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Pasolini presenta/e: Pier Paolo Pasolini nella collezione Egidio Marzona

Pasolini presenta/e è il titolo della mostra inaugurata lo scorso 11 agosto con la quale la città di Tolmezzo (UD), e la Carnia intera, rendono omaggio a uno degli intellettuali più influenti e controversi del Novecento: Pier Paolo Pasolini. Inserita in un progetto più ampio che ha compreso anche la proiezione di un documentario e un concerto in suo ricordo, l’esposizione si propone di indagare la figura di Pasolini attraverso i documenti unici provenienti dalla straordinaria collezione di Egidio Marzona, uno dei collezionisti più importanti a livello europeo.
Noi di Juliet abbiamo avuto il piacere di porre qualche domanda alla curatrice della rassegna, Michela Lupieri.

Per la prima volta la città di Tolmezzo ha ospitato una rassegna dedicata a Pier Paolo Pasolini e ne ha indagato la figura attraverso una mostra composta da reperti e documenti originali, la proiezione di un documentario e un concerto. Qual è stata l’idea alla base del progetto e come è stata sviluppata?
Il progetto è stato costruito a partire dalla collezione su Pasolini di Egidio Marzona, collezionista italiano fondatore dell’Art Park di Villa di Verzegnis (Ud) e proprietario di uno dei più importanti archivi sulle Avanguardie (e non solo) del XX secolo. La collezione su Pasolini, davvero minima se considerata la vastità del suo archivio, non era mai stata esposta al pubblico ed è stato Marzona a richiedere la sede di Palazzo Frisacco a Tolmezzo, capoluogo della Carnia sua terra di origine. L’amministrazione comunale ha accolto positivamente questa idea incaricandomi della curatela della mostra e della direzione artistica dell’intero progetto. Davanti ad un incarico così importante mi sono avvalsa della collaborazione scientifica di Karol Jóźwiak che ho invitato a co-curare il progetto e il catalogo di accompagnamento alla mostra e Angela Felice (direttrice del Centro Studi Pasolini di Casarsa) che ho invitato a curare la sezione della mostra dedicata al Pasolini friulano. Davanti alla eterogeneità e ricchezza della collezione abbiamo immaginato una rassegna composita capace di veicolare tanto la multidisciplinarietà della produzione di Pasolini quanto l’attualità del suo pensiero. Da qui è nata l’idea del titolo della rassegna Pasolini presente strutturata in tre momenti autonomi ma collegati: la mostra, concepita come fulcro principale, la proiezione di un film e il concerto. Per la proiezione abbiamo individuato il documentario girato da Pasolini nel 1970 Appunti per un’Orestiade africana. La scelta è ricaduta su questa pellicola poco conosciuta ai più – non si tratta di un film concluso ma di una serie di appunti di immagini in movimento per un film da farsi – per il suo costituirsi come filo conduttore tra le diverse epoche storiche. Come Pasolini nel 1970 aveva voluto riadattare la tragedia di Eschilo al contesto sociale della nuova democrazia Africana così, oggi, la proiezione di questo documentario ci ha permesso di collegare il passato del pensiero pasoliniano alle problematiche più urgenti del presente a noi contemporaneo. Infine, la rassegna si è conclusa con il concerto La musica dei film di Pasolini con i prestigiosi musicisti della Berliner Philharmoniker – Salvatore Percacciolo, Clemens Weigel, Luis Felipe Coelho – che hanno reinterpretato le musiche che sono state colonna sonora dei film pasoliniani. Tra i tanti, ad esempio, il famoso brano Che cosa sono le nuvole di Modugno il cui titolo riprende il quarto episodio del film Capriccio all’italiana girato da Pasolini nel 1967.

