Nell’epoca delle nuove tecnologie si moltiplicano i linguaggi creativi che progressivamente abbandonano le antiche tassonomie estetiche sempre meno in grado di interpretare le multiformi espressioni dell’arte contemporanea.
La nozione di “sostenibilità”, che nel secolo scorso si riveste di una connotazione per così dire eco-ambientale, in quanto riferita a uno sviluppo economico che non comprometta le risorse naturali e che quindi non diminuisca la qualità della vita sul pianeta delle generazioni future, diventa negli ultimi decenni una categoria interpretativa dell’arte contemporanea, la quale è costretta ad abbandonare gli oramai obsoleti meccanismi di identificazione per lo più basati su tecniche progressivamente in disuso, soppiantate dalle nuove tecnologie e dai new media.
In tale scenario, utilizzando le parole del filosofo americano Nelson Goodman, qualunque output creativo è analizzato sulla base dei “sintomi dell’estetico”. Da un lato viene superata un’impostazione metodologica plurimillenaria che elegge alcuni sensi (vista e udito), quali medium privilegiato della Bellezza a discapito dei cosiddetti sensi inferiori (tatto, olfatto e gusto), considerati troppo corporali per permettere apprensione estetica, dall’altro gli strumenti e le capacità digitali diventano i nuovi mezzi attraverso cui si esprime l’artista contemporaneo con risultati creativi sempre nuovi e diversi, spesso in grado di emozionare in maniera multisensoriale il cosiddetto “consumatore” estetico.
Pertanto, nel dibattito dell’arte contemporanea l’opera “artistica” è in sé stessa sostenibile sia in quanto bella e buona in senso aristotelico, sia in quanto portatrice di un messaggio di Bellezza che, al contempo, necessariamente, è di edificazione sociale, sia infine in quanto sintesi di differenti linguaggi creativi, di una sorta di bridging tra i medesimi, così da acquisire una sua unicità e originalità, frutto di tali osmosi e dialoghi estetici permessi dal mondo digitale.
In tale contesto si sviluppa l’evento di dialogo artistico “La Pittura della Musica. La Musica della Pittura” dal 24 ottobre al 6 novembre 2019 presso l’ex Chiesa di San Carpoforo dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Protagoniste le opere dell’artista Paola Giordano con colonna sonora composta dagli studenti del master Soundart dell’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano), e con performance musicale del noto pianista svizzero Silvan Zingg nella sessione inaugurale. Un’esposizione artistica di quadri medio-grandi tra cui la nota opera “Quo vadis”, dove l’artista si confronta con la teoria quantistica degli universi paralleli. Si tratta di un’opera di circa 5 metri di lunghezza e 3 di altezza, che nel 2017, nell’ambito della mostra itinerante OUR PLACE IN SPACE, voluta dalla NASA e dall’ESA, è stata esposta prima a Venezia presso Palazzo Cavalli Franchetti, poi a Chiavenna presso l’ex Convento dei Cappuccini, e nel 2018 a Garching, Monaco di Baviera, Germania, presso l’ESO Supernova Planetarium & Visitor Centre. Infine nell’aprile 2019 viene presentata a Palazzo Marino a Milano nell’ambito di un evento della Design Week promosso dal Comune di Milano.
Tra le altre opere esposte nell’ex Chiesa di San Carpoforo spicca “Le nuove Madonne”, già presentata alla XXII Biennale di Architettura di Venezia nel 2010. Un tributo alla donna del terzo millennio, ancora troppo di sovente abusata e oggetto di violenze, alla ricerca di una nuova identità sociale in una realtà metropolitana sempre più controversa, dominata dall’apparire, dall’effimera ricerca di un “like/don’t like”, come direbbe il filosofo coreano Byung-Chul Han.
L’evento, che è organizzato dall’ARD&NT Institute (www.ardent-institute.it) e dall’Associazione Ethicando di Milano (www.ethicando.it), è anche occasione per la presentazione del libro “Paola Giordano. Suggestioni Metropolitane tra Vita e Arte” (Marco Eugenio Di Giandomenico, Ethicando Editore, Milano, 2019), che racconta la vita e le opere dell’artista e inoltre affronta l’annosa questione della sostenibilità dell’arte contemporanea. Tale opera editoriale vuole avere un taglio narrativo originale. L’autore immagina un incontro casuale con l’artista nell’occasione di un gala dinner presso uno dei grattacieli di CityLife a Milano, dove sono entrambi invitati, e mentre si approcciano in ascensore a raggiungere l’ultimo piano, un blackout elettrico li tiene nel silenzio e al buio per circa due ore. In tale momento di incertezza e di sgomento i due intessono un fitto colloquio fuori dal tempo e dallo spazio, alla maniera dialogativa platonica, dove Paola Giordano racconta le sue esperienze di vita e artistiche, e l’autore affronta alcune delle tematiche al centro del dibattito dell’arte contemporanea, tra cui il rapporto tra arte e scienza, la sostenibilità dell’arte, gli aspetti spirituali dell’arte, i linguaggi creativi del terzo millennio e altri ancora.
Marco Eugenio Di Giandomenico
(Critico dell’Arte Sostenibile)
Paola Giordano, Le nuove Madonne, 2010
Paola Giordano, Quo Vadis, 2017
La Pittura della Musica. La Musica della Pittura, installation view at Chiesa di San Carpoforo, Brera Academy, Milan
Marco Eugenio Di Giandomenico è scrittore, critico dell’arte sostenibile, economista della cultura, titolare di prestigiosi incarichi accademici presso università e accademie di belle arti italiane ed estere tra cui l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e l’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano), creatore e curatore di mostre artistiche ed eventi culturali in Italia e all’estero. Per le sue attività è stato insignito di svariati premi e riconoscimenti, soprattutto con riferimento alla teoria della “sostenibilità dell’arte”, di cui è riconosciuto tra i principali assertori a livello internazionale.
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