Paolo: un video di Lorenzo Silvestri

In occasione dell’inaugurazione della Biennale di Venezia 2024, Golden Goose apre le porte del nuovo spazio “Haus of Dreamers” a Marghera, invitando giovani creativi a partecipare a workshop, performance e installazioni. Il centro storico è in fermento per l’apertura della sessantesima esposizione internazionale d’arte e si trasforma in un crogiuolo di eventi che, come accade ogni anno, danno una nuova vita alla città.

Lorenzo Silvestri, fotoritratto, ph credit Giacomo Riccardi, courtesy of the artist

Stare al passo con tutte le proposte, tuttavia, può risultare frastornante e si rischia di non dedicare la giusta attenzione ad alcuni interessanti progetti in mostra. Lontano dalle rotte convenzionali può capitare di imbattersi nelle cose più affascinanti, come per esempio “Paolo”, l’opera video di Lorenzo Silvestri presentata negli spazi di Golden Goose, a cura di Ghandara, collettivo di curatrici di base a Roma. Lorenzo Silvestri (Roma, 1999) è un artista multidisciplinare che vive e lavora a Roma. “Paolo” è uno short film inedito della durata di 6 minuti, girato a Roma nel 2021 in analogico con una super-8. L’opera, incentrata sulla figura di Paolo (Paolo di Noto), indaga il tema della fragilità, quella di una persona ma anche quella del paesaggio urbano che egli abita, approfondendo il modo in cui si rapportano fra loro. Allo stesso tempo, “Paolo” rappresenta la messa in scena di un’amicizia, immortalata sullo sfondo di una città onirica che sfugge a qualunque classificazione.

Lorenzo Silvestri, “Paolo”, video, 2021, 06’02” min., still frame, courtesy of the artist

Enrico Boschi: Da cosa nasce “Paolo”?
Lorenzo Silvestri: “Paolo” è un piccolo film che ho girato tre anni fa e che ho poi tenuto fermo per un po’ di tempo nel mio hard disk. Mi capita spesso di agire in questo modo: giro dei film, poi li lascio lì per del tempo prima che escano dal mio computer. È un lavoro di sei minuti che nasce da un’amicizia molto stretta con Paolo, un ragazzo che potrei definire “fuori da ogni epoca”. È un personaggio che vive a modo suo, nascondendosi all’interno della città. È un personaggio in movimento. Il mio film cerca di far vedere una Roma che non esiste, una Roma onirica che si discosta parecchio dall’immagine classica della città eterna, e nel far questo finisce per raccontare la fragilità stessa. Volevo creare uno spaccato di vita. Il punto di partenza è sicuramente personale, autobiografico ma “Paolo” non vuole rimandare a me. Piuttosto, l’opera cerca di fornire allo spettatore gli strumenti necessari per accedere a una lettura personale, individuale. Lavorare con il super-8 mi ha aiutato molto nella costruzione narrativa e a sviluppare una mia idea di fiabesco.

Lavori spesso con media diversi: pittura, video, scultura…
Non sento di avere un rapporto privilegiato con un unico mezzo espressivo. Per prima cosa provo a creare un’idea, poi cerco di strutturare il tutto attraverso il mezzo più adatto. A volte credo che abbia più senso creare immagini con la pittura anziché con i video, a volte è il contrario. Il processo creativo nasce sempre in modo spontaneo. Per “Amo Roma scappo da Roma”, per esempio, ho sviluppato un’idea realizzando una serie di pitture, ma poi lo stesso lavoro è diventato un video nella sua forma finale. Un modo molto veloce per riuscire a fissare le idee consiste nel disegnare e scrivere. Prendo sempre degli appunti. I luoghi hanno un ruolo importante nel processo creativo e a seconda di come li si guardano possono diventare una cosa o un’altra. Mi piace che ognuno veda qualcosa di diverso nei miei lavori.

Lorenzo Silvestri, “Paolo”, video, 2021, 06’02” min., still frame, courtesy of the artist

Ti piace che ci sia un ampio margine di interpretazione, giusto?
Io mi sento soprattutto un mediatore. In “Paolo” volevo che emergesse principalmente la sua figura, non la mia. Volevo fare qualcosa con il mio amico Paolo. Mi innamoro delle persone e quando succede voglio fare qualcosa insieme a loro. Per me si tratta anche di un tentativo di fermare il tempo. Crescere a Roma è stato per me come vivere nel paese dei balocchi. Ma poi, come succede a Pinocchio, c’è il rischio che ti ritrovi trasformato in un asino. Roma ti dà tantissimo, può sembrarti un paradiso, è una città che sa essere veloce, ma anche estremamente lenta.  Ho una relazione strana con questa città. A volte penso che Roma sia la condizione stessa del mio essere artista. Se non fossi stato qui forse non avrei fatto quello che ho fatto. Ma Roma è anche una città maledetta, ti distrae con il suo passato e alla fine le cose che accadono nel presente sono poche.

