In sintonia con i temi affrontati dalla Biennale di Venezia 2022, l’European Cultural Centre conferma il suo ruolo di catalizzatore del contemporaneo nella sua eterogeneità e complessità. Forte di una curatela tutta al femminile, la mostra Personal Structures – Reflections vuole suggerire un pensiero che tenga conto non solo del valore estetico e trasmissibile dell’arte, ma più significativamente, del potere meditativo e immaginativo delle immagini. Celebrando le opere di artisti emergenti al fianco di figure già affermate, la mostra diffusa si pone a confronto con le sedi storiche di Palazzo Mora, Palazzo Bembo, e Giardini della Marinaressa, distinguendosi per l’attenzione nei confronti di sperimentazioni materiche, tecniche e tecnologiche, infondendo speranza e fiducia nel futuro.
Presso Palazzo Mora, le due installazioni site-specific art+faith+farth e all we need is fides del neo-collettivo artistico ([{Collective si presentano come uno statement che mira a interrogare il ruolo della fede e della religione nell’era digitale attraverso i codici della light-art. In modo simile, il duo Concept2048, con l’opera Metamorphoses, elabora un personale studio della luce e del colore artificiali in relazione alla percezione, un invito a saper cogliere l’intento rinnovatore della mostra.
È ammirevole la trama che regge il disegno curatoriale che, come un arazzo d’altri tempi, sembra reggere l’immagine di un paesaggio in cui culture e saperi si fondono. A tratti, è un paesaggio che guarda a Oriente, come nelle opere melanconiche di Oh Myung Hee, nelle visioni sublimi di Calvin Teng, o in quelle apocalittiche digitalmente elaborate di Mizuho Nishioka, alla ricerca di una nuova possibile armonia tra uomo e ambiente. Altre opere sono da intendersi come paesaggi interiori, come nelle superfici vibranti di Corine van Voorbegen, e nelle visioni astratte ed espressive di Nemanja Nikolic, che indagano la relazione tra paesaggio, vitalismo e percezione. Con uno sguardo a Occidente invece, assistiamo a una presa di coscienza della fragilità umana nei confronti della natura come nei complessi organici di Andrea Vnkovic e nel puro essenzialismo delle sculture di Jacques Jarrige, in una riflessione tra il singolo, il doppio e il molteplice. Si tratta di ragionamenti che vogliono infine suggerire una delle possibili frontiere future per la ricerca artistica, così come per il complesso installativo a cura di Superchief Gallery NFT, in cui le opere digitali sembrano delineare il nuovo orizzonte dell’immaginario.
A Palazzo Bembo, si assiste invece a un approfondimento di queste tematiche secondo una visione che sfocia nell’antropologia. Ciò si percepisce soprattutto nella sala curata dalla Galerie Myrtis, in cui convergono lavori ispirati al Manifesto Afro-Futurista: Blackness Reimagined attraverso cui è possibile ripensare il contributo dell’arte nera in termini di identità, memoria, rappresentazione e archetipi.
Ne segue un momento di riflessione sull’eterna dialettica tra spirito individuale e spirito del tempo, come ci invita a pensare l’installazione surreale Moment di Donald Martiny, trasportandoci verso antiche e nuove cosmogonie, come rapiti nel moto di un’eterna vibrazione. Seppur con medium differenti, perché altamente sofisticati, si muove Carrie Able che, con l’installazione Dall’Anima (of the soul), coniuga pittura, realtà virtuale e realtà aumentata nelle dimensionalità del metaverso.
Un susseguirsi incalzante di sale monografiche annuncia poi il felice ritorno della pittura: la profondità dei dipinti di Andreas Luethi fa da contrappunto ai paesaggi dell’installazione cosmica di Geraldine Ondrizek e Dr. Takahashi, per giungere alle vedute virtuali di Georgii Uvs & Ellen Nash, con l’opera Mesozoic. Let’s start over!, la quale si riconnette infine al sentimento spirituale e ancestrale dell’opera Kveinga – Angels of the Ocean di Mahiriki Tangaroa, che evoca i paesaggi lontani della Polinesia.
Infine, si esplica un omaggio a Venezia nel complesso installativo Borders of Light and Water di Deanna Sirlin, una metafora visuale che affronta il rinfrangersi della luce sulla superficie dell’acqua. Il percorso espositivo giunge al termine con la scultura Spark of Life, di Ana Huberman Lazovsky, prova tangibile tra forze spirituali e umane in un dialogo senza tempo, ribadito anche da Pendulum of time in the timeless eternal, di Murielle Argoud, che si sofferma sui processi di metamorfosi e alchimia, come un moderno memento mori.
Info:
AA.VV., Personal Structures – Reflections
a cura di European Cultural Centre
23/4/2022 – 27/11/2022
Palazzo Mora
Palazzo Bembo
Giardini della Marinaressa
Venezia
Superchief Gallery NFT, Palazzo Mora, stanza 201. Ph. Federico Vespignani, courtesy European Cultural Centre
Concept2048, Palazzo Mora, stanza 203. Ph. Federico Vespignani, courtesy European Cultural Centre
Mahikiri Tangaroa, Bergman Gallery, Palazzo Bembo, stanza 204. Ph. Federico Vespignani, courtesy European Cultural Centre
Georgii Uvs, curato da Ellen Nash, Palazzo Bembo, stanza 210. Ph. Federico Vespignani, courtesy European Cultural Centre
È interessata agli aspetti Visivi, Verbali e Testuali che intercorrono nelle Arti Moderne Contemporanee. Da studi storico-artistici presso l’Università Cà Foscari, Venezia, si è specializzata nella didattica e pratica curatoriale, presso lo IED, Roma, e Christie’s Londra. L’ambito della sua attività di ricerca si concentra sul tema della Luce dagli anni ’50 alle manifestazioni emergenti, considerando ontologicamente aspetti artistici, fenomenologici e d’innovazione visuale.
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