione di queste sue sculture, in un’azione collettiva che diventa una danza metaforica.
Rimangono sempre nell’ambito dell’organico le stampe digitali, realizzate su seta per contatto diretto di fiori, foglie ed erbe, dove non c’è aggiunta di colore, ma sono gli stessi elementi naturali che creano le loro impronte. Poi, sul pavimento, è presente la serie in scaglie di onice che suddivide lo spazio espositivo e si rivela essere la sagoma di diverse “serpentesse”. La mostra offre allo sguardo uno scenario dal respiro corale, dai rimandi cosmici, in cui il potere arcaico femminile è rievocato dall’universale e dimenticata simbologia del serpente, segno di energia feconda in molte tradizioni arcaiche matriarcali. Le opere sono capaci di evocare un’emanazione primordiale, che rimanda alla ciclicità organica della materia e a un’evocazione sciamanica, nel sottile equilibrio tra mondo visibile e mondo invisibile.
Nilla Zaira D’Urso
Info:
Chiara Camoni. Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.
15/02/2024 – 21/07/2024
a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli
Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2 – 20126 Milano
ww.pirellihangarbicocca.org
Attraverso l’arte sente l’esigenza di accostarsi sempre di più alla natura, decidendo di creare una residenza artistica sull’Etna come un “rifugio per l’arte contemporanea” per artisti e studiosi. Nasce così Nake residenza artistica. Vince il Premio Etna Responsabile 2015. Nel 2017, è invitata nella Sala Zuccari, Senato della Repubblica, come critico d’arte. Scrive per artisti italiani e stranieri. Curatrice del primo Museo d’Arte Contemporanea dell’Etna e del progetto “Etna Contemporanea”.
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