Come hai lavorato al sonoro di “Paolo”? Quanto è importante per te la colonna sonora?
La parte musicale di “Paolo” l’ho composta con il musicista Mauro Remidi, con cui abbiamo lavorato su due canzoni già esistenti, risuonandole e rielaborandole in relazione alle immagini. La parte sonora dei miei lavori è molto importante. Spesso viene prima il suono e poi il lavoro prende forma attorno ad esso; a volte è il contrario, ma la componente sonora rimane comunque essenziale. Quando parlo del sonoro mi riferisco anche al silenzio, non necessariamente alla musica o ai rumori.

Lorenzo Silvestri, “Paolo”, video, 2021, 06’02” min., still frame, courtesy of the artist

All’inizio del video compare uno specchio che viene frantumato rivelando il paesaggio dietro di esso…
Lo specchio nella scena iniziale si ricollega al discorso della fragilità, in questo caso sia metaforica sia letterale. Mi interessava che lo specchio si rompesse nella città. Era come rompere me stesso per la città. La figura di Paolo si rompe subito, creando uno spaccato. Dietro, si vede questa Roma che cerco di coprire il più possibile. Nella scena seguente si vedono delle riprese delle case popolari in Valle Aurelia degli anni ‘50 e ‘60 che vogliono stabilire una relazione con la fragilità della città stessa, anche a livello urbanistico, una fragilità connaturata all’architettura. Ho girato “Paolo” nel 2021. Forse adesso sento di aver raggiunto solo un po’ di consapevolezza in più, ma il mio approccio rimane lo stesso, resta sempre la voglia di fare le cose con i miei amici. Una volta che concludo un progetto sento che poi non ha più bisogno di me. Forse quando giro in pellicola faccio meno errori, ma la Roma che tendo a riprendere rimane sempre la stessa.

A cosa stai lavorando adesso?
Sto lavorando a dei collage con oggetti in miniatura. È come se fossero fotografati in un ambiente che ho ricreato in una piccola nicchia nel mio studio. Sto facendo nuove pitture, soprattutto disegni di grande formato, delle pitture-disegno che mi stanno piacendo molto. Sto anche scrivendo un altro piccolo film che vorrei girare tra un mese e sto progettando dei cinema in miniatura all’interno di scatole di scarpe. Questo progetto prende forma come collaborazione con la mia fidanzata Benedetta (Pistolini), che fa la regista. Quando sono in studio non ho bisogno per forza di mettermi al lavoro: visiono molte immagini, sfoglio libri, vedo spezzoni di film. A volte mi faccio una passeggiata, cerco di stare il meno possibile chiuso in me stesso. Per quanto riguarda la pittura, tendo a creare una situazione di attesa: aspetto di volerla fare, passo anche una o due settimane senza dipingere niente, finché arriva il momento in cui non posso attendere oltre. E poi è bellissimo.

Lorenzo Silvestri, “Paolo”, video, 2021, 06’02” min., still frame, courtesy of the artist

Come si sviluppa il tuo processo creativo?
Lavoro a molte cose contemporaneamente, anche su supporti diversi, passo dalla pittura al collage, poi magari nello stesso giorno monto un video. Ora sto provando a essere un po’ più rigido con me stesso, a darmi delle regole, ma difficilmente ci riesco.

Avrei visto bene la tua opera all’interno della mostra “Nebula” all’Ospedaletto a Venezia. Il tema è l’opacità, in questo caso una nube positiva che conferisce all’opera diversi livelli di lettura non rivelandosi immediatamente. Cosa ne pensi di questo concetto in relazione alla tua opera?
Mi interessa creare qualcosa in cui ognuno possa vederci qualcosa di diverso, senza che ci sia una lettura univoca, obbligata. L’opera, alla fine, è solo un contenitore: io fornisco determinati strumenti, ma poi è chi guarda a vederci quello che crede. A volte, però, non sopporto quando questa opacità si crea soltanto in funzione estetica, l’arte diventa noiosa e non serve a nulla.

Dove faresti la mostra dei tuoi sogni?
Di sicuro a Roma, mi piacerebbe fare una mostra al Teatro Argentina, che è un teatro storico, oppure anche al cinema Giulio Cesare, che è il mio preferito. In realtà ci sono tanti posti dai quali sono affascinato, quindi non so darti una risposta definitiva.

Info:

Lorenzo Silvestri. Paolo
Golden Goose Haus
via Dell’Atomo 8, Marghera
www.goldengoose.com


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.