Il lavoro di Ping He (Shanghai, Cina, 1958), pittore astratto con una lunga carriera alle spalle costellata di partecipazioni a eventi espositivi in patria e all’estero, è incentrato sulla ricerca di una sintesi tra l’eredità della millenaria cultura cinese e l’estetica contemporanea, caratterizzata da una sovrapposizione incontrollabile di informazioni e da un progresso tecnologico e sociale sempre più rapido, che non lascia il tempo di metabolizzare i cambiamenti della realtà in cui l’essere umano è immerso. Nel corso degli anni, lo stile dell’artista si è evoluto, rispecchiando l’andamento del suo pensiero, da sempre abitato dalla pittura, da lui praticata come se fosse una disciplina filosofica. Le sue opere, siano esse violente composizioni di linee nere tracciate a matita o delicati paesaggi interiori realizzati a pastello, individuano una matrice iconografica comune nell’ideogramma tradizionale cinese, la cui essenza viene da lui continuamente reinterpretata e rinnovata con esiti stilistici diversi. Per saperne di più lo abbiamo intervistato.
Andrea Guerrer: Uno degli aspetti più affascinanti della tua pittura è il fatto che affonda le radici nel passato, ma è tesa a esprimere le istanze della contemporaneità. Come riesci ad armonizzare le sollecitazioni provenienti da epoche così distanti tra loro?
Ping He: Il processo, radicato nella cultura cinese fin dall’infanzia, si rivela in maniera inconscia, in modo naturale, non intenzionalmente. Il nuovo modo di vivere determinato dallo sviluppo della scienza e della tecnologia contemporanee mi ha spinto ad avere una nuova volontà di esprimermi. La collisione tra tradizione e contemporaneità, molto forte in Cina, mi ha fatto riflettere ed è all’origine del mio linguaggio artistico individuale.
Un altro aspetto fondamentale del tuo processo creativo è la ricerca della semplicità, intesa come strumento per rivelare l’essenza delle cose e integrarla con la tua visione soggettiva. Vuoi raccontarci qualcosa a riguardo?
La semplicità del mio linguaggio pittorico è una sorta di reazione psicologica alla vita moderna frenetica e all’esplosione di informazioni da cui siamo bombardati. Nei primi dipinti astratti, traslavo la mia coscienza soggettiva in simboli e il nervo visivo si concentrava sull’aura attorno alle persone o alle cose, cercando di esprimere il campo magnetico della vita con linee semplici. Quindi le linee trasversali successivamente sovrapposte producevano l’immagine generata dalla rete neurale dell’informazione nella comunicazione. Attraverso l’alternanza di semplicità e complessità, il linguaggio pittorico riesce a rivelare meglio l’energia vitale contenuta in tutte le cose naturali.
I tuoi dipinti nascono dall’osservazione (dal vivo o attraverso immagini) di frammenti di realtà poi resi astratti dalla pittura oppure nascono come pure composizioni di segni e colori in cui il riferimento alla contemporaneità si attua a livello di atmosfera?
All’inizio della mia carriera, disegnavo e gradualmente apparivano figure astratte. Poi ho scoperto il potere del nervo sensoriale e il mio interesse si è rivolto a collegare la mia autocoscienza alla realtà invisibile, in modo che non fosse più un simbolo e una figura di superficie, ma una pennellata, un’espressione di linee e colori della vita a esprimere lo spirito e l’energia al di là della superficie delle cose.
Negli anni ‘90 hai visitato New York per la tua prima mostra personale: quali scoperte e riflessioni ha suscitato in te l’incontro con l’Occidente in un momento storico in cui non era così facile avere un contatto reciproco?
La mia mostra personale a New York negli anni ‘90 è stata un’occasione di incontro con l’arte occidentale. Trovo che l’arte sia l’espressione del senso di sé dell’artista. Dopo essere tornato in Cina, ho cominciato a ritrovare me stesso. Ho espresso i miei pensieri e le mie idee abituali con il pennello e ho disegnato molti schizzi. Ho sperimentato la percezione del campo magnetico del cielo e della terra sotto la guida della coscienza, adattando le informazioni consce contenute in ogni tratto di pennello e ogni strato di colore e rivelando l’energia infinita delle cellule vitali in continuo cambiamento.
I tuoi lavori più recenti, intitolati “Celadon Series” si ispirano alle antiche porcellane prodotte più di 1800 anni fa a Shangyu, nella provincia di Zhejiang, in Cina. Che nuova vita ha portato questo confronto nella tua pittura?
La visita allo showroom Dongshan Celadon a Shangyu, in Cina, è avvenuta in un momento in cui stavo lottando per scoprire come incorporare le informazioni raccolte dalla coscienza nella mia pennellata. I motivi decorativi sul Celadon Shangyu di 1800 anni fa rivelano un messaggio energetico primitivo e semplice, e forse solo io posso leggere il significato di questi vividi simboli, che venerano il cielo e la terra, e adorano gli dei e il potere della natura. Questo incontro inaspettato di anime comuni mi ha emozionato e ho iniziato a lavorare duro per documentare e dipingere l’attuale “Celadon Series”.
Info:
Website: www.artpinghe.com
Instagram: www.instagram.com/ping_he_artist
Attore e performer, ama le arti visive in tutte le loro manifestazioni.
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