“Parma 360 Festival della creatività contemporanea” centra pienamente la natura che lo ispira: “Homo Deus” è il titolo che accompagna l’ottava edizione di questo festival, proponendo uno sguardo di spessore sugli orizzonti che le nuove tecnologie potranno aprire sul nostro mondo fisico e creativo. Curata da Chiara Canali e Camilla Mineo e organizzata dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company, la manifestazione apre al visitatore una riuscitissima contaminazione tra forme d’arte più manuali e altre ipertecnologiche. Sono sei le sedi che, nel cuore della capitale ducale, accompagnano l’appassionato d’arte all’interno di spazi culturali anche inediti.
Doveroso è iniziare il viaggio da “Survival”, la retrospettiva ospitata nel settecentesco Palazzo Pigorini che omaggia Piero Gilardi, elemento di punta dell’arte ambientale (e non solo) che, in tempi non sospetti, si è interrogato sull’impatto antropocentrico e tecnologico sulla natura. Gilardi è stato anche un artivista (non è un refuso) capace di animare, con la militanza in prima persona, il dibattito sul ruolo dell’artista nella quotidianità e sul suo impegno a intercettare le istanze provenienti dalla società. La retrospettiva ci mostra come l’artista abbia esplorato natura e tecnologia, grazie innanzitutto alle sue opere realizzate in poliuretano espanso che mettono l’osservatore di fronte a riproduzioni 1:1 di porzioni della natura vegetale. Il percorso dedicato a Gilardi è composto da una ventina di opere, tra le quali sono davvero emozionanti, in chiave interattiva, “Scoglio bretone” (2001) e “La tempesta perfetta” (2017), installazioni che invitano alla riflessione sulle conseguenze uomo e natura, tecnologie e risorse.
Se con Gilardi siamo ancora in epoca pre A.I., l’immersione nell’intelligenza artificiale è piena con la sezione “L’opera d’arte nell’epoca dell’A.I.”, grazie a una collettiva di venti artisti, in parte ospitati al secondo piano di Palazzo Pigorini, mentre altri sono collocati nel Torrione Visconteo. Se il titolo dell’intera manifestazione, “Homo Deus”, è un esplicito richiamo all’omonimo saggio di Yuval Noah Harari (pubblicato nel 2015), il titolo di questa sezione rimanda, parafrasandolo, al saggio del 1935 di Walter Benjamin che, nove decenni fa, già s’interrogava sull’impatto delle tecnologie di inizio ‘900 nella creatività e nella diffusione dell’arte. Interessantissima, anche in questo caso, con risultati molto avanzati sul piano tecnico, è la contaminazione tra media artistici più classici come il mosaico, l’installazione o la scultura e l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, grazie alle quali ci si immerge in un viaggio iconografico dai risvolti in alcuni casi anche sorprendentemente poetici. Il messaggio di questa sezione ci viene addosso con il suo carico di umana inquietudine, genialità e fascino per novità che saranno sempre più familiari.
Un tuffo nell’arte dal sapore ancora novecentesco è sicuramente quello della sezione “The Space Between”. Grazie a quattro illustratori, torna preponderante la mano e il suo gesto: siamo di fronte a un vero e proprio elogio della lentezza e del silenzio che ci restituisce un’antica artigianalità, intrisa di poeticità, gusto del delicato paradosso, di vie di fuga dalla soffocante presenza delle tecnologie. Lo spazio è quello del Laboratorio aperto del Complesso di San Paolo e l’atmosfera che si respira è fatta di figure e segni su carta in cui ci riconosciamo pienamente e che ci sottrae al frastuono visivo dell’immagine contemporanea.
Altra monografia è quella dedicata a Emanuele Giannelli, con le sue recenti sculture sul tema dell’“Humanoid”, dalla natura metà umana e metà tecnica. Ne è la dimostrazione “Mr. Arbitrium”, poderosa ed erculea scultura che sostiene gli architravi del nostro patrimonio culturale, nella fattispecie la facciata del Santuario di San Francesco al Prato, perché l’humanus, anche in un’epoca così tecnologica, non può e non deve crollare. Ma è soprattutto nella Chiesa sconsacrata di San Ludovico che il messaggio dell’artista romano (e anche la personale a lui dedicata) si mostra con maggiore consapevolezza. L’uomo e le scimmie sono figurate in modo molto chiaro, eppure si ha la sensazione che ciò che si vede possa rappresentare un futuro prossimo (o un presente strisciante e già in atto). La contaminazione tra corpi tremendamente umani e le protesi tecnologiche che ci permettono di vedere una ‘metarealtà’ è compiuta: vale la pena opporsi, come fanno le figure dell’installazione “Sospesi” che tentano di ribellarsi alla gravità terrestre, a un destino ineluttabile? Manterremo la nostra identità peculiare oppure saremo cifrati (è già disumanamente successo) con codici alfanumerici seriali? Fino al 19 maggio, nel centro storico di Parma, c’è l’opportunità di interrogarsi su queste tematiche.
Giovanni Crotti
Info:
AA. VV: Parma 360 Festival della creatività contemporanea
a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo e 360° Creativity Events ed Art Company
06/04 – 19/05/2024
Parma, varie sedi
Elenco completo degli artisti:
“Survival”: Piero Gilardi
“L’opera d’arte nell’epoca dell’AI”: Antonio Barbieri, Domenico Barra, Davide Maria Coltro, Andrea Crespi, Giuliana Cunéaz, Debora Hirsch, Nick Landucci, Giuseppe Lo Schiavo, Manuel Macadamia, Vincenzo Marsiglia, Mauro Martino, Angelo Demitri Morandini, Max Papeschi con Michele Ronchetti, Chiara Passa, Giuseppe Ragazzini, Martin Romeo, Svccy e Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis
“The Space Between”: Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Antonio Pronostico e Manfredi Ciminale
“Mr. Arbitrium” e “Humanoid”: Emanuele Giannelli
Sono Giovanni Crotti e sono nato nel giugno 1968 a Reggio Calabria per rinascere nel giugno 2014 a Piacenza, città dove vivo. Il mio reddito è garantito dalle consulenze digitali, per poi spenderlo in gran parte nell’arte e nelle lettere: sono stato e sono curatore di contenuti e organizzatore di eventi culturali per artisti, gallerie e spazi istituzionali, oltre che scrittore di recensioni di mostre, creativi di ogni epoca e libri.
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