Con la mostra Pasolini presenta/e. Pier Paolo Pasolini nella collezione Egidio Marzona (visibile a Palazzo Frisacco fino al 5 novembre) vengono esposti per la prima volta dei documenti unici e originali legati alla figura di Pasolini provenienti dalla vastissima e preziosa collezione di Egidio Marzona. Ci parli di questo “archivio enciclopedico” in divenire e come sono stati selezionati i reperti in mostra…
La mostra ha un taglio molto specifico perché conduce il visitatore all’interno della collezione su Pasolini di Marzona dal tema molto specifico e tuttora in continua espansione. Il corpus principale è composto dalle versioni originali dei manifesti, delle locandine e delle fotobuste cinematografiche, di produzione italiana e internazionale, dei film per i quali Pasolini è stato sia regista sia sceneggiatore. A questo si aggiungono un insieme eterogeneo di documenti come libri, riviste, ritagli di giornale, disegni, rari libri d’artista, fotografie e fotogrammi. L’impossibilità di racchiudere entro precisi confini sia la vastità della produzione pasoliniana sia l’intero archivio Marzona mi ha portato a immaginare Palazzo Frisacco come una sorta di palazzo enciclopedico volto a contenere la collezione nella sua totalità. Come nella produzione pasoliniana alle poesie scritte in italiano e dialetto friulano si aggiungono i romanzi, i saggi critici, le sceneggiature, i film, i disegni, le pitture, così l’archivio Marzona è nella sua essenza trans-disciplinare, centrifugo e ubiquo. Lo stesso Marzona, infatti, per descrivere il proprio approccio al collezionare ricorre alla metafora del mosaico poiché per lui la presenza di ogni singola unità è necessaria e fondamentale a veicolare la complessità della collezione stessa. In mostra quindi, ogni singola unità esposta entra in relazione con le altre attivando un sistema dialogico di rimandi e connessioni che veicola la visione enciclopedica che ne è alla base. La collezione è esposta secondo un criterio cronologico che a partire dal 1961 (anno in cui per la prima volta Pasolini prende in mano la macchina da presa per girare Accattone) accompagna il visitatore fino al 2017. Questo perché ogni sala, concepita come un capitolo del palazzo enciclopedico, presenta un preciso nucleo tematico: a partire dai Paesaggi romani attraversando Il vangelo, Le allegorie della modernità, le Mitologie, le Sceneggiature, La trilogia della vita, La premonizione della morte, la Commemorazione fino ad arrivare a L’archivio del presente dove in una video intervista Marzona racconta l’origine del suo interesse per Pasolini. Pasolini presenta/e è una mostra di immagini e volutamente ogni sala è priva di testi esplicativi perché si è deciso di far parlare l’archivio e i materiali di cui esso stesso è composto.

Il titolo della mostra gioca con la scritta “P.P. Pasolini presenta”, dicitura che si trova impressa nei manifesti cinematografici e la parola “presente”… ci può raccontare come il concetto di presenza sia il filo conduttore dell’esposizione?
La mostra, come anche il catalogo, si apre con l’immagine della locandina del film Ostia e si chiude con il medesimo manifesto stradale con riportata la stessa immagine: quella di un uomo morto su una spiaggia, il cui corpo è stato appena preso a bastonate. Non solo Ostia è il titolo di un film del 1970, con la regia di Sergio Citti e la sceneggiatura di Pasolini, ma è il luogo in cui Pasolini stesso è stato assassinato. Il suo corpo, infatti, è stato trovato il 2 novembre del 1975 massacrato su una spiaggia del lido di Ostia. Se questo luogo è stato la fine del percorso umano di Pasolini, il manifesto cinematografico è stato per noi curatori tanto l’inizio quanto la fine del percorso espositivo. Sembra quasi, quindi, che nella scrittura del film l’autore abbia dato voce a una sorta di premonizione di quella che si sarebbe rivelata la fine della sua vita. Questa immagine è stata di fondamentale importanza ed è attorno a questa stessa che abbiamo strutturato l’intero percorso espositivo: un percorso che esplora il tema della presenza, in stretto dialogo con quello della morte dell’autore, sotto differenti aspetti. Dalla presenza del pensiero pasoliniano in diversi campi del sapere – come testimoniano i documenti esposti – e quindi il ricorso ai linguaggi del cinema, della scrittura o del disegno, attraverso la sua presenza nei film non solo come regista ma anche come sceneggiatore o attore per arrivare alla sua presenza in un luogo, il Friuli, perché è qui che è stato sepolto nel cimitero di Casarsa. L’aspetto più importante è la presenza di Pasolini all’interno di uno dei più importanti archivi al mondo e l’archivio non è che uno spazio, un luogo, volto a cristallizzare lo scorrere del tempo come la memoria di ciò che conserva. Marzona stesso scrive che l’archivio non è che il modo più semplice per combattere la morte. Nel testo Pasolini presenza del catalogo Karol Jóźwiak scrive: “Pasolini dice che «nella nostra arte non facciamo altro che rappresentare la realtà: e questa rappresentazione non è che un’anticipazione della morte. Ogni volta che un poeta scrive una poesia o un regista fa un film, muore. Egli cioè diventa montatore: e il montaggio è, appunto, la trasformazione del presente in passato». Catturare questo momento effimero di transizione tra il presente e il passato, tra la vita e la morte, è il paradosso dell’assenza della presenza. Questo concetto sembra risiedere sia negli archivi di Marzona sia nelle opere di Pasolini. La mostra tenta di far luce su questo aspetto, attraverso la presenza di Pasolini nell’archivio Marzona”.

