La Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen si trova a Düsseldorf, in Germania: è un museo d’arte moderna e contemporanea di statura internazionale, ed è dotato di due sedi, denominate K20 e K21: K20, la cui collezione si compone di opere d’arte occidentale e statunitense, è affacciata sulla Grabbeplatz, di fronte alla Staatliche Kunsthalle e al Kunstverein; mentre K21, la cui collezione è centralizzata su opere successive al 1960, si trova nei pressi di Ständehaus.
Ora, nelle due sedi K20 e K21, la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen ospita una mostra con installazioni di Reinhard Mucha (Düsseldorf, 1950) che non venivano presentate al pubblico da molti anni. Le opere si snodano attraverso una panoramica che abbraccia oltre quarant’anni di lavoro di questo particolarissimo artista, il quale ha lavorato sempre nei termini di ridefinizione della scultura, dell’installazione e della fotografia. Per Susanne Gaensheimer, direttrice del Museo, “Reinhard Mucha è uno degli artisti più importanti a livello internazionale degli anni Ottanta, e ha dato un contributo significativo alla nostra attuale comprensione della scultura, dell’installazione e dell’arte concettuale, ampliando radicalmente la definizione di quello che si può intendere per scultura”.
A tutti gli effetti, “Der Mucha – Ein Anfangsverdacht”, curata da Falk Wolf, dopo il doppio appuntamento nel 1987 alle Kunsthallen di Berna e Basilea, è la prima grande mostra che presenta in maniera esaustiva il suo intero percorso, dagli inizi fino ai successivi sviluppi, toccando tutti i suoi aspetti di forma e contenuto. Segnaliamo, in particolare, la durezza e la severità del suo linguaggio quali indici di una consapevolezza della storia e della riflessione sulla società contemporanea. In questo modo le sue opere possono essere inquadrate e vissute in un contesto dove il passato e il presente si compenetrano e dove le vicende di un’epopea industriale (quella che avrebbe dovuto portare la felicità e il progresso a tutto il mondo) si contaminano non solo con la cultura pop (che potrebbe invece essere intesa come una critica ironica nei confronti del consumismo) ma anche con note biografiche o appunti personali. Attraverso queste sovrapposizioni, attraverso queste linee tese tra più mondi, l’autore riesce a trasformare nodi tematici apparentemente disparati in strutture complesse e significative, fino a superare il gelo della forma per sfociare in una qualità che risveglia i sensi e sollecita la percezione fisica dell’oggetto presentato.
La distribuzione delle opere tra K20 e K21 si traduce in due situazioni molto diverse. Mentre K20 offre a Reinhard Mucha l’opportunità unica di mettere a confronto tre grandi installazioni e diverse opere ricombinate in un’installazione spaziale autonoma, il secondo piano del K21 presenta un susseguirsi di dodici stanze con più di sessanta opere selezionate con cura per ricostruire un percorso di quasi cinquant’anni di lavoro. L’opera chiave “Das Deutschlandgerät”, che viene qui esposta in permanenza dal 2002, è uno dei nodi di questa mostra e il suo punto di partenza. Mucha ha originariamente concepito questo vasto lavoro site-specific per il Padiglione tedesco alla 44° Biennale di Venezia nel 1990. All’epoca Mucha occupò il padiglione insieme alla coppia di fotografi Bernd e Hilla Becher. Come ricostruzione parziale, l’installazione è stata non solo appositamente adattata per lo spazio che la accoglie dal 2002, ma anche ampliata per includere un’installazione sonora e video. In occasione di questa mostra, l’opera ha subito un ulteriore adattamento tecnico e contenutistico da parte dell’artista. Quest’opera si confronta con la sua prima opera fondamentale: “Wartesaal”, [1997], [1986] 1979 – 1982, mai più esposta al pubblico da documenta X, 1997. Queste due installazioni costituiscono in una certa misura i poli energetici attorno a cui ruotano le altre sale. Questi includono opere più recenti come “# Hashtag mit Lichtblick im Pain”, [2019] 2001, ma anche importanti punti di riferimento degli anni Novanta come “Documenti I–IV”, 1992, l’installazione realizzata per documenta IX (1992) e alcuni primi lavori come “Baden-Baden / Standard II”, [2022] 1984 / 2022, qui riuniti per la prima volta in un modo nuovo.
Opera centrale al K20 è invece “Das Figur-Grund Problem in der Architektur des Barock (für dich allein bleibt nur das Grab)”, [2022] 1985. Questa è una delle poche installazioni sopravvissute fatte di oggetti di uso quotidiano assommati a mobili da museo. Per la prima volta dal 1985, l’opera, parte della quale è nella collezione del Musée national d’art Moderne / Centre Pompidou di Parigi, è stata ricreata nella sua forma completa. Oltre a questi spettacolari pezzi che già di per sé indicano lo sforzo operato per poter realizzare questo progetto espositivo, segnaliamo, “Frankfurter Block”, [2016], [2014] 2012 e “Stockholmer Raum (Für Rafel Moneo)”, 1998, come chicche che sono contenute all’interno del percorso espositivo. In questa fusione di date, di commistione tra passato e presente, tra pezzo originale e ricombinazione o rimodellamento o riallestimento, questa mostra di Mucha diviene anche una voler ragionare sull’esporre un qualsiasi lavoro al di là di una pura filologia.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo (400 pagg, Edizioni Hirmer Verlag) curato da Susanne Gaensheimer e Falk Wolf e, oltre al testo introduttivo di Falk Wolf, ospiterà saggi specifici di Julian Heynen, Stefanie Kreuzer, Sebastian Egenhofer, Kolja Reichert. La mostra è finanziata dalla Art Mentor Foundation Lucerna e dalla Kunststiftung NRW, mentre gli allestimenti al Bel Etage sono stati supportati dalla Stiftung Kunst, Kultur una Soziales der Sparda Bank West.
Fabio Fabris
Info:
Reinhard Mucha, “Der Mucha – Ein Anfangsverdacht” (Der Mucha – Un primo sospetto)
3/9/2022 – 22/01/2023
K20 – K21
Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf
www.kunstsammlung.de
Reinhard Mucha, “Untitled” (Entwurf einer Wandmalerei fuer das Arbeitszzimmer von Peter Bagel im Gebaude der Drueckerei und Verlagsanstalt August Bagel Düsseldorf 1978), 1987. Legno, alluminio, fotografia, vetro colorato, piano in plastica. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milan – Naples
Reinhard Mucha, Karstadt Sport / Bullay, 2016. Scultura indipendente. Ph. Agostino Osio, courtesy Galleria Lia Rumma, Milan – Naples
Reinhard Mucha, The Wirtschaftswunder, To the People of Pittsburgh III [2016], 1991. 17 tondi, fascette di metallo, vetro float, smalti sul retro dei vetri, 16 pagine di libri fronte e reto (oggetti trovati), feltro, alluminio, lampada fluorescente, corda elettrica, spina ad angolo con interruttore a bilanciere, 2 fascette, prolunga con spina femmina e maschio. Ph. Agostino Osio, courtesy Galleria Lia Rumma, Milan – Naples
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