Polina Barskaya: vita lenta

L’esperienza decisiva è sempre quella che riemerge in memoria anche il giorno dopo, così quando si scopre una limpida ricerca d’artista, la si vive come un fruttuoso nutrimento per l’anima, capace com’è di donare un saldo stimolo alla perpetua condizione di studio e d’indagine. Quando due anni fa venni a sapere che Polina Barskaya si era trasferita in Umbria, accolsi la notizia con grande gioia, allora decisi di andarla a trovare e per tutto il viaggio immaginai le motivazioni di tale scelta.

Polina Barskaya, “Hotel Flora Breakfast”, acrilico su tela, 30 x 40 cm, 2024, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

Appena arrivai nel suo studio le domande svanirono alla luce di un’atmosfera accogliente, di pacata quiete e brillante intima sensibilità. Del resto, come si potrebbe affrontare la questione delle sue pitture senza eludere i suoi cari rapporti affettivi? Infatti, credo proprio che da una genuina autoconsapevolezza della vita condotta e una trasparente onestà sfoci naturalmente la sua pittura realistica, da cui ha origine la prima personale in Italia intitolata Maternità, in programmazione alla Galleria Richter di Roma fino all’11 gennaio 2025. Da questo progetto espositivo si rivela un intimo segreto della pratica dell’artista: sapersi distaccare dalle futili apparenze, nutrirsi di saldi vincoli d’affezione e sereni silenzi.

Polina Barskaya, “Casa Howard”, acrilico su tela, 35 x 25 cm, 2024, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

Così, se nei dipinti in mostra, ritrae lei stessa e i suoi familiari, lo fa per svelare un insieme personale e mai intercambiabile, come un atto autentico, in cui nulla fa le veci di alcunché, nessuno rappresenta nulla, bensì tutto è autobiografico, tutto è un ritratto. Erra chiunque cerchi ostinatamente di dare a tali opere un’interpretazione psicologica poiché sono fortemente convinta che i personaggi, chiusi nella loro riservatezza, non intendono raccontarsi, bensì sono come appaiono in quel determinato istante, in tutta la loro semplicità. E laddove raramente i soggetti sono molteplici, si occupa solo di esporre le loro affinità con la volontà di illustrare tratti delle personalità senza alcuna penetrazione verso i loro caratteri. Qui risiede la forza della sua pittura: ogni dipinto è arguto, a tratti convenientemente inflessibile verso le proprie e altrui forme fisiche. E per via di questa scelta, Barskaya rischia in maniera inconsapevole, poiché si lascia guidare da un impulso, il suo, che la conduce a lavorare sugli stessi soggetti, facendo coincidere i propri bisogni e i suoi immediati rapporti.

Polina Barskaya, “Maternità”, installation view, Galleria Richter Fine Art, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

A questo punto c’è da chiedersi cosa si intenda per autobiografico? Non è tanto ritrarre quanto rispecchia freddamente il corso della propria vita, piuttosto è un’azione, una personale e accurata scelta che si svolge con verità e attenzione verso le proprie memorie. Quindi queste speciali esperienze nitidamente narrate sono il racconto di una vita lenta e contemplativa, sicché Barskaya si riprende mollemente adagiata su un divano, tranquillamente seduta in una stanza d’albergo o rilassata in paesaggi all’aperto. Questo continuo stato di inattività – che il filosofo Byung Chul Han considera non una debolezza, bensì una diversa forma di intensità alla vita odierna, eccessivamente focalizzata sullo stato della prestazione – è il valore più alto, in quanto è nella pazienza dell’attesa che matura l’inaspettato e il nuovo. Sospensione, dubbio, sonno, noia sono per Barskaya tutti stati dell’inazione, i più preziosi e intensi attimi della vita, capaci di far emergere un tempo davvero libero.

Polina Barskaya, “Maternità”, installation view, Galleria Richter Fine Art, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

Perciò guardando le opere in mostra, in Barskaya, più che in qualsiasi altra ricerca, la presenza umana coincide con fisicità e la sua nuda vita: si tratta di una corposità inconsapevolmente attraente in cui l’essere svestiti o seminudi è sintomo di una situazione libera e incondizionata. E qualunque sia l’occasione raffigurata si finisce per dar ragione a Giorgio Agamben, per cui la nudità è difficile da afferrare perché impossibile da trattenere, non è uno stato ma un evento appartenente al tempo, una forma che si relaziona nel rapporto tra il corpo e la veste. Ma non credo vi sia solo questo, siccome questa sublime assenza di segreto schiuso nella nudità, non è nei soli corpi, bensì nei volti. Questi sono dei rilievi, solcati da rughe d’espressione, disegnati con contorni netti e rigorosi, hanno uno sguardo diretto, frontale, possiedono occhi piccoli e luccicanti e anche se appaiono privi di manifestazione brillano per una loro innata immobilità.

Polina Barskaya, “Maternità”, installation view, Galleria Richter Fine Art, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

Sulla base di queste considerazioni, non è del tutto inappropriato domandarsi se nella scarna semplicità delle figurazioni si intraveda l’intenzione di un racconto? No, non credo, piuttosto v’è il disegno di una geografia figurata per luoghi, quali stanze d’albergo, parchi, località di villeggiatura, mete marginali rispetto ai comuni viaggi. Eppure, per rispondere a questa domanda conviene ragionare sulla pittura: tutte le opere presentano lo stesso approccio, l’eguale interesse verso i dettagli e gli stessi rifiuti a idealizzarli, le macchie di colore scolpiscono la corporeità enfatizzando i particolari anatomici e spaziali. Tant’è che sono abbastanza certa che Barskaya pitturi semplicemente la storia della propria vita, identificando sé stessa in perpetuo nella fase della maternità, laddove, mostrandosi nella sua chiarità così tersa, diventa estremamente semplice e penetrabile. Così, dipingere il vero non significa copiare con fedeltà un soggetto, bensì tradurlo attraverso un’acuta osservazione. Si tratta di un realismo puro, per cui l’immagine è scolpita in una dimensione volumetrica, sino a sbriciolarsi in una trama di pennellate che racchiudono la sensazione della luminosità, la trasparenza della luce e la sua continua irradiazione.

Polina Barskaya, “Maternità”, installation view, Galleria Richter Fine Art, courtesy Richter Fine Art, Roma, ph. credit Eleonora Cerri Pecorella

Le setole del pennello macchiano alternando tratti veloci ad attimi più lenti, sempre dosando la misurata liquidità del colore e la pressione del pennello. In altri casi lavora sulla purezza del tono per riuscire a trasmetterne la gravità e lo spessore di ciascuna forma, come nei capelli ondeggianti all’aria aperta o nelle forme delle vesti alcune volte morbide, sbuffanti e altre volte più stropicciate. Quindi cosa fare di queste immagini se non interpretarle come narrazioni? Sicuramente amarle, riviverle al punto tale da respirare di nuovo la loro aria, godere dell’eco di silenzio che emanano. Per questo motivo credo in Barskaya vi sia più di un racconto autobiografico, c’è un qualcosa che ha a che fare con la consapevolezza di vivere, vivere tutto ciò che la vita lenta, se saputa trovare, può donare.

Info:

Polina Barskaya. Maternità
Galleria Richter Fine Art, Vicolo del Curato, 3, 00186, Roma
19/11/2024 – 11/1/2025
Orari: dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19, o su appuntamento.
www.galleriarichter.com


RELATED POST

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

By using this form you agree with the storage and handling of your data by this website.