Sia Pier Paolo Pasolini sia Egidio Marzona sono indissolubilmente legati al territorio friulano, alla sua storia e soprattutto alla sua lingua. La rassegna dunque si configura anche come importante momento di valorizzazione di questa terra…

La mostra presenta una doppia sezione dedicata al rapporto di Pasolini con il Friuli in cui una serie di documenti esterni alla collezione vanno a dialogare con quelli della collezione Marzona. Da una parte c’è la sezione Una scatola sonora per Pasolini curata da Angela Felice dove una selezione accurata di frasi, singole parole o versi in italiano e friulano e un “paesaggio sonoro” affidato alla voce dell’attore Massimo Somaglino conducono il visitatore nell’universo linguistico Pasoliniano. In questa sala, dove le immagini vengono sostituite dalle parole, i temi principali sono il linguaggio, il rapporto di Pasolini con i diversi contesti geografici e in particolare con il Friuli e la sua Casarsa. Nella seconda sezione, grazie alla collaborazione con lo Studio Valle Architetti Associati di Udine, sono presentati i progetti della tomba di Pasolini ideata dall’architetto Gino Valle nel 1977. In mostra sono esposti il disegno a matita del progetto e una serie di fotografie d’autore che mostrano la tomba di Pasolini in relazione al paesaggio di Casarsa.

Quali considerazioni può esprimere sulla riuscita del progetto e che riscontro ha avuto col pubblico presente?
La buona riuscita di una rassegna così varia e complessa è stata possibile sia grazie all’aiuto di molte persone sia grazie alla collaborazione con Enti pubblici e privati che hanno creduto nel progetto, permettendone la fattibilità. Non solo sono stati fondamentali il Comune di Tolmezzo e l’Associazione Reset che hanno promosso l’iniziativa ma, soprattutto, la Fondazione Friuli che ha donato un prezioso contributo a sostegno della mostra e gli innumerevoli partner e sponsor che hanno collaborato al progetto stesso. Tutto questo mi ha fatto capire che davanti a progetti che sulla carta possono sembrare quasi impossibili la strategia migliore è aprirsi al confronto e ricorrere alla collaborazione con più realtà di diversa natura. In questo modo il contributo di ognuna di esse diventa un tassello fondamentale per la buona riuscita del progetto. Il riscontro del pubblico è stato molto positivo sia durante le tre giornate della rassegna sia durante i mesi di apertura della mostra.

Magali Cappellaro

Info:

Pasolini presenta/e. Pier Paolo Pasolini nella collezione Egidio Marzona
11 agosto – 5 novembre 2017
Palazzo Frisacco, Via Renato del Din 7, Tolmezzo (UD)

Capitolo 4. Mitologie. Pasolini film posters 1967-1969. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 1. Paesaggi romani. Pasolini film posters 1961-1962. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 1. Paesaggi romani. Pasolini film posters 1961-1962. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio

Capitolo 2. Il vangelo secondo Matteo. Pasolini film posters 1964. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio

Capitolo 3. Allegorie della modernità. Pasolini film posters 1965-1968. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 7. Una scatola sonora per Pasolini. La poesia e il Friuli. A cura di Angela Felice. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 8. La premonizione della morte. Salò 1975. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 8. La premonizione della morte. Ostia 1970. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.

Capitolo 7. Una scatola sonora per Pasolini. La poesia e il Friuli. A cura di Angela Felice. Ph. courtesy A. Nazzi, Studio Foto Livio.


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