L’infanzia e ciò che essa lascia nell’animo è da sempre stata oggetto di studio e di interesse da parte di filosofi, poeti e artisti. I ricordi, le emozioni si ripresentano nel corso della vita e bussano alla porta dell’inconscio, che ne rielabora l’essenza, i contenuti, convivendo con essi. Il lavoro artistico di Julia Haumont (1991), in mostra fino al 13 gennaio 2024 presso la galleria CAR di Bologna, attraverso il percorso espositivo dal titolo Oublier, rêver (Dimentica, sogna in lingua italiana), evoca, concretizza, rielabora, affronta la sfera interiore e profonda legata a questo periodo della vita, realizzando delle opere scultoree rappresentanti delle bambine, dai lineamenti evocanti quelli dell’artista stessa.
Elora Weill Engerer, nel testo critico a corredo della mostra, dal titolo Faire l’enfant, si chiede: «Cosa sognano le giovani ragazze di Julia Haumont? Sotto un’aria disinvolta e posture languide, queste figure dispiegano un repertorio gestuale poetico che ravviva i loro corpi ancora infantili. Lo sguardo, spesso socchiuso, è attirato verso un universo interiore, come nel dormiveglia, rafforzando il silenzio in cui sono immersi questi bambini. Giocano seguendo la fantasia…». L’autrice del testo critico pone l’attenzione sulla parola infante che deriva da infans, ovvero colui che è incapace di parlare. A sua volta, il termine ha nella sua radice il verbo fari, presente già nel greco antico φημί (fēmì), che significa parlare, rafforzato a sua volta dalla presenza del prefisso in, che ne apporta significato negativo, impossibilità.
Nonostante le opere scultoree dell’artista parigina siano legate all’infanzia, si discostano dalla radice etimologica, risultando parlanti, in quanto esprimono, comunicano fragilità e forza, innocenza e sensualità, equilibrio tra l’espressività dei volti e la candida superficie della ceramica smaltata, materiale scelto per realizzarle. Osservando con attenzione le sculture, lo spettatore può notare la presenza di alcune macchie, segni che interrompono il ritmo sereno, placido, pacato ed equilibrato delle linee, dei contorni.
Nell’ambito del percorso espositivo sono presenti delle installazioni realizzate con materiali tessili. Come indicato dall’artista nel testo presente sul dossier della mostra: «Completando gli studi in Belle Arti, ho iniziato, ossessivamente, a dipingere fotografie dai miei archivi di famiglia, per poi riprodurle come incisioni. Avendo precedentemente studiato fashion design, i tessuti sono gradualmente tornati nella mia pratica artistica e le incisioni sono state stampate su garza. […] Sulle stampe aggiungo casualità: macchie, strappi, che contribuiscono a creare una certa ambiguità oscillante tra violenza e dolcezza. Le composizioni tessili che creo sono un’estensione di questa ricerca: cerco di ricreare gli stessi affetti purificando il mio linguaggio e utilizzando solo materia, linee e colori. Nelle mie composizioni tessili astratte, vengono tinti, assemblati, strappati, ricuciti insieme, utilizzando sempre gli archetipi dell’infanzia: colori, paillettes, perline e ricami. La fragilità del supporto richiama anche la fragilità di quest’epoca. È anche una ricerca pittorica, un gioco: come se mi riproiettassi in una configurazione infantile, mi diverto con i colori e gli elementi per comporre sulla parete linee armoniose che, senza più limiti di formato, prendono il posto del foglio. I ritagli su carta di Matisse sono stati molto importanti per me e hanno aperto una nuova strada nel mio lavoro».
Dalle parole di Julia Haumont si evince la complessa ricerca interiore e artistica da cui sono scaturite le espressioni tangibili del suo pensiero, che si è concretizzato attraverso il suo operato. L’artista parigina mette a nudo sé stessa, in un modo del tutto particolare, rendendo partecipe lo spettatore della sua delicatezza, ma allo stesso tempo della sua forza e della capacità di raccontare in modo del tutto contemporaneo, seppur con materiali tradizionali e consolidati nell’arte quale la ceramica e i tessuti, le sue riflessioni interiori sull’infanzia e sulla vita. Con l’elaborazione del pensiero, Julia Haumont esprime in modo consapevole, nonostante la sua giovane età, il proprio moto intellettuale e interiore attraverso rappresentazioni materiche, e, lasciandosi condurre nei percorsi sconosciuti dell’anima, ne fa riemergere l’essenza, esprimendone, per mezzo della tecnica artistica, l’idea, l’intuizione, i ricordi.
Info:
Julia Haumont. Oublier, rêver
11.11.2023 – 13.01.2024
CAR DRDE Gallery
Manifattura delle Arti- Via Azzo Gardino 14/A, Bologna
www.cardrde.com
Di formazione scientifica, ma con grande passione per l’arte, che ama raccontare, ammirandone tutte le sue espressioni.
NO COMMENT