Palazzo Clemente e Palazzo De Sanctis a Castelbasso (TE) ospitano fino al 29 agosto la mostra Paso Doble – dialoghi sul possibile, all’interno del programma di eventi estivi previsto nel borgo. Il progetto curato da Pietro Gaglianò costruisce degli incontri tra gli artisti che appartengono alla Collezione Fondazione Menegaz, coinvolgendo opere distanti nel tempo, nella tecnica e nello stile, in un percorso tematico.
Nell’allestimento si inseriscono dei contatti inediti, una danza in cui i protagonisti sono otto autori contemporanei già presenti nella Collezione, che creano nuovi lavori site specific e invitano a collaborare altri otto artisti, per innescare un confronto dinamico ed eterogeneo.
Tra questi il dialogo tra l’ambiente sonoro creato da Livio Lombardo con i rumori della stazione di Bologna, per le Lettrici di Francesco Lauretta dislocate nella sala. Le variazioni e le dense sonorità danno consistenza al mondo fuggevole ed enigmatico di queste donne, di cui cerchiamo di capire la posizione nel tempo e nello spazio.
Anche Alberto Caruso attraverso il suono amplifica e definisce la terza dimensione nel dipinto di Thomas Braida: il tintinnio degli oggetti ritratti nella tela manifesta le luci e la brillantezza delle superfici magnetiche dei vetri, di cui percepiamo forme e riflessi.
L’orizzonte binario di Aryan Ozmaei, sospeso tra Oriente e Occidente, dialoga invece con il concetto di pittura di Enne Boi: le cromie audaci e ipnotiche accendono le pareti chiare e lo sguardo entra in un viaggio onirico sulla figura umana. Il Gran Sasso, emblema naturalistico ritratto a penna da Giuseppe Stampone (Omaggio, 2021), è riproposto con una fotografia da Gino Di Paolo (Il Gran Sasso, 2021): la montagna diventa icona sacrale, che viene offerta al visitatore grazie alle stampe che ne moltiplicano il ricordo.
Al piano superiore Flavio Favelli estrapola da un foulard di Hermès grafismi e geometrie, includendo l’oggetto nel processo artistico come un ready made, e ne soggettivizza gli elementi assemblandoli in un trittico (Panachè, 2021).
L’incontro tra la pittura di Marco Neri e la rielaborazione filmica di Igor Imhoff ha trasformato grazie al video mapping un’architettura pura e lineare in un condominio animato, di cui seguiamo le vicende grazie alla perfetta fusione tra le geometrie del pittore e la sequenza di luci e suoni di Imhoff.
Un volume scuro e nitido ospita la tensione poetica tra il paesaggio materico di Sophie Ko, realizzato con una finestra ed elementi della terra, e la sua dimensione letteraria con il sottile intervento dorato di Domenico Brancale.
Il linguaggio e la parola sono il nodo anche dell’ultimo incontro inedito che scopriamo salendo le scale di Palazzo De Sanctis, in cui l’installazione Cielo unisce la tangibilità visiva di Vittorio Corsini alla poesia recitata dall’autrice Valeria Manzi, che risuona nello spazio. In questo modo si crea un ambiente che si estende verso le interpretazioni tridimensionali del colore, in cui spiccano Bizhan Bassiri e Nunzio, che dialogano rispettivamente con Franco Angeli e Marco Tirelli.
Nelle sale di Palazzo Clemente passiamo dall’intimo colloquio tra due signore, un ritratto androgino di Maddalena Tesser (Teoria delle Vergini, Solo; 2017) e la silenziosa tela di Leonetta Cecchi Pieraccini (Suso che legge; 1934 circa) che ritrae sua figlia, alla corrispondenza tra le nature morte di Toti Scialoja e Giovanni Stradone, fino ai colori sgargianti di Matteo Fato (2017) e Carlo Levi (1971).
La morbidezza e il vento del paesaggio di Ubaldo Bartolini (La tristezza delle giornate corte, 2003) incontra il movimento rapido e sottile dell’aria in Refugios, di Oscar Contreras Rojas (2016).
Entrambi guardano agli echi urbani di Piero Guccione (Paesaggio romano, 1962) e ai riflessi metallici specchiati di Andrea Chiesi (Kali Yuga 39, 2006). Il dinamismo pervade tutte le sezioni della mostra, perché conduce lo spettatore a interrogarsi sullo spostamento di energia creato da questo paso doble attraverso i media, forme e cromie esplorate dagli artisti, in una sfida che non è distanza bensì corrispondenza.
Cecilia Buccioni
Info:
Paso Doble – dialoghi sul possibile, installation view at Palazzo Clemente. Da sinistra a destra, opere di Carlo Levi e Matteo Fato, photo Gino Di Paolo, courtesy Fondazione Menegaz
Paso Doble – dialoghi sul possibile, installation view at Palazzo De Sanctis. Opere di Thomas Braida e Alberto Carusi, photo Gino Di Paolo, courtesy Fondazione Menegaz
Paso Doble – dialoghi sul possibile, installation view at Palazzo De Sanctis. Opere di Flavio Favelli, photo Gino Di Paolo, courtesy Fondazione Menegaz
Dopo la laurea in Beni Culturali si trasferisce a Milano e termina il suo percorso di studi all’Università IULM, dove si specializza in arte contemporanea e comunicazione. Attualmente vive a Pescara e lavora in un’associazione culturale, collabora con una galleria d’arte ed è contributor per Juliet Art Magazine e Rivista Segno. É in costante esplorazione della contemporaneità artistica e delle sue molteplici letture.
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